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Due biomarcatori predicono il rischio più elevato di ictus 'silenziosi'

Ricercatori del Methodist Hospital, e di diverse altre istituzioni, in uno dei prossimi numeri di Stroke riferiranno che due biomarcatori ampiamente studiati come predittori di malattie cardiache e vascolari sembrano indicare il rischio di ictus "silenziosi" e altre cause di danno cerebrale lieve che non presentano sintomi.

Gli ictus silenziosi sono stati associati da ricerche precedenti a danni che possono innescare il processo di demenza.


I ricercatori hanno scoperto che livelli ematici elevati di troponina T e NT-proBNP sono associati ad una quantità superiore da 3 e 3,5 volte rispettivamente di tessuto cerebrale danneggiato. I risultati fanno parte dello studio su larga scala Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC), finanziato dal National Heart, Lung, and Blood Institute.


"Il concetto di prevenzione è in espansione"
, premette il ricercatore responsabile Christie Ballantyne, MD, direttore del centro per la prevenzione delle malattie cardiovascolari al Methodist Hospital. "Non è sufficiente fare semplicemente alcuni test e cercare di valutare il rischio di attacco di cuore. Dobbiamo valutare il rischio di infarto, ictus, insufficienza cardiaca e anche di malattia asintomatica per iniziare prima gli sforzi di prevenzione. Attendere un ictus sintomatico per correggere i problemi potrebbe essere troppo tardi". Un possibile risultato è che i pazienti inseriti in gruppi ad alto rischio potrebbero essere avviati prima su farmaci anti-ictus.


In un altro documento dell'ARIC pubblicato due mesi fa in Stroke, Ballantyne e i co-autori hanno riferito una forte associazione tra i livelli plasmatici di troponina T e NT-proBNP e le istanze più gravi di ictus, chiamato ictus sintomatico. L'attuale studio ha esaminato i due biomarcatori e gli eventi asintomatici "subclinici" nel cervello che di solito sono causati da una mancanza di afflusso di sangue.


"Presi insieme, questi due documenti dimostrano che i biomarcatori sono efficaci nell'individuare le persone che possono avere lievi malattie cerebrali e ictus ben prima che il danno sia prodotto", ha detto Ballantyne, che è anche professore al Baylor College of Medicine. "Si spera che questo possa dare ai medici più tempo per aiutare i pazienti a prendere misure correttive per proteggere il loro cervello".


Per lo studio delle malattie cerebrali subcliniche, i ricercatori hanno estrapolato i dati di circa 1.100 pazienti volontari, che hanno accettato prelievi del sangue e due scansioni MRI a distanza di undici anni, cercando infarti cerebrali silenti e anche lesioni della materia bianca (WML) causata da infiammazione cronica.


L'analisi statistica ha mostrato una forte correlazione tra un'elevata NTproBNP e la probabilità di infarti cerebrali e WML. I partecipanti allo studio con il livello più alto di NT-proBNP avevano subito un numero di infarti cerebrali 3,5 volte maggiore di quello dei partecipanti con livelli più bassi di NT-proBNP, e più WML. Quelli con un livello più alto di troponina T avevano avuto fino a 3 volte di più infarti cerebrali, e maggiori WML.


La proteina troponina T fa parte del complesso troponina e la sua presenza è spesso usata per diagnosticare gli attacchi cardiaci recenti. La NT-proBNP è un frammento peptidico inattivo rimasto dalla produzione di peptide natiuretico cerebrale (BNP), un piccolo ormone neuropeptide che ha dimostrato di avere un valore nella diagnosi di insufficienza cardiaca congestizia recente e permanente.


"Il test altamente sensibile della troponina T che abbiamo usato non è ancora stato approvato per l'uso clinico generale negli Stati Uniti, ma il test NT-proBNP comincia solo ora ad essere usato più ampiamente oltre alla diagnosi di insufficienza cardiaca"
, spiega Ballantyne.

 

 

 

 

 


Fonte:  Methodist Hospital, Houston, via Newswise.

Riferimento: R. T. Dadu, M. Fornage, S. S. Virani, V. Nambi, R. C. Hoogeveen, E. Boerwinkle, A. Alonso, R. F. Gottesman, T. H. Mosley, C. M. Ballantyne. Cardiovascular Biomarkers and Subclinical Brain Disease in the Atherosclerosis Risk in Communities Study. Stroke, 2013; DOI: 10.1161/STROKEAHA.113.001128

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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