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Le persone che lavorano in posti di lavoro che richiedono meno attività fisica (in genere lavori da ufficio e da scrivania) hanno un rischio minore di cognizione carente in seguito, rispetto a quelle il cui lavoro è più fisicamente attivo, secondo una nuova ricerca eseguita all'Università di Cambridge.


La mancanza di attività fisica ed esercizio sono fattori di rischio noti per le principali condizioni di salute, che includono i disturbi cognitivi come i deficit di memoria e concentrazione. Tuttavia, le prove sul fatto che l'attività fisica protegga realmente dal declino cognitivo sono state spesso di tipo opposto e inconcludenti.


I ricercatori dell'Università di Cambridge hanno esaminato i modelli di attività fisica di 8.500 uomini e donne che avevano da 40 a 79 anni all'inizio dello studio e che avevano una vasta gamma di situazioni socio-economiche e livelli di istruzione. Gli individui facevano tutti parte della coorte EPIC-Norfolk. In particolare, il team è riuscito a separare l'attività fisica durante il lavoro da quella nel tempo libero per vedere se si associavano a una cognizione diversa più tardi nella vita.


“Il mantra citato spesso «ciò che fa bene al cuore, fa bene al cervello» ha totalmente senso, ma l'evidenza su ciò che dobbiamo fare come individui può essere fonte di confusione”, ha detto Shabina Hayat del Dipartimento di Sanità Pubblica e Cure Primarie dell'Università di Cambridge. “Con la nostra ampia coorte di volontari, siamo riusciti ad esplorare il rapporto tra i diversi tipi di attività fisica in varie situazioni”.


Nell'ambito dello studio, i partecipanti hanno completato un questionario su salute e stile di vita, comprese le informazioni sul livello di attività fisica durante il lavoro e il tempo libero, e si sono sottoposti ad un esame sanitario. Dopo 12 anni in media, i volontari sono stati richiamati e hanno completato una serie di test per misurare gli aspetti della loro cognizione, come la memoria, l'attenzione, la velocità di elaborazione visiva e un test di capacità di lettura che si avvicina al QI.


Mentre molti studi sono stati in grado di riferire solo risultanze trasversali, la capacità di seguire i partecipanti al EPIC-Norfolk per un lungo periodo ha permesso ai ricercatori di esaminare i dati in maniera prospettica. Questo li ha aiutati ad escludere qualsiasi dubbio che siano le persone con scarsa cognizione (una possibile conseguenza di deficit cognitivo o demenza precoce) ad avere meno probabilità di essere fisicamente attivi proprio a causa della scarsa cognizione, invece che la scarsa cognizione sia un risultato dell'inattività fisica.


Tra i loro risultati, pubblicati sull'International Journal of Epidemiology, i ricercatori segnalano:

  • Gli individui senza qualifica avevano più probabilità di avere un lavoro fisicamente attivo, ma meno probabilità di essere fisicamente attivi al di fuori del lavoro.

  • Un lavoro fisicamente inattivo (in genere un lavoro da scrivania) è associato a un rischio minore di cognizione scadente, a prescindere dal livello di istruzione. Coloro che sono rimasti in questo tipo di lavoro per tutto il periodo di studio hanno avuto la probabilità maggiore di essere nel primo 10% dei punteggi dei test.

  • Coloro che facevano lavoro manuale avevano un rischio quasi tre volte maggiore di avere una cognizione scadente rispetto a quelli con un lavoro inattivo.


La Hayat spiega:

“Le nostre analisi mostrano che il rapporto tra attività fisica e cognitiva non è semplice. Mentre una attività fisica regolare ha notevoli vantaggi nella protezione da molte malattie croniche, altri fattori possono influenzare il suo effetto per una cognizione scadente futura.

“Le persone che hanno un lavoro meno attivo, in genere in ufficio o alla scrivania, sono andati meglio nei test cognitivi, indipendentemente dalla loro formazione. Ciò suggerisce che, poiché il lavoro da scrivania tende ad essere mentalmente più impegnativo delle occupazioni manuali, può offrire protezione dal declino cognitivo”.


Non è stato possibile dire conclusivamente che l'attività fisica nel tempo libero e quella alla scrivania offrono protezione dal declino cognitivo. I ricercatori dicono che per rispondere a questa domanda, sono necessari ulteriori studi che includono l'esame più dettagliato del rapporto tra attività fisica e cognizione, in particolare per le disuguaglianze tra i gruppi socio-economici e l'impatto di una minore istruzione.

 

 

 


Fonte: University of Cambridge (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Shabina Hayat, Robert Luben, Kay-Tee Khaw, Nicholas Wareham, Carol Brayne. Cross-sectional and prospective relationship between occupational and leisure time inactivity and cognitive function in an ageing population. International Journal of Epidemiology, 2020 DOI

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