Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché la musica rimane anche quando tutto il resto se ne va?

Perchè la musica rimane anche quando tutto il resto se ne va?Un'area del cervello che sembra essere coinvolta nel riconoscimento della musica familiare (in rosso in alto a sinistra) mostra un restringimento relativamente minore della materia grigia (in alto a destra) e un metabolismo più alto (in basso a sinistra) rispetto ad altre parti del cervello, ma ha comunque un accumulo sostanziale di amiloide-beta appiccicosa (a destra in basso). Colori più caldi sono un segno di malattia più avanzata.

Coloro che sono in costante contatto con malati di Alzheimer sono spesso sbalorditi dalla durata e dalla robustezza della memoria musicale rispetto alle altre aree di memoria.


Tuttavia, sono rimaste finora poco chiare le ragioni e i meccanismi di questo fenomeno. Gli scienziati del MPI di Lipsia, dell'Università di Amsterdam, e dell'INSERM di Caen sono riusciti a localizzare con precisione, e per la prima volta, la memoria musicale, fornendo la prova di una sostanziale stabilità di questa zona del cervello mentre ne è in atto il progressivo deterioramento nei malati di Alzheimer.


La perdita di memoria legata all'età non è un fenomeno nuovo. Con l'aumentare dell'età media delle società occidentali, questo sta diventando sempre più comune nella vita di tutti i giorni, accompagnato da conseguenze particolarmente drammatiche per i malati, le loro famiglie, e ultimo, ma non meno importante, per i servizi sanitari pubblici. Nella sola Germania, circa 1,2 milioni di pazienti sono stati diagnosticati con Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che si distingue per la crescente degenerazione dei neuroni, con conseguente perdita delle funzioni cerebrali.


Sorprendentemente, la memoria musicale a lungo termine è spesso in gran parte conservata bene durante tale degenerazione cerebrale. Caregiver e terapisti utilizzano già questa conoscenza per mantenere i pazienti attivi con la musica. Con l'aiuto della musica, i pazienti possono riconnettersi con successo ai ricordi del passato, rivivere emozioni e impressioni. Essi sono a volte in grado di cantare i testi di canzoni ben note, anche quando sono quasi incapaci di parlare.


Questo fatto ben noto, scoperto attraverso l'esperienza e usato nella pratica di tutti i giorni, è poco conosciuto scientificamente. Il Dr. Jörn-Henrik Jacobsen, scienziato dell'Istituto Max Planck e dell'Università di Amsterdam, spiega: "Per quanto ne so, questo è il primo studio neuroscientifico ad esaminare il fenomeno della memoria musicale conservata nell'Alzheimer, che apporta evidenze della spiegazione anatomica".


Per la ricerca su tali enigmi gli scienziati hanno sviluppato un nuovo tipo di studio con l'aiuto della fMRI, puntata su aree specifiche del cervello che sono associate con la memoria di lungo termine legata alla musica. "Inizialmente hanno valutato una serie di stimoli musicali delle prime 10 canzoni della classifica tedesca del periodo 1977-2007, filastrocche, classici intramontabili, e pezzi classici ben noti, in uno studio comportamentale, per garantire che i volontari fossero in grado di identificare le melodie ben note di molti anni fa".


L'esperienza musicale, e quindi la memoria individuale legata alla musica sono in gran parte formate socialmente e culturalmente, quindi era importante avere non solo una scelta individuale, ma anche una decisione di gruppo. Tutte le canzoni famose selezionate sono state combinati in terzine con pezzi di musica totalmente sconosciuti, ma abbastanza simili.


I volontari hanno ascoltato la metà delle melodie, una forma ogni tripletta, prima di procedere con le misurazioni fMRI. In seguito i volontari, durante la misurazione fMRI, hanno ascoltato triplette musicali che consistevano di canzoni famose, brani musicali conosciuti solo per un breve periodo di tempo, e melodie completamente sconosciute.


Dopo le misurazioni, i dati sono stati valutati con metodi statistici di riconoscimento degli schemi, e gli scienziati sono riusciti a decifrare le aree del cervello in cui era possibile distinguere quale delle tre categorie (lunga, corta, sconosciuta) era appena stata ascoltata dai partecipanti allo studio. Per la memoria a lungo termine della musica, i ricercatori hanno potuto identificare un'area nella corteccia motoria supplementare.


Jacobsen spiega: "Non solo il nostro studio fornisce una metodologia innovativa e moderna per la ricerca neuroscientifica relativa alla memoria musicale, essa indica anche che il lobo temporale non è essenziale per la memoria musicale come precedentemente ipotizzato, ma piuttosto lo sono aree del cervello associate con funzioni motorie più complesse".


In una seconda fase, gli scienziati hanno confrontato le tendenze rilevanti per le aree di memoria musicale del gruppo sano con i risultati anatomici di uno studio di malati di Alzheimer, in relazione a tre importanti caratteristiche di questa malattia: l'atrofia corticale, il metabolismo ridotto (ipometabolismo), e la deposizione di amiloide (una deposizione di proteine) nelle regioni cerebrali colpite.


Come sospettato, questo ha puntato alla corrispondente zona del cervello dei pazienti di Alzheimer, che era stata in precedenza localizzata in un'area di memoria musicale a lungo termine e a valori più bassi dei biomarcatori, rispetto al resto del cervello. Il grado di depositi amiloidi si è dimostrato più pronunciato rispetto alla media, in relazione alle aree di confronto, ma non è risultato in fasi ulteriori di sviluppo della malattia altrimenti conseguenti.


In sintesi, ciò significa che le aree cerebrali della memoria musicale a lungo termine sono accuratamente incluse in queste zone, che sono spesso le meno colpite nei pazienti di Alzheimer rispetto all'atrofia corticale e ai disturbi metabolici tipici.


I risultati degli studi forniscono quindi una possibile spiegazione del fatto che la memoria musicale a lungo termine nei pazienti con Alzheimer è mantenuta meglio rispetto alla memoria a breve termine, alla memoria autobiografica a lungo termine o al linguaggio, e perché funziona ancora in gran parte negli stadi avanzati della malattia.


"Inoltre, questi risultati supportano un presupposto che è stato fatto in collegamento con altri studi. Qui, si era osservato un aumento della connessione di rete tra il giro cingolato anteriore e altri nodi nei malati di Alzheimer. Ciò suggerisce che questa zona del cervello ha anche funzioni di compensazione più specifiche con la progressione della malattia", ha detto Jacobsen.


Per rafforzare questi studi, gli scienziati vorrebbero offrire un nuovo impulso alla ricerca per i meccanismi poco capiti della memoria musicale a lungo termine nell'Alzheimer. "Perché solo una conoscenza approfondita delle complesse relazioni può rendere possibile un vero e proprio uso terapeutico della musica nella cura del paziente in futuro", pensa lo scienziato Jacobsen.

 

 

 


Fonte: Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: örn-Henrik Jacobsen, Johannes Stelzer, Thomas Hans Fritz, Gael Chételat, Renaud La Joie, Robert Turner. Why musical memory can be preserved in advanced Alzheimer’s disease, Brain, 3 June 2015.
DOI: 10.1093/brain/awv13

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ageismo e sesso negli anziani: sfida ai costrutti sociali.

21.03.2024

Nella società dobbiamo confrontarci con molti 'ismi'. Il sessismo e il razzismo, per cit...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Felici e contenti: cosa possiamo imparare dalle 'zone blu'

24.01.2024

I residenti delle 'zone blu' hanno vite lunghe e felici. Proviamo il loro modo di vivere sano.

<...

È un comportamento eccentrico o è Alzheimer?

16.01.2024

Hai un genitore anziano che dimentica il nome del nipote e ti chiedi se è ora di trovare...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Perché bisogna dormire? Il sonno insufficiente è legato a molte malattie croni…

27.12.2023

"Termina ogni giorno prima di iniziare il successivo e i...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Perché avere troppi hobby non è una brutta cosa

27.10.2023

Alcune persone vengono in terapia sentendosi sopraffatti e incerti sulla loro tendenza a...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

La demenza ci fa vivere con emozioni agrodolci

23.05.2023

Il detto è: dolce è la vita. E, anche se vorremmo momenti costantemente dolci, la vita s...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Farmaci per il sonno: limitazioni e alternative

18.04.2023

Uno studio pubblicato di recente sul Journal of Alzheimer's Disease è l'ultima ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.