Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alcune cellule cerebrali invecchiano più velocemente e sono più diffuse nell'Alzheimer

Ingegneri dell'Università della California di San Diego hanno scoperto che alcune cellule cerebrali invecchiano più rapidamente di altre e sono sproporzionatamente abbondanti negli individui con morbo di Alzheimer (MA). Inoltre, i ricercatori hanno osservato differenze specifiche del sesso nel processo di invecchiamento di alcune cellule cerebrali, con la corteccia femminile che presentava un rapporto più elevato di oligodendrociti 'vecchi' e neuroni 'vecchi' rispetto alla corteccia maschile.


Le scoperte sono state rese possibili da una nuova tecnica chiamata 'mappatura dell'interazione dell'acido multinucleico in singole cellule' (MUSIC, multinucleic acid interaction mapping in single cells), che consente ai ricercatori di sbirciare all'interno delle singole cellule cerebrali e mappare le interazioni tra la cromatina (che è la forma strettamente avvolta di DNA) e l'RNA. Questa tecnica consente ai ricercatori di visualizzare queste interazioni alla risoluzione di singole cellule, nonché studiare come influenzano l'espressione genica. Il lavoro è dettagliato in un documento pubblicato su Nature.


"MUSIC è uno strumento potente che può permetterci di approfondire le complessità del MA", ha affermato l'autore senior dello studio Sheng Zhong, professore nel dipartimento di bioingegneria della UC San Diego. "La tecnologia ha il potenziale di aiutarci a scoprire nuovi meccanismi molecolari alla base della patologia del MA, che potrebbe aprire la strada a interventi terapeutici più mirati e a migliori esiti per i pazienti".


Il cervello umano ospita una complessa rete di cellule che comunicano e interagiscono in modi intricati. All'interno di ciascuna di queste cellule si trova un'interazione dinamica tra componenti genetici, che includono cromatina e RNA, che dettano funzioni cellulari cruciali.
Man mano che le cellule cerebrali crescono e invecchiano, queste interazioni tra cromatina e RNA cambiano. E, all'interno di ogni cellula, questi complessi possono variare ampiamente, specialmente nelle cellule mature. Tuttavia, svelare le sfumature di queste interazioni è rimasta una sfida formidabile.


E qui entra in gioco il MUSIC, uno strumento all'avanguardia che offre una finestra sul funzionamento interno delle singole cellule cerebrali. Con questa tecnica, il team di Zhong ha analizzato i campioni di cervello post mortem, in particolare i tessuti della corteccia frontale umana, ottenuti da 14 donatori over-59, alcuni con MA e alcuni senza.


È risultato che diversi tipi di cellule cerebrali presentavano schemi distinti di interazioni tra cromatina e RNA. E, interessante, le cellule con meno interazioni di cromatina a corto raggio tendevano a mostrare segni di invecchiamento e di MA.


"Con questa tecnologia trasformativa a cella singola, abbiamo scoperto che alcune cellule cerebrali sono più 'vecchie' di altre", ha affermato Zhong. "In particolare, gli individui con MA avevano una percentuale più elevata di queste cellule cerebrali più anziane rispetto agli individui sani".


I ricercatori affermano che la scoperta potrebbe aiutare nello sviluppo di nuovi trattamenti per il MA.


"Se potessimo identificare i geni disregolati in queste cellule anziane e comprendere le loro funzioni nella struttura locale della cromatina, potremmo anche identificare nuovi potenziali bersagli terapeutici", ha affermato la prima autrice Xingzhao Wen, dottoranda di bioinformatica del laboratorio di Zhong.


Lo studio ha anche scoperto differenze specifiche del sesso nell'invecchiamento delle cellule cerebrali: nella corteccia di topi femmine, i ricercatori hanno trovato un rapporto più elevato di oligodendrociti anziani e neuroni anziani. Gli oligodendrociti sono un tipo di cellula cerebrale che fornisce uno strato protettivo attorno ai neuroni. Dato il loro ruolo critico nel mantenimento della normale funzione cerebrale, una maggiore prevalenza di oligodendrociti anziani potrebbe potenzialmente esacerbare il declino cognitivo.


"La presenza sproporzionata di oligodendrociti vecchi nella corteccia femminile potrebbe far luce sul maggiore rischio di disturbi neurodegenerativi e mentali osservato nelle donne", ha affermato la Wen.


Come seguito dello studio, i ricercatori lavoreranno per ottimizzare il MUSIC in modo da poterlo usare per identificare i fattori, come i geni regolamentari e i circuiti genici, che sono responsabili dell'invecchiamento accelerato osservato in specifiche cellule cerebrali.


"Potremo poi escogitare strategie per impedire l'attività di questi geni o circuiti, nella speranza di mitigare l'invecchiamento cerebrale"
, ha affermato Zhong.

 

 

 


Fonte: Liezel Labios in University of California - San Diego (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: X Wen, [+7], S Zhong. Single-cell multiplex chromatin and RNA interactions in ageing human brain. Nature, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.