Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Caregiver familiari di anziani con demenza aumentati di quasi un terzo tra il 2011 e il 2022 [in USA]

Uno studio ha scoperto che le esperienze di caregiver sono rimaste generalmente stabili, tranne per coloro che si prendevano cura degli anziani con demenza.

patient and caregiver Image by Freepik

Il numero di caregiver familiari a sostegno degli anziani che vivono in ambienti domestici e in casa di cura è aumentato del 32%, da 18,2 a 24,1 milioni, tra il 2011 e il 2022, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins University e dell'Istituto Ricerca Sociale dell'Università del Michigan.


Lo studio, pubblicato su Health Affairs, ha scoperto che le ore di cura fornite agli anziani con demenza dalla famiglia e da altri caregiver non retribuiti sono aumentate di quasi il 50%, da una media di 21,4 ore settimanali nel 2011 a 31 ore nel 2022. Gli autori dicono che questo aumento può essere dovuto in parte a un aumento del numero di caregiver che vivono con quelli che assistono.


Per la loro analisi, i ricercatori hanno usato i dati degli studi National Health and Aging Trends Study (NHATS) e National Study of Caregiving (NSOC) dal 2011 al 2022. Il NHATS intervista ogni anno un gruppo rappresentativo di anziani iscritti a Medicare, per conoscere le loro attività quotidiane, mentre l'NSOC raccoglie informazioni ogni anno sui caregiver non retribuiti e familiari.


Lo studio ha incluso campioni di anziani che hanno ricevuto aiuto nelle attività di auto-cura, mobilità o familiari, per motivi di salute o funzionamento e con caregiver familiari o non pagati che li hanno aiutati. Circa il 12% dei caregiver non retribuiti nel 2022 erano non-familiari, come amici o vicini, mentre il resto dei caregiver si era identificato come parente.
NHATS e NSOC sono guidati da ricercatori della Johns Hopkins e dall'Istituto Ricerca Sociale dell'Università del Michigan, con il sostegno del National Institute on Aging.


I ricercatori hanno scoperto che nel 2022 i caregiver aiutavano anziani che erano generalmente più giovani, meglio istruiti e con più probabilità di essere maschi rispetto al 2011. Tra gli anziani con demenza, la dimensione delle reti di assistenza era stabile. I caregiver hanno riferito pochi cambiamenti nelle difficoltà di assistenza o per responsabilità concorrenti, come il lavoro e l'assistenza all'infanzia, nonostante dichiarassero di affidarsi meno su servizi come il sollievo e i gruppi di supporto.


"I nostri risultati mostrano una notevole stabilità nelle esperienze di assistenza, anche se il numero di caregiver è aumentato in modo significativo", afferma Jennifer L. Wolff PhD, direttrice del Center to Advance Policy in Aging and Disability. “Ciò contrasta con la narrativa politica che enfatizza la terribile preoccupazione per gli effetti delle sempre maggiori esigenze poste sui caregiver familiari. Tuttavia, dobbiamo affrontare le sfide specifiche di fronte ai sottogruppi, in particolare quelli che si prendono cura di persone con demenza".


Le responsabilità di assistenza continuano a cadere principalmente sulle donne e su alcuni sottogruppi a maggior rischio di conseguenze negative, che includono i caregiver alle persone con demenza e coloro che hanno risorse finanziarie limitate. Con la popolazione di over-85 che si prevede sarà il triplo entro il 2050, i ricercatori affermano che c'è un'urgente necessità di affrontare le disparità nelle esperienze del caregiver.


Per il loro studio, i ricercatori hanno esaminato tre cose: cambiamenti nel numero e nella composizione degli anziani che ricevono cure familiari; cambiamenti nelle dimensioni e nel profilo della forza lavoro più anziana di caregiver familiari; e cambiamenti nei caregiver familiari rispetto allo stato di demenza degli anziani. Per la prima categoria, il campione NHATS includeva 2.408 anziani nel 2011 e 1.856 nel 2022. Per le altre due categorie, il campione NSOC includeva 1.969 caregiver familiari nel 2011 e 2.122 nel 2022.


I ricercatori notano che, mentre l'assistenza può essere un impegno gestibile per alcuni, si rivela particolarmente impegnativo per i molti americani che sostengono una persona con gravi disabilità o demenza. Con una crescente enfasi sull'assistenza basata sul valore e sull'invecchiamento, si presume spesso che i caregiver familiari siano disponibili e abbiano la capacità di fornire il supporto necessario.


I ricercatori raccomandano ai politici di sviluppare forti sistemi di supporto per i caregiver familiari. Le iniziative attuali, come le esenzioni di Medicaid, il beneficio di Medicare Hospice e le politiche di congedo familiare a livello statale, forniscono un sostegno mirato. I ricercatori propugnano una strategia nazionale coesa per affrontare le sfide finanziarie, emotive e fisiche dei caregiver.


"I caregiver familiari sono fondamentali per il nostro sistema di fornitura di cure", afferma la Wolff. "Guardando al futuro, dobbiamo identificare e supportare le loro esigenze per garantire che possano continuare a fornire il supporto critico su cui si basano milioni di anziani".

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: JL Wolff, JC Cornman, VA Freedman. The Number Of Family Caregivers Helping Older US Adults Increased From 18 Million To 24 Million, 2011–22. Health Affairs, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)