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Ipertensione in mezza età collegata ad un aumento di danni cerebrali in età avanzata

a man having his blood pressure measured

Una pressione del sangue superiore a quella normale è collegata a danni cerebrali più estesi negli anziani, secondo un nuovo studio pubblicato giovedì 26 novembre 2020 nell'European Heart Journal.


In particolare, lo studio ha scoperto che c'era una forte associazione tra la pressione diastolica (quella tra i battiti del cuore) prima dei 50 anni e i danni al cervello in età avanzata, anche se la pressione arteriosa diastolica era all'interno di ciò che è normalmente considerata una gamma sana.


I risultati provengono da uno studio su 37.041 partecipanti iscritti alla UK Biobank, un grande gruppo di persone con età tra 40 e 69 anni reclutate tra la popolazione generale, e per le quali erano disponibili informazioni mediche, incluse le scansioni del cervello con risonanza magnetica (RM).


La ricerca, eseguita dalla dott.ssa Karolina Wartolowska, docente di ricerca clinica al Centro Prevenzione Ictus e Demenza dell'Università di Oxford, in GB, ha cercato i danni nel cervello denominati 'iperintensità della sostanza bianca' (WMH, white matter hyperintensities). Questi si vedono sulle scansioni RM del cervello come aree più brillanti e indicano danni ai piccoli vasi sanguigni nel cervello che aumentano con l'età e la pressione sanguigna. Le WMH sono associate ad un aumento del rischio di ictus, demenza, disabilità fisiche, depressione e declino delle abilità di pensiero.


La dott.ssa Wartolowska ha detto: "Non tutte le persone sviluppano questi cambiamenti quando invecchiano, ma sono presenti in oltre il 50% dei pazienti over-65, e la maggior parte degli over-80 anche senza pressione alta, ma c'è più probabilità di svilupparle con una maggiore pressione sanguigna e più probabilità che si aggravino".


Le informazioni sui partecipanti sono state raccolte quando si sono iscritti alla UK Biobank tra marzo 2006 e ottobre 2010 e i dati successivi, comprese le scansioni RM, sono stati acquisiti tra agosto 2014 e ottobre 2019. I ricercatori hanno aggiustato le informazioni per tenere conto di fattori come età e sesso, e di fattori di rischio come il fumo e il diabete, nonché la pressione diastolica e sistolica. La sistolica è la pressione massima raggiunta ogni volta che il cuore batte ed è il numero superiore tra i due valori.


"Per confrontare il volume delle WMH delle persone e adeguare l'analisi al fatto che il nostro cervello varia leggermente di dimensioni, abbiamo diviso il volume delle WMH per il volume totale della materia bianca nel cervello. In questo modo, abbiamo potuto analizzare il carico WMH, che è la proporzione tra il volume delle WMH e il volume totale della materia bianca", ha detto la dott.ssa Wortolowska.


I ricercatori hanno scoperto che un carico più elevato di WMH si è associato con  forza alla pressione sistolica attuale, ma l'associazione più forte era con la pressione diastolica passata, in particolare prima dei 50 anni. L'aumento della pressione, anche al di sotto della solita soglia di trattamento di 140 mmHg per la sistolica e inferiore a 90 mmHg per la diastolica, è stato collegato all'aumento delle WMH, specialmente quando le persone stavano prendendo farmaci per trattare la pressione alta [1].


Per ogni aumento di 10mmHG nella pressione sistolica sopra la gamma normale, la proporzione del carico WMH è aumentata di una media (mediana) di 1,126 volte e di 1,106 volte per ogni aumento di 5mmhg della pressione diastolica. Nel primo 10% di persone con il carico più alto di WMH, il 24% del carico ha potuto essere attribuito alla presenza di una pressione sistolica superiore a 120 mmHg, e il 7% è stato attribuito a una pressione diastolica superiore a 70mmHg, che riflette il fatto che nei pazienti anziani c'è una maggiore incidenza di pressione sistolica elevata, piuttosto che diastolica,.


La dott.ssa Wartolowska ha dichiarato:

"Abbiamo fatto due importanti scoperte. Innanzitutto, lo studio ha mostrato che la pressione arteriosa diastolica tra i 40 e i 60 anni è associata a danni cerebrali più ampi anni più tardi. Ciò significa che ad essere importante per prevenire danni al tessuto cerebrale non è solo la pressione sistolica (il valore più alto), ma quella diastolica (il valore inferiore). Molte persone possono pensare all'ipertensione e all'ictus come malattie delle persone anziane, ma i nostri risultati suggeriscono che se vogliamo avere un cervello sano dopo i 60 e 70 anni, dovremmo assicurarci che la nostra pressione, compresa la diastolica, rimanga in una gamma sana quando abbiamo tra 40 e 60 anni.

"La seconda scoperta importante è che qualsiasi aumento della pressione oltre l'intervallo normale è associato a una maggiore quantità di iperintensità della materia bianca. Ciò suggerisce che anche la pressione leggermente elevata, che ancora non soddisfa i criteri per il trattamento dell'ipertensione, ha un effetto dannoso sul tessuto cerebrale.

"I nostri risultati suggeriscono che per garantire la migliore prevenzione delle WMH in età avanzata, può essere richiesto il controllo della pressione, particolarmente la diastolica, in mezza età, anche se è inferiore a 90 mmHg, mentre il controllo della pressione sistolica può essere più importante in età avanzata.

"Il lungo intervallo di tempo tra gli effetti della pressione in mezza età e i danni in età avanzata sottolinea quanto è importante controllare la pressione a lungo termine, e ci dice che la ricerca deve adattarsi per considerare gli effetti a termine molto lungo dei problemi spesso asintomatici in mezza età".


I meccanismi potenziali dello sviluppo di WMH includono danni ai delicati vasi sanguigni nel cervello attraverso pressioni elevate sostenute nel tempo, che causano danni direttamente ai vasi sanguigni; Ciò porta a perdite nel rivestimento dei vasi stessi, che si traducono in WMH. In alternativa, la pressione diastolica potrebbe indurre i grandi vasi sanguigni a diventare più rigidi con il tempo, il che aumenta le pulsazioni della pressione al cervello; ciò causa ipertensione con ogni battito cardiaco, cambiamenti rapidi nella pressione e un flusso sanguigno troppo basso tra i battiti del cuore, con conseguente danno alla materia bianca.


Poiché le scansioni RM erano disponibili solo per un dato momento, i ricercatori non hanno potuto quantificare direttamente la progressione delle WMH. Altre limitazioni includono che è necessaria un'ulteriore analisi per identificare le differenze in regioni diverse di materia bianca, e che, sebbene i ricercatori abbiano mostrato associazioni con fumo e diabete, le potenziali interazioni complesse tra i fattori di rischio, che includono anche livelli di colesterolo elevati, obesità e problemi renali, richiedono ulteriori indagini.

 

 

[1] I pazienti con una pressione 'bassa normale' di 120/70 mmHg sono stati usati come 'gruppo di riferimento', al quale i ricercatori hanno confrontato gli altri gruppi di questa analisi. Coerentemente con la maggior parte delle linee guida, i ricercatori hanno indicato le persone con pressione superiore a 140/90 mmHg come 'ipertese' e che richiedono un trattamento, e quelle tra 140/90 e 130/80 mmHg come 'pre-ipertese'. Le persone con pressione al di sotto dei valori pre-ipertesi sono state definite 'normotese elevate' e quelle con valori inferiori a 120/70 come 'normotese basse'.

 

 

 


Fonte: European Society of Cardiology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Karolina Wartolowska, Alastair John Stewart Webb. Midlife blood pressure is associated with the severity of white matter hyperintensities: analysis of the UK Biobank cohort study. European Heart Journal, 26 Nov 2020, DOI

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