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Osservazione casuale trova nell'udito un potenziale biomarcatore dell'Alzheimer

Differential amyloid plaque accumulation

La scienza si presta a domande, ipotesi mutevoli e scoperte casuali. Di recente, in un laboratorio dell'Università di Rochester (stato di New York), il dottorando in neuroscienze Daxiang Na stava esaminando i dati per un progetto, ma ha invece scoperto qualcosa di inaspettato.


Ha scoperto che il punto del cervello in cui si trovano le placche associate al morbo di Alzheimer (MA) può contribuire alla perdita dell'udito. Na stava conducendo test di udito su topi con amiloide-beta (Aβ), il componente principale di placche e grovigli presenti nel MA.


Mentre guardava due diversi topi transgenici modelli della malattia, ha trovato in un modello (5xFAD), che i topi più anziani avevano cambiamenti uditivi simili a quelli che si trovano nelle persone con MA. L'altro modello non mostrava questi cambiamenti dell'udito, né lo mostravano i topi più giovani nel gruppo 5xFAD.


"È stata un'osservazione casuale", ha detto Na, che è il primo autore dello studio che riferisce questi risultati, pubblicato su Frontiers in Neuroscience. "Entrambi i modelli di topo avevano proteine Aβ, ma la placca era in punti diversi e questo potrebbe essere il motivo per cui la perdita dell'udito variava tra i gruppi".


I ricercatori hanno scoperto che il cervello dei topi più anziani di entrambi i modelli presentava placche nell'ippocampo e nella corteccia uditiva. Ma il cervello dei topi con cambiamenti dell'udito aveva anche una piccola quantità di placca sul tronco cerebrale uditivo, suggerendo che quest'area potrebbe essere sensibile alla distruzione provocata dalla placca nel MA.


I ricercatori hanno scoperto che la placca riduceva la capacità del tronco cerebrale di coordinare le risposte al suono. Patricia White PhD, prof.ssa di neuroscienza e autrice senior dello studio, ha affermato:

"Questo può spiegare perché i pazienti di MA hanno sintomi uditivi. Pensiamo che la posizione delle placche possa essere più importante per l'udito. Potrebbe essere un potenziale biomarcatore per tracciare la progressione della malattia perché è valutabile con scansioni PET amiloide.

"I nostri dati suggeriscono anche che regolari valutazioni della risposta del tronco cerebrale uditivo potrebbero aiutare la diagnosi".

 

 

 


Fonte: Kelsie Smith Hayduk in University of Rochester (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: D Na, [+5], PM White. Increased central auditory gain in 5xFAD Alzheimer’s disease mice as an early biomarker candidate for Alzheimer’s disease diagnosis. Front. Neurosci., 26 May 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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