Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Problemi di udito? Potrebbe essere il cervello, non le orecchie



"Puoi ripetere?"


Il motivo per cui si dovrebbe dire una cosa due volte, quando si parla agli anziani della famiglia a pranzo, può non essere a causa del loro udito.


Ricercatori dell'Università del Maryland hanno determinato che nel cervello degli anziani tipici succede qualcosa che li induce a faticare per seguire il discorso in mezzo al rumore di fondo, anche quando il loro udito sarebbe considerato normale da una valutazione clinica.


In uno studio interdisciplinare pubblicato sul Journal of Neurophysiology, i ricercatori Samira Anderson, Jonathan Z. Simon e Alessandro Presacco hanno scoperto che gli adulti da 61 a 73 anni con udito normale hanno ottenuto punteggi significativamente peggiori nel comprendere il parlato in ambienti rumorosi rispetto agli adulti di 18-30 anni con udito normale.


Lo studio fa parte della ricerca in corso nel cosiddetto «problema cocktail party», la capacità del cervello di concentrarsi su, ed elaborare, un particolare flusso del discorso in un ambiente rumoroso. Questa ricerca riunisce le scienze dell'udito e della parola, le neuroscienze e le scienze cognitive, l'ingegneria elettrica, la biologia, e la scienza dei sistemi.


I soggetti dello studio sono stati sottoposti a due diversi tipi di scansione per misurare l'attività elettrica del loro cervello, mentre ascoltavano persone che parlavano. I ricercatori sono riusciti a vedere ciò che stava combinando il cervello dei soggetti quando veniva loro chiesto quello che qualcun altro diceva, sia in un ambiente tranquillo che in uno rumoroso.


I ricercatori hanno studiato due aree del cervello:

  1. la più 'ancestrale' area del mesencefalo, posseduta dalla maggior parte degli animali vertebrati (tutta la catena giù fino ai pesci), che si occupa dell'elaborazione di base di tutti i suoni;
  2. la corteccia, che è particolarmente grande per l'uomo e una parte della quale è specializzata nell'elaborazione del discorso.


Nel gruppo dei soggetti più giovani, il mesencefalo ha generato un segnale che corrispondeva al compito in ogni caso, che sembrava parlato in un ambiente tranquillo, e un discorso chiaramente distinguibile in uno sfondo rumoroso, nell'ambiente di rumore.


Ma nel gruppo dei soggetti anziani, la qualità della risposta al segnale vocale era degradata anche nell'ambiente tranquillo, e la risposta è stata ancora peggiore in quello rumoroso.: "Per gli ascoltatori più anziani, anche quando non c'è alcun rumore, il cervello ha difficoltà ad elaborare il discorso", ha detto Simon.


I segnali neurali registrati dalla corteccia hanno dimostrato che gli adulti più giovani possono elaborare bene il discorso in un tempo relativamente breve. Ma la corteccia uditiva dei soggetti anziani ha bisogno di più tempo per rappresentare le stesse informazioni.


Perché? "Parte dei problemi di comprensione sperimentati dagli anziani in entrambe le condizioni, quiete e rumore, potrebbe essere legata ad uno squilibrio che deriva dall'età tra i processi neurali eccitatori e quelli inibitori del cervello", ha detto Presacco. "Questo squilibrio potrebbe compromettere la capacità del cervello di elaborare correttamente gli stimoli uditivi e potrebbe essere la causa principale del risposta corticale anormalmente elevata osservata nel nostro studio".


"Le persone anziane hanno bisogno di più tempo per capire che cosa sta dicendo chi parla", ha osservato Simon. "Devono dedicare più risorse e fare uno sforzo maggiore rispetto agli adulti più giovani quando ascoltano il discorso".


"Spesso sentiamo un anziano dire «ti sento, ma non riesco proprio a capirti»", ha detto la Anderson. "Questa ricerca ci dà una nuova visione per capire questo fatto".


Questa erosione della funzione cerebrale sembra essere tipica degli anziani e una parte naturale del processo di invecchiamento. I ricercatori stanno ora esaminando se le tecniche di allenamento del cervello possono aiutare gli anziani a migliorare la loro comprensione del parlato.


Anche semplici cortesie possono aiutare. Dal momento che la possibilità di vedere, così come di sentire, qualcuno mentre parla aiuta ad elaborare il discorso, è una buona idea guardare direttamente gli anziani e assicurarsi di avere la loro attenzione prima di parlare con loro. "Il cervello più vecchio semplicemente tralascia parte del segnale vocale, anche se le orecchie catturano bene tutto", ha detto Simon. "Quando qualcuno ti vede parlare, invece solo di sentirti, il suo sistema visivo a volte può compensare quella perdita".


Anche conversare in un ambiente tranquillo aiuta. "Il messaggio principale è che gli anziani nel nostro studio hanno un udito normale, misurato su un audiogramma, ma hanno difficoltà a comprendere il parlato nel rumore, perché gli aspetti temporali del segnale vocale non vengono accuratamente codificati", ha detto la Anderson. "Poiché hanno un udito normale, parlare più forte non aiuta. Quindi, se qualcuno ha problemi a capirti in un ristorante rumoroso o in una stanza affollata, è più importante parlare con chiarezza a un ritmo normale o leggermente più lento del normale. I tuoi cari anziani potranno apprezzare questa cortesia durante le prossime occasioni!".

 

 

 


Fonte: University of Maryland via ScienceDaily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Alessandro Presacco, Jonathan Z Simon, Samira Anderson. Effect of informational content of noise on speech representation in the aging midbrain and cortex. Journal of Neurophysiology, 2016; jn.00373.2016 DOI: 10.1152/jn.00373.2016

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.