Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Sensibilità agli stimoli dolorosi esterni conservata in tutte le fasi dell'Alzheimer nei topi

Uno studio eseguito alla UAB su topi con morbo di Alzheimer dimostra che il dolore causato da uno stimolo esterno doloroso è preservato in tutte le fasi della malattia, anche in quelle più avanzate, e che ci sono differenze nelle reazioni sensoriali ed emotive tra maschi e femmine. I risultati convalidano i modelli animali usati nello studio dei comportamenti e dei meccanismi coinvolti nella reazione al dolore delle persone con demenza, oltre a possibili trattamenti.

L'aumento del numero di persone in età molto avanzata, dove possono convergere diverse malattie croniche associate al dolore, rendono interessante esaminare i meccanismi normativi del sistema nervoso centrale, che può reagire contro uno stimolo esterno doloroso.


I problemi associati alle scottature possono essere rilevanti nella vita quotidiana degli anziani, ma nelle persone con demenza l'esposizione alle alte temperature pone un rischio significativamente maggiore di ustioni.


I ricercatori dell'Universitat Atuònoma de Barcelona (UAB) hanno esplorato la capacità del corpo di rilevare il dolore causato da uno stimolo esterno doloroso e la sensibilità a questo dolore nei topi con diversi livelli di deterioramento cognitivo causato dal morbo di Alzheimer (MA), esponendoli a fonti di calore. La ricerca ha studiato la reazione degli animali da poco dopo la nascita fino alla vecchiaia, nelle fasi che imitano quelle da asintomatiche a neuropatologiche avanzate della malattia.


Lo studio, guidato dalla prof.ssa Lydia Giménez-Lloret e dal dott. Toni Cañete, entrambi ricercatori dell'Institut de Neurociències (INC), e pubblicato di recente su Frontiers in Aging Neuroscience, dimostra che la sensibilità e la risposta al dolore sono mantenute in tutte le fasi della malattia.


E per la prima volta, caratterizza le differenze secondo età e sesso per quanto riguarda le risposte sensoriali ed emotive: le femmine sono più sensibili al dolore, mentre i maschi sono emotivamente più colpiti da esso (angoscia, ansia e paura). I ricercatori hanno anche rilevato risultati falsi negativi nell'analisi 'cieca al sesso e all'età', e quindi avvertono della necessità di condurre studi indipendenti con topi femmine e maschi.


Lydia Giménez-Llort afferma:

"I nostri risultati, insieme ad altri precedenti, che abbiamo  ottenuto osservando le reazioni agli stimoli freddi, confermano che la sensibilità nel sistema nocicettivo esiste anche nelle fasi più avanzate del MA, e questo rivela la varianza fenotipica nella malattia, in cui i meccanismi fondamentali coinvolti devono essere studiati in base all'età e al sesso.

"Inoltre, conferma risultati simili ottenuti in precedenti studi condotti con pazienti affetti da demenza, convalidando così il modello dei topi usato per studiare i comportamenti e i meccanismi relativi alla reazione al dolore in questi individui, e i possibili nuovi trattamenti".


"Lo studio sarà utile anche per avanzare verso studi preclinici sulla gestione del dolore nei pazienti con demenza nella prospettiva della medicina basata su genere, con l'obiettivo di sviluppare trattamenti antidolorifici specifici per genere", afferma Toni Cañete.


Per condurre lo studio, i ricercatori hanno esaminato i topi con test di sensibilità termica simili a quelli condotti negli umani che soffrono di deterioramento cognitivo, con l'obiettivo di osservare le risposte psicobiologiche.

 

 

 


Fonte: Universitat Autonoma de Barcelona (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Toni Cañete and Lydia Giménez-Llort. Preserved Thermal Pain in 3xTg-AD Mice With Increased Sensory-Discriminative Pain Sensitivity in Females but Affective-Emotional Dimension in Males as Early Sex-Specific AD-Phenotype Biomarkers. Frontiers Aging Neuroscience, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.