Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ipertensione non controllata potrebbe aumentare rischio di Alzheimer

Uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association Neurology suggerisce che il controllo o la prevenzione dei fattori di rischio, come l'ipertensione, precocemente nella vita, può limitare o ritardare i cambiamenti cerebrali associati all'Alzheimer e agli altri deterioramenti neurologici legati all'età.

La Dott.ssa Karen Rodrigue, professoressa assistente al Center for Vital Longevity (CVL) della University of Texas di Dallas, è l'autrice di uno studio che ha esaminato se le persone che hanno sia ipertensione che un gene comune, hanno maggiore formazione di una placca nel cervello chiamata proteina amiloide, che è associata all'Alzheimer.


Pressione arteriosa non trattata e genetica, insieme,
presentano dei rischi. Un gruppo di ricerca ha
scoperto che la combinazione della predisposizione
genetica e della pressione alta non curata può
portare ad un accumulo di proteina che alcuni
scienziati credono sia legata all'Alzheimer. (Credit:
Image courtesy of University of Texas at Dallas)

Gli scienziati ritengono che l'amiloide sia il primo sintomo dell'Alzheimer e appare dieci o più anni prima che inizino i sintomi dei disturbi della memoria e di altre difficoltà cognitive. The gene, known as APOE 4, is carried by 20 percent of the population. Il gene, noto come APOE 4, è portato da 20 per cento della popolazione.


Fino a poco tempo fa, la placca amiloide poteva essere vista solo durante l'autopsia, ma le nuove tecniche di scansione del cervello permettono agli scienziati di vedere la placca nel cervello degli adulti sani in vita. Sia i risultati dell'autopsia che quelli delle scansioni cerebrali dell'amiloide mostrano che almeno il 20 per cento degli anziani tipici hanno livelli elevati di amiloide, una sostanza composta principalmente da proteina che si deposita negli organi e nei tessuti.

"Mi interessava capire se l'ipertensione è collegata ad un maggiore rischio di placche amiloidi nel cervello di persone altrimenti sane", scrive la Rodrigue. "Identificare i fattori di rischio più significativi per la deposizione di amiloide negli adulti apparentemente sani è fondamentale per far avanzare gli sforzi medici per la prevenzione e la diagnosi precoce".


Sulla base delle prove che l'ipertensione è associata all'Alzheimer, la Rodrigue sospetta che la combinazione di ipertensione e presenza del gene APOE-e4 potrebbe portare a livelli particolarmente elevati di placca amiloide negli adulti sani. La ricerca della Rodrigue fa parte del Dallas Lifespan Brain Study, uno studio completo del cervello nell'invecchiamento per un grande gruppo di adulti di tutte le età finanziato dal National Institute on Aging.


Il gruppo della Rodrigue ha reclutato 147 partecipanti (da 30 a 89 anni) per sottoporsi a test cognitivi, risonanza magnetica (MRI) e imaging PET con Amyvid, un composto che, quando iniettato, viaggia nel cervello e si lega con le proteine amiloidi, permettendo agli scienziati di visualizzare la quantità di placca amiloide. Anche la pressione sanguigna è stata misurata ad ogni visita.


La Rodrigue ha classificato i partecipanti allo studio come ipertesi se avevano una diagnosi attuale di ipertensione dal medico o se la loro pressione sanguigna superava i criteri stabiliti per la diagnosi. I partecipanti sono stati suddivisi ulteriormente in gruppi in base al fatto che stessero assumendo farmaci anti-ipertensivi o se fossero stati non curati pur mostrando un aumento della pressione sanguigna compatibile con una diagnosi di ipertensione. Infine, i soggetti dello studio sono stati classificati nel gruppo di rischio genetico se erano compresi nel 20 per cento di adulti portatori di una o due copie dell'allele APOE ε4, una variante genetica legata alla demenza.


Il risultato più sorprendente dello studio è che gli adulti ipertesi non-curati e portatori del fattore di rischio genetico per l'Alzheimer hanno livelli di amiloide molto più elevati rispetto a tutti gli altri gruppi. Gli adulti con ipertensione controllata da farmaci, anche quelli con rischio genetico, avevano livelli di amiloide placca equivalente ai partecipanti senza ipertensione o rischio genetico.


Lo studio suggerisce che il controllo dell'ipertensione può ridurre significativamente il rischio di sviluppare depositi di amiloide, anche per quelli con rischio genetico. La Rodrigue osserva che sono necessari studi a lungo termine per essere certi che l'uso di farmaci antipertensivi diminuiscano i depositi di amiloide. Tuttavia questo risultato iniziale ci dà una finestra sui potenziali benefici del controllo dell'ipertensione, che va oltre il ridurre il rischio di ictus e altre complicazioni cardiovascolari.


Gli scienziati non riescono a spiegare completamente i meccanismi neurali alla base dell'effetto dell'ipertensione e dell'APOEε4 sull'accumulo di amiloide. Ma ricerca precedenti su modelli animali hanno dimostrato che l'ipertensione cronica può consentire una più facile penetrazione della barriera ematoencefalica, con conseguente maggiore deposizione di amiloide.

Lo studio della Rodrigue è significativo perché si concentra su un gruppo di adulti di mezza età e anziani sani e cognitivamente normali, consentendo l'esame dei fattori di rischio e del carico di amiloide prima dello sviluppo della demenza preclinica. Il team ha in programma un seguito longitudinale dello studio, a lungo termine, con i partecipanti per determinare la percentuale dei soggetti che alla fine svilupperà la malattia.


Tra i co-autori dello studio appare la Dott.ssa Denise Park, direttrice del Dallas Lifespan Brain Study e condirettrice del Center for Vital Longevity, la dott.ssa Kristen Kennedy, e la studentessa di dottorato Jennifer Rieck, tutte dell'Università del Texas di Dallas. Il team comprendeva anche il Dr. Michael Devous e il Dr. Ramon Diaz-Arrastia del Medical Center della UT Southwestern e dell'Uniformed Services University of the Health Sciences. Oltre al supporto del National Institute on Aging, l'Alzheimer's Association ha dato fondi per lo studio e la Avid Radiopharmaceutical ha fornito le dosi di Amyvid utilizzate nelle scansioni.

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 

 


Fonte: University of Texas at Dallas.

Riferimento: Karen M. Rodrigue et al. Risk Factors for β-Amyloid Deposition in Healthy Aging. Vascular and Genetic Effects. JAMA Neurology, 2013; : 1 DOI: 10.1001/jamaneurol.2013.1342.

Pubblicato in Science Daily il 18 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:




 

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.