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Infiammazione può essere la spia di un rapido invecchiamento cerebrale

addorisio et al 2019 vibrotactile device

Se qualcuno mi chiedesse di riassumere in una frase la maggior parte delle notizie di neuroscienza degne di nota del 2019, direi: "L'infiammazione fa male al tuo cervello; ridurla gli fa bene e può rallentare il suo invecchiamento, tenere a bada la 'nebbia del cervello', e scongiurare il declino cognitivo".


Negli ultimi mesi, c'è stata un'ondata di studi diversi che hanno collegato l'infiammazione (come indicato da marcatori specifici nel sangue) con il funzionamento esecutivo scadente, la lentezza mentale, la demenza, e, più di recente, un cervello a invecchiamento accelerato.


Uno studio condotto sui topi da ricercatori giapponesi, pubblicato il 10 Settembre (ref. 4), ha collegato l'infiammazione del cervelletto con un comportamento sociale di tipo depressivo. Questo studio ha trovato che l'infiammazione del cervelletto è associata a una minore inclinazione dei topi da laboratorio a socializzare con altri ratti nel loro habitat condiviso. Secondo gli autori, questo comportamento nei roditori è analogo al comportamento depressivo nell'uomo.


Un altro studio fatto in GB (ref. 5), pubblicato nel numero di novembre di Neuroimage, ha trovato un'associazione tra alti livelli di un marcatore infiammatorio chiamato interleuchina-6 (IL-6) e la lentezza cognitiva. Come spiegano gli autori, "Questa scoperta suggerisce che l'infiammazione acuta richiede alle persone di esercitare un maggiore sforzo cognitivo durante la preparazione di un compito, per mantenere prestazioni comportamentali adeguate".


Un'altra ricerca correlata all'infiammazione, dalla Harvard Medical School, pubblicata in novembre (ref. 3) su Molecular Psychiatry, ha individuato un legame tra una prestazione cognitiva carente e alti livelli di un biomarcatore di infiammazione sistemica, chiamato 'proteina C-reattiva' (CRP).


Le scoperte più recenti (ref. 1) sul collegamento tra un determinato marcatore infiammatorio, l'invecchiamento cerebrale, e la cognizione sono state pubblicate il ​​9 dicembre sulla rivista Neurology. Per questo studio, un team internazionale di ricercatori si è concentrato su un biomarcatore infiammatorio chiamato 'CD14 solubile' (sCD14). Questo studio ha coinvolto 4.717 partecipanti di due diverse coorti comunitarie.

Una meta-analisi di entrambe le coorti ha dimostrato che un sCD14 elevato è associato a un aumento del 12% del rischio di demenza mentre le persone invecchiavano. Livelli più elevati di sCD14 sono stati associati anche all'invecchiamento accelerato del cervello in entrambe le coorti, una progressione più veloce di atrofia cerebrale correlata all'età, e a un declino più rapido delle funzioni esecutive.

Il primo autore Matthew Pase, dell'Istituto Florey di Melbourne, in Australia, ha detto:

"Il sCD14 è un marcatore infiammatorio legato all'atrofia cerebrale, al declino cognitivo e alla demenza incidente.

"Livelli più elevati di sCD14 si sono associati a marcatori di invecchiamento cerebrale e a lesioni, come ad esempio l'atrofia cerebrale totale e a un declino delle funzioni esecutive, il processo decisionale necessario per molte attività della vita quotidiana".

L'autore senior Sudha Seshadri, della University of Texas di San Antonio, ha aggiunto:

"Abbiamo una forte ragione per credere che il sCD14 sia un biomarcatore utile per valutare il rischio di declino cognitivo e di demenza di una persona. La parte più emozionante è che possiamo valutare questo rischio in anticipo, quando c'è tutto il tempo per intervenire e cambiare il corso della vita della persona".

"I biomarcatori nel sangue, efficaci per il costo, sono molto necessari per rilevare e monitorare la progressione del danno cerebrale preclinico predisponente alla demenza. Tali marcatori possono anche essere obiettivi negli studi clinici di interventi che modificano la malattia ed espandere la nostra comprensione della sua biologia".

"Si sta sempre più riconoscendo il ruolo dell'infiammazione nella neurodegenerazione e nel declino cognitivo legato alle lesioni vascolari e nella demenza".


Secondo gli autori di questo studio recente (2019), non ci sono attualmente esperimenti di farmaci in cantiere per indagare se l'abbassamento dei livelli di sCD14 può rallentare l'invecchiamento del cervello e aumentare la cognizione negli esseri umani. Ciò detto, la ricerca precedente ha dimostrato che alcuni farmaci antinfiammatori (ad esempio le statine) possono abbassare i livelli di sCD14.


In particolare, un altro studio sui topi pubblicato questo mese (ref. 2) da ricercatori della UC Berkeley, ha scoperto che i farmaci anti-infiammatori che stemperano l'infiammazione nel cervello possono rallentare (o addirittura invertire) il declino cognitivo associato con l'invecchiamento.

"Tendiamo a pensare al cervello invecchiato proprio come pensiamo alla neurodegenerazione: l'età implica perdita di funzione e cellule morte, ma i nostri nuovi dati raccontano una storia diversa sul perché il cervello invecchiato non funziona bene. È a causa di questa 'nebbia' del carico infiammatorio", ha detto la coautrice senior Daniela Kaufer della UC Berkeley.


Per quanto ne so, nessuna delle ricerche in corso sui biomarcatori infiammatori e sulla funzione cognitiva si è concentrata sui metodi non farmacologici per abbassare l'infiammazione. L'anno scorso, sono stato incuriosito dall'uso non invasivo della stimolazione del nervo vago dell'orecchio esterno (VNS) come modo potenzialmente innovativo per ridurre l'infiammazione.

Uno studio pionieristico (ref. 6) pubblicato il 17 aprile 2019 ha riferito che un dispositivo di stimolazione del nervo vago vibrotattile, applicato alla conca cymba dell'orecchio esterno, ha attivato il sistema nervoso parasimpatico in modi che hanno ridotto l'infiammazione sistemica. (Vedi foto a inizio articolo)

 

 

 


Fonte: Christopher Bergland in Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Referenze:

  1. Matthew P. Pase, Jayandra J. Himali, ..., Daniel Levy, Sudha Seshadri, Joshua C. Bis. Association of CD14 with Incident Dementia and Markers of Brain Aging and Injury. Neurology, 9 Dec 2019, DOI
  2. Vladimir V. Senatorov Jr., ..., Daniela Kaufer. Blood-Brain Barrier Dysfunction in Aging Induces Hyperactivation of TGFβ Signaling and Chronic yet Reversible Neural Dysfunction. Science Translational Medicine, 4 Dec 2019, DOI
  3. C. E. Millett,  M. Perez-Rodriguez, ..., K. E. Burdick. C-Reactive Protein Is Associated with Cognitive Performance in a Large Cohort of Euthymic Patients with Bipolar Disorder. Molecular Psychiatry, 19 Nov 2019, DOI
  4. Masamichi Yamamoto, ..., Yamato Itakura, Gen Ohtsuki. Microglia-Triggered Plasticity of Intrinsic Excitability Modulates Psychomotor Behaviors in Acute Cerebellar Inflammation. Cell Reports, 10 Sep 2019, DOI
  5. Leonie J. T. Balter, Jos A. Bosch, ..., Suzanne Higgs, Jane E. Raymond, Ali Mazaheriae. Selective Effects of Acute Low-Grade Inflammation on Human Visual Attention. NeuroImage, 12 Aug 2019, DOI
  6. Meghan E. Addorisio, ..., and Sangeeta S. Chavan. Investigational Treatment of Rheumatoid Arthritis with a Vibrotactile Device Applied to the External Ear. Bioelectronic Medicine, 17 Apr 2019, DOI

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