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Navigare nella complessità della cognizione e l'invecchiamento del cervello

Come possono le abitudini proattive consentirti di modellare la resilienza del tuo cervello.

uc davis brain aging

Il 20° secolo ha visto un notevole salto nella longevità umana. Le persone nate nel 1950 potrebbero aspettarsi di vivere 20 anni in più rispetto ai nonni. Immagina un mondo in cui la popolazione anziana (over-60) supera i bambini (under-14) per la prima volta in assoluto. Questo importante cambiamento demografico ha profonde implicazioni per la società.

 

L'invecchiamento del cervello

Mentre invecchiamo, i cambiamenti nelle capacità mentali sono un esito naturale, influenzato da vari fattori che toccano il cervello. La flessibilità del tessuto cerebrale diminuisce, influenzando la sua capacità di ri-cablarsi in modo efficiente e pure l'apprendimento e la memoria. La velocità di comunicazione tra le cellule nervose rallenta, contribuendo a ridurre i tempi di reazione e la velocità di elaborazione. Avviene la perdita naturale dei neuroni (cellule nervose) in aree specifiche, influenzando le funzioni cognitive.

Sebbene alcuni di questi cambiamenti siano inevitabili, l'adozione di uno stile di vita sano, con attività fisica, stimolazione mentale, impegno sociale e una dieta equilibrata può supportare significativamente la salute del cervello e la funzione cognitiva mentre si invecchia. Alcune abilità, come ricordare eventi specifici (memoria episodica), tendano a declinare con l'età, ma altre rimangono stabili o addirittura migliorano.

La nostra comprensione del mondo e del vocabolario (intelligenza cristallizzata) spesso rimane costante o addirittura aumenta con l'esperienza. Inoltre, alcune abilità come concentrarsi su compiti specifici (attenzione selettiva) e ricordare abitudini inconsce (memoria implicita) mostrano un declino minimo anche nell'invecchiamento. Alcune persone mantengono una forte acuità mentale anche in tarda età (i cosiddetti super-ager), al contrario di altri che sperimentano un declino più pronunciato.

 

Cos'è la metacognizione?

Voglio iniziare con il modo in cui ognuno di noi pensa e gestisce il pensiero e l'autocoscienza. Questo è definito metacognizione ed è un'abilità cognitiva essenziale che coinvolge la capacità di osservare, regolare e gestire i nostri processi cognitivi, l'unica abilità cognitiva che li governa tutti.

La metacognizione, che peraltro ha un ruolo centrale nel nostro funzionamento quotidiano, è influenzata dall'invecchiamento normale? No, probabilmente no, forse no, o se lo è, non in modi che vanno di pari passo con i cambiamenti della memoria legati all'età:

"... contrariamente ai deficit di memoria episodici ben documentati che avvengono con l'avanzamento dell'età (vedi revisioni Hess 2005 e Zacks e Hasher 2006), i processi metacognitivi associati alla memoria possono non avere un declino legato all'età, o averlo piccolo in alcune circostanze" (Castel, Middlebrooks & McGillivray 2016, Hertzog & Dunlosky 2011)". (fonte)

Processi cognitivi diversi sono influenzati in modi diversi dall'invecchiamento del cervello: alcuni rimangono inalterati, alcuni migliorano, altri declinano.

 

Memoria che invecchia

La nostra memoria non è come un singolo muscolo che si indebolisce con l'età; è un sistema complesso in cui diverse parti subiscono cambiamenti unici. Il ricordo di informazioni di molto tempo prima, come il vocabolario (memoria semantica), di solito migliora con l'età, riflettendo anni di apprendimento.

Il ricordo di dettagli specifici di eventi recenti (memoria episodica) potrebbe avere un certo declino, come ricordare ciò che hai appena letto in un articolo di giornale. Tuttavia, le abilità come suonare uno strumento (memoria procedurale) rimangono spesso stabili, la pratica rende perfetti.

Anche i ricordi di anni passati (memoria a lungo termine) tendono a rimanere forti, visto che volti ed esperienze personali rimangono facilmente accessibili. È interessante notare che la memoria a breve termine, responsabile di trattenere cose come i numeri di telefono per alcuni minuti, mostra un calo minimo con l'età.

Mentre dimenticare dove hai messo le chiavi (memoria di lavoro) potrebbe diventare più comune, è spesso la fonte delle informazioni (monitoraggio della fonte), non la memoria stessa, a provocare uno scivolone.

 

Cambiamenti anormali nella memoria

Con l'età, l'oblio occasionale è naturale, come perdere le chiavi e dimenticare i nomi. Però la dimenticanza persistente, che tocca la vita quotidiana, richiede attenzione. Tieni d'occhio segni come le nuove difficoltà a ricordare informazioni familiari, fatica nei compiti di routine, sfide all'apprendimento di cose nuove, azioni ripetute e difficoltà a prendere decisioni e a gestire le finanze.

La vigilanza è la chiave per il benessere cognitivo. Le dimenticanze occasionali sono all'ordine del giorno, però avviene un cambiamento decisivo quando l'oblio si estende oltre i casi minori. La demenza non è una singola malattia, ma una costellazione di sintomi derivanti da varie cause sottostanti.

 

Vivere con la demenza

Shane O'Mara in Talking Heads: The New Science of How Conversation Shapes Our Worlds scrive:

"Un altro modo in cui avviene la perdita di memoria è quando le persone sono interessate da una delle diverse e terribili varietà di demenza, per cui possono perdere qualsiasi tipo di ricordi: informazioni autobiografiche su se stessi, dettagli biografici degli altri, informazioni sul mondo in generale.

"La vita per la persona con demenza si svuota gradualmente di colore e dettagli. Nella loro conversazione appaiono buchi, perdono il filo nel tête-à-tête. A poco a poco, insidiosamente, la loro condizione peggiora e possono iniziare a non identificare le persone che conoscono e amano.

"La loro mente sembra gradualmente diventare vuota, senza pensieri che vengono in mente, oppure, se articolano pensieri, di solito sono sull'immediato qui e ora: la persona diventa sempre più intrappolata in un presente continuo, incapace di fare i viaggi mentali sui tempi di un futuro immaginato o di un passato sperimentato".

 

'Demenza' è un termine ombrello

'Demenza' è un termine ombrello che indica uno spettro di sintomi tipici della compromissione cognitiva. Questa condizione si manifesta attraverso sintomi cognitivi, comportamentali e psicologici, tutti derivanti da cambiamenti biologici nel cervello. L'Alzheimer è la causa più diffusa (circa il 65% dei casi).

Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 4a revisione (DSM-IVr), delinea criteri rigorosi per la diagnosi della demenza. Al centro di questi criteri c'è la compromissione della memoria, che comprende una capacità ridotta di apprendere nuove informazioni o richiamare le conoscenze acquisite in precedenza.

In più, si considera la compresenza di uno o più fattori, come afasia (disturbo del linguaggio), aprassia (compromissione dell'esecuzione dell'attività motoria nonostante la funzione motoria intatta), agnosia (mancato riconoscimento o identificazione degli oggetti nonostante la funzione sensoriale intatta) e disturbo del funzionamento esecutivo, che riflette il deterioramento  di pianificazione, organizzazione, sequenziamento e capacità di astrazione.

È fondamentale che questi deficit cognitivi comportino una compromissione funzionale all'interno dei settori sociali o professionali.

 

Il messaggio di speranza riguardo la demenza

"Cambiare il tuo comportamento ora riduce drasticamente il tuo rischio futuro di demenza".

I fattori di rischio modificabili per la demenza sono livelli più bassi di istruzione, ipertensione, deterioramento dell'udito, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, basso contatto sociale (solitudine), consumo eccessivo di alcol, lesioni cerebrali traumatiche e inquinamento atmosferico.

Nel totale, rappresentano circa il 40% dei casi: prevenire questo numero di casi sarebbe un successo sorprendente.

 

 

 


Fonte: Shane O’Mara DPhil, professore di ricerca cerebrale sperimentale e ricercatore senior del Wellcome Trust al Trinity College Dublino

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • JP Aggleton et al. Converging diencephalic and hippocampal supports ... Neuropsychologia, 2023, DOI
  • JP Aggleton et al. The anterior thalamic nuclei: core components of ... Nature Rev Neurosci, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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