Pensionate cinesi si esercitano all'aria paerta. (Foto: Jie Zhao / Getty)
L'estate scorsa, un gruppo di ricerca della University of California di Los Angelese (UCLA) ha sommessamente pubblicato i risultati di un nuovo approccio per il trattamento del morbo di Alzheimer (MA). Quello che hanno scoperto è stato sorprendente.
Anche se lo studio era piccolo, ogni partecipante ha dimostrato un miglioramento così marcato che per la fine dello studio quasi tutti erano risultati normali sui test per la memoria e la cognizione. Funzionalmente, ciò equivale a una cura.
Questi risultati sono importanti, non solo perché il MA è destinato a diventare sempre più comune con l'invecchiamento della popolazione, ma perché le attuali opzioni di trattamento offrono un miglioramento minimo, al meglio. Lo scorso luglio, un ampio studio clinico ha trovato pochi benefici in pazienti trattati con un nuovo farmaco importante chiamato LMTM.
E dopo ciò, un altro farmaco promettente progettato per colpire la proteina amiloide, una delle caratteristiche del MA, non ha superato il primo grande esperimento clinico. Pochi mesi fa, la Merck ha annunciato i risultati della sua sperimentazione di un farmaco chiamato verubecestat, che è stato progettato per inibire la formazione della proteina amiloide. E si è scoperto che non fa niente di più del placebo.
Però i risultati dell'UCLA non sono dovuti a un nuovo farmaco o ad una incredibile innovazione medica. Al contrario i ricercatori hanno usato un protocollo che consiste di varie e diverse modifiche allo stile di vita per ottimizzare i parametri metabolici (come l'infiammazione e l'insulino-resistenza) che sono associati con il MA.
I partecipanti sono stati consigliati di cambiare la loro dieta (molte verdure), fare esercizio, sviluppare tecniche di gestione dello stress e migliorare il sonno, tra gli altri interventi. L'«effetto collaterale» più comune è stato la perdita di peso.
Lo studio è notevole non solo per le sue notevoli scoperte, ma anche per il paradigma alternativo che rappresenta nel trattamento di una malattia cronica complessa. Abbiamo speso miliardi di dollari nel tentativo di comprendere le basi molecolari del MA, nella speranza che possa portare ad una cura, o almeno a terapie più efficaci. E anche se abbiamo notevolmente ampliato la nostra conoscenza della malattia, non ha prodotto molti trattamenti di successo.
La situazione è analoga nel tipo, se non proprio nel grado, a molte altre malattie croniche con le quali stiamo ora lottando, come il diabete e le malattie cardiovascolari. Anche se abbiamo farmaci efficaci per queste condizioni, nessuno funziona perfettamente, e tutti hanno effetti negativi. La nostra comprensione dei processi cellulari alla base di queste malattie è sofisticata, ma la padronanza tecnica - il graal di una cura - è tuttora elusiva.
Riconoscendo queste difficoltà, i ricercatori della UCLA hanno optato per un approccio diverso. Partendo dal presupposto che il MA è una particolare manifestazione di un sistema altamente complesso in disordine, hanno cercato di ottimizzare il sistema modificando gli indirizzi. In altre parole, gli scienziati hanno scelto di ignorare la cassetta molecolare che si è dimostrata così impenetrabile, e di concentrarsi invece sul contesto della cassetta stessa. Anche se non siamo in grado di dire con precisione come ha funzionato l'intervento a livello cellulare, l'importante è che ha fatto il lavoro.
Il metodo non è completamente nuovo. I ricercatori hanno già dimostrato che gli interventi multi-sfaccettati globali di stile di vita, sono in grado di migliorare significativamente gli esiti di malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione. Ma è difficile per questi approcci guadagnare terreno per due motivi:
- Primo, questi protocolli sono più impegnativi del prendere semplicemente una pillola al momento di coricarsi; i pazienti richiedono istruzione, consulenza e supporto continui per attuare un cambiamento significativo.
- Secondo, la modalità farmaceutica del trattamento è profondamente radicata all'interno del nostro sistema medico corrente; le compagnie di assicurazione sono impostate per pagare i farmaci, non per cambiare lo stile di vita; e i medici sono istruiti in farmacologia, non in nutrizione.
Nonostante queste difficoltà, è il momento di iniziare a prendere molto più seriamente questi approcci. La prevalenza del MA è destinata a triplicare nei prossimi tre decenni, fino a raggiungere quasi 14 milioni di persone solo negli Stati Uniti. Si prevede che diabete e altre malattie croniche seguiranno una traiettoria simile.
Cercare di affrontare questa epidemia solo con farmaci solleverà una nuova serie di problemi, dal costo proibitivo agli effetti negativi, senza affrontare alcuna causa sottostante. Sappiamo che la modifica completa dello stile di vita può funzionare per molte malattie croniche, in alcuni casi allo stesso modo dei farmaci.
Ciò merita di più che una semplice citazione al termine di un check-up annuale: è il momento di renderla una pietra miliare nel trattamento non solo del MA, ma di tutte le malattie croniche.
Fonte: Clayton Dalton, Massachusetts General Hospital, Boston.
Pubblicato su AEON (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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