Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Si 'dimentica' quando si cerca di ricordare?

Un nuovo studio eseguito all'Università di Birmingham, e alla Unità Scienze della Cognizione e del Cervello del Medical Research Council di Cambridge, dimostra che il «richiamo intenzionale» è più che un semplice risveglio di un ricordo, e in realtà ci porta a dimenticare altre esperienze concorrenti che interferiscono con il recupero.


In parole semplici, l'atto del ricordare può essere una delle ragioni principali per cui dimentichiamo.


La ricerca, pubblicata ieri su Nature Neuroscience, è la prima ad isolare il meccanismo di «oblio adattativo» nel cervello umano. Lo studio di scansione cerebrale dimostra che il meccanismo stesso è implementato dalla soppressione dei modelli corticali unici che sono alla base dei ricordi concorrenti. Attraverso questo meccanismo, l'atto di ricordare altera dinamicamente gli aspetti del nostro passato che rimangono accessibili.


La Dott.ssa Maria Wimber, dell'Università di Birmingham, ha spiegato: "Anche se nel campo accademico si crede sempre di più che il cervello abbia questo meccanismo inibitorio, credo che molte persone saranno sorprese di sentire che il recupero dei ricordi ha questo lato oscuro di farne dimenticare altri, sopprimendoli realmente".


Mediante risonanza magnetica, i ricercatori hanno monitorato i modelli di attività cerebrale dei partecipanti, proprio mentre veniva chiesto loro di ricordare qualcosa di personale sulla base di immagini indicate in precedenza.


Il team, guidato anche dal dottor Michael Anderson della MRC Cognition and Brain Sciences Unity di Cambridge, è riuscito a monitorare l'attività cerebrale indotta da ricordi individuali e a mostrare come questa ne sopprime altri, suddividendo il cervello in minuscoli voxel a 3 dimensioni. In base agli schemi fini di attivazione di questi voxel, i ricercatori hanno potuto assistere al destino neurale di singoli ricordi mentre erano riattivati ​​inizialmente, e successivamente soppressi.


Nel corso di quattro recuperi selettivi ai partecipanti è stato chiesto di recuperare un ricordo prefissato, che è diventato più vivido ad ogni tentativo. I ricordi concorrenti erano riattivati meno bene di tentativo in tentativo, e infatti sono stati spinti al di sotto delle aspettative di base per la memoria, supportando l'ipotesi che fosse in atto la soppressione del ricordo.


Il Dr. Anderson ha detto "Le persone sono abituate a pensare che dimenticare sia qualcosa di passivo. La nostra ricerca rivela che le persone sono più impegnate di quanto si rendano conto nel modellare quello che ricordano della loro vita. L'idea che l'atto del ricordare possa causare l'oblio è sorprendente, e potrebbe dirci qualcosa di più sulla memoria selettiva e persino sull'auto-inganno".


La Dott.ssa Wimber ha continuato: "Dimenticare è spesso visto come una cosa negativa, ma può essere invece una cosa incredibilmente utile quando si cerca di superare un ricordo negativo del nostro passato. Quindi ci sono opportunità perchè questo fenomeno sia applicato in aree che aiutano davvero le persone".


Il team nota che essere in grado di decodificare il modo in cui il cervello agisce per sopprimere informazioni in competizione deve essere riconosciuto in un certo numero di situazioni; non da ultimo nei processi di giustizia.


La Dott.ssa Wimber ha detto: "E' significativo per tutto ciò che si basa sulla memoria, ma un ottimo esempio è quello delle testimonianze oculari. Quando ad un testimone viene chiesto di ricordare informazioni specifiche su un evento, ed è interrogato più volte, potrebbe benissimo penalizzare i ricordi associati, dando l'impressione che la sua memoria sia opinabile. Infatti, il richiamo ripetuto lo induce a dimenticare questi dettagli".


I risultati della ricerca non sono limitati a specifici tipi di memoria. La memoria semantica, quella episodica e anche i ricordi a breve termine acquisiti di recente sono influenzati dall'effetto collaterale di oblio determinato dal richiamo frequente. Anche se le persone differiscono geneticamente, si ritiene che tutti i cervelli siano in grado di indurre a vari gradi questo meccanismo di dimenticanza.


Studiare le basi neurali dell'oblio si è dimostrato impegnativo in passato, perché l'«engram» (l'impronta digitale neurale unica che un'esperienza lascia nella nostra memoria) è difficile da individuare nell'attività cerebrale.


Capitalizzando sul rapporto tra percezione e memoria, lo studio ha rilevato l'attività neurale causata dall'attivazione di singoli ricordi, offrendo una finestra unica nei processi neurocognitivi invisibili scatenati quando un richiamo coinvolge diversi ricordi concorrenti.


Questo lavoro è stato finanziato dal Medical Research Council (MRC).

 

 

 

 

 


Fonte: University of Birmingham (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Maria Wimber, Arjen Alink, Ian Charest, Nikolaus Kriegeskorte, Michael C Anderson. Retrieval induces adaptive forgetting of competing memories via cortical pattern suppression. Nature Neuroscience, 2015; DOI: 10.1038/nn.3973

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)