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Studio punta a farmaci già approvati con potenziale di rallentare o invertire i danni cerebrali

Un team di ricerca della Washington University di St. Louis ha identificato nuovi potenziali obiettivi di trattamento per il morbo di Alzheimer (MA), come pure dei farmaci esistenti che hanno un potenziale terapeutico contro questi obiettivi.


I potenziali obiettivi sono proteine difettose che portano all'accumulo di amiloide nel cervello, contribuendo all'inizio dei problemi di memoria e di pensiero che sono il segno distintivo del MA. I 15 farmaci esistenti identificati dai ricercatori sono stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per altri scopi, fornendo la possibilità di studi clinici che potrebbero iniziare prima di quanto sia tipico, secondo i ricercatori.


Inoltre, gli esperimenti hanno prodotto 7 farmaci che possono essere utili per il trattamento di proteine ​​difettose legate al Parkinson, 6 per l'ictus e 1 per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il nuovo studio è pubblicato dall'8 luglio sulla rivista Nature Neuroscience.


Gli scienziati stanno lavorando da decenni per sviluppare trattamenti per il MA, puntando dei geni radicati nel processo della malattia, ma hanno avuto scarso successo. Quell'approccio ha portato a diverse strade senza uscita perché molti di questi geni non alterano fondamentalmente le proteine ​​al lavoro nel cervello. Il nuovo studio ha preso un approccio diverso, concentrandosi su proteine ​​nel cervello e altri tessuti, la cui funzione è stata alterata.


"In questo studio, abbiamo usato campioni umani e le ultime tecnologie per comprendere meglio la biologia del MA", ha affermato il ricercatore senior Carlos Cruchaga PhD, professore di neurologia e di psichiatria. "Usando campioni di MA, siamo riusciti a identificare nuovi geni, obiettivi per farmaci e composti approvati dalla FDA che interagiscono con quegli obiettivi, che potenzialmente rallentano o invertono il progresso del MA".


Gli scienziati si sono concentrati sui livelli di proteine nel cervello, nel fluido cerebrospinale (CSF) e nel plasma del sangue di persone con e senza MA. Alcune delle proteine ​​sono prodotte da geni già legati al rischio di MA, mentre altre sono prodotte da geni non collegati in precedenza alla malattia. Dopo aver identificato le proteine, i ricercatori hanno confrontato i loro risultati con diversi database di farmaci esistenti che influenzano quelle proteine:

"Sono approvati dalla FDA e tutti i dati di sicurezza sui farmaci sono disponibili", ha affermato Cruchaga. "Con ciò che è già noto sulla sicurezza di questi farmaci, potremmo essere in grado di saltare direttamente agli studi clinici".


Cruchaga ha detto che l'attenzione del team sui livelli di proteine ​​nei tessuti chiave ha alcuni vantaggi rispetto agli sforzi precedenti per identificare i geni legati al MA:

"I classici studi genetici del MA hanno tentato di correlare le mutazioni genetiche con la malattia, ma sappiamo che i geni portano le istruzioni per costruire proteine ​​e che le malattie come il MA insorgono quando quei livelli di proteina diventano troppo alti o troppo bassi. Per capire la biologia del MA, dovremmo guardare le proteine ​​piuttosto che solo i geni".


Ad esempio, Cruchaga ha indicato il gene APOE, che è stato collegato decenni fa al rischio di MA. Ma anche dopo tutto questo tempo, non è ancora chiaro come quel gene contribuisca alla malattia:

"In questo studio, abbiamo vesto che l'APOE altera i livelli di diverse proteine ​​nel tessuto cerebrale e nel CSF. Abbiamo anche visto cambiamenti nelle proteine ​​legate a un altro gene chiamato TREM2 che è stato associato al rischio di MA più di recente. Capire come i livelli di proteine sono interessati da questi geni di rischio ci aiuta a identificare i percorsi che portano alla malattia".


La ricerca precedente aveva contribuito a identificare circa 50 segnali genetici legati al MA, ma sono stati trovati solo pochi geni responsabili di tali segnali. Cruchaga ha detto che concentrarsi sui livelli di proteine nei tessuti può aiutare a rivelare ciò che sta accadendo con gli altri 40 e più segnali genetici che sembrano essere collegati al rischio di MA.


I ricercatori hanno analizzato le proteine ​​e i geni del tessuto cerebrale, del fluido cerebrospinale e del plasma sanguigno nei campioni raccolti da 1.537 persone negli Stati Uniti. I campioni sono conservati al Knight Alzheimer’s Disease Research Center della Washington University. La metà dei campioni proveniva da persone con una diagnosi clinica di MA; l'altra metà è venuta dai partecipanti allo studio che sono considerati cognitivamente normali.


I ricercatori hanno misurato i livelli di proteine nei campioni del cervello, del CSF e del plasma. Usando tecniche statistiche, quindi hanno collegato i livelli di proteine alla malattia. C'erano 274 proteine ​​legate alla malattia nel CSF dei soggetti di studio, 127 nel plasma sanguigno e 32 nel tessuto cerebrale. Hanno applicato tali risultati e tecniche di apprendimento automatico per distinguere le differenze tra le proteine ​​e si sono concentrati su alcune di quelle ​​che contribuiscono ai danni che portano al MA.


"Abbiamo bersagli - anche se non sto dicendo che tutti questi obiettivi funzioneranno o che tutti i composti che abbiamo identificato fermeranno i progressi della malattia - ma abbiamo una vera ipotesi", ha detto Cruchaga. "E ci aspettiamo che sia possibile passare rapidamente da questi studi genetici alle verifiche cliniche reali. È un grande salto".

 

 

 


Fonte: Jim Dryden in Washington University in St. Louis (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Chengran Yang, Fabiana Farias, ..., Carlos Cruchaga. Genomic atlas of the proteome from brain, CSF and plasma prioritizes proteins implicated in neurological disorders. Nature Neuroscience, 8 Jul 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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