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Le abitudini sane che possono far invecchiare più lentamente il cervello

Ricercatori hanno scoperto che sonno di qualità, sostegno sociale, mantenimento di un girovita sano, no fumo, oltre ad altre abitudini salutari, sono collegati a un invecchiamento cerebrale più lento.

Brain Gap Tanner et al BrainCommRiassunto grafico dello studio Tanner et al / Brain Communications

La tua età cronologica potrebbe essere di 65 anni, ma il tuo cervello potrebbe funzionare come uno 10 anni più giovane – o più vecchio – a seconda delle tue esperienze di vita. Questo è il messaggio di un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università della Florida (UF), che hanno scoperto che l’ottimismo, il buon sonno, il sostegno sociale e altri fattori positivi sono fortemente collegati a un cervello più sano. I risultati, pubblicati su Brain Communications, suggeriscono che il modo in cui le persone vivono e affrontano lo stress può influenzare in modo misurabile il ritmo dell’invecchiamento cerebrale, anche in chi ha dolore cronico.


"Queste sono cose su cui abbiamo un certo livello di controllo", ha affermato Jared Tanner PhD, professore associato di ricerca alla UF, che ha contribuito a guidare il nuovo studio. "Puoi imparare a percepire lo stress in modo diverso. Il sonno scarso è molto curabile. L'ottimismo può essere praticato".


La ricerca ha seguito per due anni 128 adulti di mezza età e anziani, la maggior parte con dolore muscolo-scheletrico cronico associato o a rischio di osteoartrosi del ginocchio. Usando scansioni MRI analizzate da un sistema di apprendimento automatico, il team ha stimato 'l’età cerebrale' di ciascun partecipante e l’ha confrontata con la sua età cronologica effettiva. Questo divario di età tra le due è servito come misura della salute dell’intero cervello.


Fattori stressanti come dolore cronico, basso reddito, minore istruzione e altri rischi sociali, sono stati associati a cervelli dall’aspetto più vecchio. Quei collegamenti sembravano fare meno impressione nel tempo. Ciò che emergeva più chiaramente erano gli elementi protettivi: cose come sonno ristoratore, peso sano, gestione dello stress, no fumo e relazioni di supporto.


I partecipanti allo studio che hanno riferito i fattori più protettivi avevano il cervello 8 anni più giovane della loro età cronologica all’inizio dello studio, e il loro cervello ha continuato a invecchiare più lentamente nei due anni successivi.


"Il messaggio è coerente in tutti i nostri studi: i comportamenti che promuovono la salute non sono solo associati a un minor dolore e a un migliore funzionamento fisico, ma sembrano effettivamente rafforzare la salute in modo additivo a un livello biologicamente significativo", ha affermato Kimberly Sibille PhD, prof.ssa associata dell'UF e autrice senior del rapporto.


Gli scienziati sanno da tempo che i cervelli più anziani sono più vulnerabili a problemi come perdita di memoria, demenza e morbo di Alzheimer. Tradizionalmente, la ricerca sul cervello si è concentrata su singole regioni, ma, poiché dolore, stress ed esperienze di vita colpiscono contemporaneamente molte parti del cervello, il divario di età cerebrale – la differenza tra l’età di una persona e quanti anni mostra il suo cervello nelle scansioni cerebrali – fornisce un’unica istantanea dell’intero cervello che cattura quelle complessità.


Sebbene lo studio si sia concentrato sulle persone con dolore cronico, è probabile che fattori come la riduzione dello stress, il supporto sociale e la qualità del sonno servano a rallentare l’invecchiamento cerebrale anche in altre popolazioni.

"Letteralmente per ogni ulteriore fattore di promozione della salute c'è qualche prova di beneficio neurobiologico", ha detto Sibille. “I nostri risultati supportano il crescente numero di prove che lo stile di vita è una medicina”.

 

 

 


Fonte: Eric Hamilton in University of Florida (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: JJ Tanner, [+11], KT Sibille. More than chronic pain: behavioural and psychosocial protective factors predict lower brain age in adults with/at risk of knee osteoarthritis over two years. Brain Comm, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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