Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricercatori collegano i biomarcatori nel sangue in mezza età al rischio di demenza in tarda età

collecting blood sample Image by stefamerpik on Freepik.com

Un team di ricerca guidato da Priya Palta PhD/MHS, prof.ssa associata di neurologia dell'Università della Carolina del Nord, ha scoperto che alcuni biomarcatori del morbo di Alzheimer (MA) e di neurodegenerazione nel sangue in mezza e tarda età avevano forti associazioni con la demenza della vecchiaia.


Prima dell'avvento di ricerche approfondite, il MA veniva diagnosticato con sicurezza solo dopo la morte, quando i professionisti medici potevano osservare al microscopio nel cervello i cambiamenti fisici associati alla malattia, come la comparsa di placche di proteine e grovigli neurofibrillari.


E se i medici potessero diagnosticare la demenza con un semplice prelievo di sangue quando ci sono sintomi iniziali? Bene, quella realtà non è troppo lontana. I ricercatori stanno ora misurando accumuli di proteine ​​nel sangue, chiamati biomarcatori, che possono usare per tracciare inizialmente la patologia cerebrale nei pazienti e identificare quelli a rischio di demenza più avanti nella vita.


Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio le associazioni tra biomarcatori del sangue e rischio di demenza. Ad oggi, gli studi sui biomarcatori hanno in genere esaminato gli anziani e non hanno seguito le persone nel tempo per vedere quando emergono questi biomarcatori o come cambiano tra mezza e tarda età.


Inoltre, lo sviluppo del MA e delle demenze correlate, come altre malattie, è influenzato da fattori come età, genetica e presenza di comorbilità. Prima che i ricercatori possano creare un esame del sangue accurato per il MA e le altre demenze correlate, devono colmare importanti lacune nella comprensione sia delle tendenze dei biomarcatori nel corpo che di altri fattori che potrebbero guidare la progressione della malattia.


Questa conoscenza può informare le strategie per prevenire le malattie e preservare la salute del cervello. Priya Palta PhD/MHS, prof.ssa associata di neurologia ed esperta nella valutazione di malattie cardiovascolari, invecchiamento e demenza, ha detto:

"C'è una carenza di ricerche sui cambiamenti dei biomarcatori nel sangue negli individui in mezza età e in vecchiaia, specialmente in diverse coorti di comunità, e sulle relazioni tra i cambiamenti dei biomarcatori e i disturbi cardiometabolici in mezza età. Comprendere queste relazioni tra biomarcatori potrebbe fornirci ulteriori approfondimenti su come possiamo aiutare a mantenere la funzione cerebrale nelle persone a rischio di demenza, monitorare la progressione della malattia o identificare le persone che possono beneficiare del trattamento".


Ora, una squadra della University of North Carolina, della New York University, della Johns Hopkins University e altri, con uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA), ha scoperto che alcuni biomarcatori nel sangue della patologia del MA e della neurodegenerazione, in mezza età e in tarda età avevano forti associazioni con la demenza dell'anzianità, in particolare una proteina chiamata 'neurofilamento a catena leggera' (NFL).

 

Ciò che i ricercatori sanno già sui biomarcatori

Possiamo misurare diversi biomarcatori nel sangue che riflettono il processo del MA, in cui proteine ​​tossiche si accumulano e causano danni, infiammazione e morte dei neuroni nel cervello. La tau è uno dei due tratti distintivi della malattia, usata per diagnosticare la malattia all'autopsia. È una proteina che supporta e trasporta materiali all'interno dei neuroni.


Nel MA, la tau subisce una modifica biochimica chiamata fosforilazione che può essere misurata come tau-181 fosforilata, facendo sì che la proteina si stacchi dai neuroni e formi grovigli neurologici nel cervello.


I peptidi amiloide-beta 42 (Aβ42) e 40 (Aβ40), l'altro segno distintivo della malattia, sono rilasciati dalle cellule e sono soggetti ad aggregarsi, depositandosi nel cervello come placche amiloidi. Queste proteine ​​si accumulano principalmente nel cervello, il che provoca la diminuzione dei loro livelli nel resto del midollo spinale e dei vasi sanguigni. Un rapporto Aβ42/Aβ40 basso è un indicatore precoce della patologia del MA.


Man mano che queste proteine ​​si accumulano, i neuroni vengono danneggiati e muoiono, portando alla neurodegenerazione. L'NFL, un altro componente strutturale dei neuroni, degrada i neuroni quando sono danneggiati. L'NFL viene rilasciato nel liquido cerebrospinale (CSF) e si accumula nel flusso sanguigno. I livelli possono aumentare prima che i sintomi della demenza siano evidenti, rendendo alti livelli di NFL un indicatore precoce del danno neuronale e della malattia.


Queste proteine ​​e i danni neuronali possono anche innescare l'infiammazione nel cervello, una caratteristica comune del MA e delle demenze correlate. Quando i neuroni sono infiammati, le cellule del cervello chiamate astrociti rilasciano la Glial Fibrillary Acidic Protein (GFAP) nel CSF e nel flusso sanguigno.

 

Come i ricercatori hanno fatto le loro scoperte

I ricercatori hanno estratto i dati dall'Atherosclerosis Risk in Communities Neurocognitive Study (ARIC-NCS), uno studio che ha reclutato adulti di mezza età alla fine degli anni '80. L'ARIC-NCS inizialmente si è concentrato sull'aterosclerosi e ora sta collegando il rischio cardiovascolare e la demenza.


I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.525 partecipanti ARIC-NCS in modo retrospettivo e hanno esaminato informazioni cliniche precedenti e campioni di sangue conservati, nonché dati demografici, come razza, età e livello di istruzione.


I ricercatori hanno scoperto che il rapporto Aβ42/Aβ40 diminuiva con l'età, mentre P-Tau181, NFL e GFAP aumentavano quando i partecipanti invecchiavano, indicando la neurodegenerazione. Hanno anche scoperto che l'ipertensione e il diabete in mezza età erano associati a un aumento più rapido di NFL e GFAP. Nel complesso, hanno stabilito che tutti i biomarcatori di sangue nella tarda età avevano una forte associazione con la demenza della vecchiaia.


Questi risultati dimostrano anche che i cambiamenti legati alla malattia possono essere identificati nel sangue quasi 20 anni prima che la demenza emerga a livello di popolazione; tuttavia, sono necessarie altre ricerche per identificare biomarcatori specifici che possono essere usati per diagnosticare individualmente il MA e le demenze correlate in questa fase iniziale.

 

Cosa dedurre?

Lo studio sottolinea l'utilità di monitorare i biomarcatori del sangue per la patologia e la neurodegenerazione legate al MA nel valutare il rischio di demenza.

 

 

 


Fonte: University of North Carolina (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Y Lu, [+12], P Palta. Changes in Alzheimer Disease Blood Biomarkers and Associations With Incident All-Cause Dementia. JAMA, 2024. DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.