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Il rischio di demenza è alto dopo una emorragia intracerebrale


Uno studio ampio dimostra che quasi un terzo dei pazienti che sopravvivono ad un'emorragia intracerebrale (ICH) svilupperà una demenza entro 4 anni.


"Questa scoperta è di rilevanza clinica immediata per gestire i sopravvissuti all'emorragia cerebrale e permettere a pazienti e caregiver di essere informati adeguatamente sul rischio di declino cognitivo, e quindi permettere di adattare le strategie di prevenzione", dice Charlotte Cordonnier della Université Lille in Francia e i coautori.


Su 218 pazienti senza demenza preesistente che sono sopravvissuti per almeno 6 mesi dopo un ICH, 31 (14,2%) avevano già sviluppato la demenza a quel punto dello studio. I ricercatori hanno scoperto che tale rischio così elevato di demenza era in parte spiegato dai danni dell'emorragia stessa.


Inoltre, un sanguinamento in una posizione lobare, con conseguenze per le funzioni e la cognizione corticale, più che raddoppia il rischio di nuova insorgenza di demenza entro 4 anni. Contribuiscono alla probabilità di demenza di nuova insorgenza anche l'età avanzata, la gravità dell'ictus, un ictus o un attacco ischemico transitorio precedente, gravi leucoaraiosi e ictus ricorrenti.


Il tasso di demenza ha continuato a salire, fino a raggiungere il 28,3% a 4 anni, e il tasso in questo periodo era "quasi identico" tra i pazienti con emorragia lobare e non-lobare, suggerendo che una spiegazione migliore dei casi di demenza che insorgono più avanti potrebbe essere "l'ipotesi di un processo degenerativo o vascolare più ampio in corso, innescato dall'emorragia intracerebrale".


E tra i 188 pazienti che stavano abbastanza bene da sottoporsi a una scansione di risonanza magnetica a 6 mesi, la presenza di siderosi superficiale diffusa (indicativa della sottostante angiopatia amiloide cerebrale) aumentava di 7,45 volte il rischio di nuova insorgenza di demenza. A supporto di ciò, ogni aumento di 1 punto nel punteggio di atrofia corticale ha alzato il rischio di demenza di 2,61 volte e la presenza di più di cinque microsanguinamenti cerebrali l'ha alzato di 2,33 volte.


"Perciò la prevenzione del macro-evento non può essere sufficiente per prevenire la demenza, sottolineando la necessità di promuovere una collaborazione più stretta tra i centri di memoria e le unità di ictus per identificare i pazienti ad alto rischio di demenza", scrivono i ricercatori sulla rivista The Lancet Neurology.

 

 

 


Fonte: Eleanor McDermid in News-Medical.net (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Solène Moulin, Julien Labreuche, Stéphanie Bombois, Costanza Rossi, Gregoire Boulouis, Hilde Hénon, Prof Alain Duhamel, Prof Didier Leys, Prof Charlotte Cordonnier. Dementia risk after spontaneous intracerebral haemorrhage: a prospective cohort study. The Lancet Neurology, Published Online: 28 April 2016 DOI: 10.1016/S1474-4422(16)00130-7

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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