Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Riattivare ricordi durante il sonno: è possibile anche per le esperienze meno importanti

(Credit: © Nikolai Sorokin / Fotolia)
Perché alcuni ricordi durano una vita, mentre altri scompaiono rapidamente?

Un nuovo studio suggerisce che i ricordi riprovati, sia durante il sonno sia da svegli, possono avere un impatto sul consolidamento della memoria e su quello che viene ricordato più tardi.


Il nuovo studio della Northwestern University dimostra che quando le informazioni che costituiscono un ricordo hanno un valore elevato (associato, per esempio, a fare più soldi), il ricordo ha più probabilità di essere riprovato e consolidato nel sonno e, quindi, essere ricordato in seguito. Inoltre, manipolando direttamente il sonno, la ricerca ha dimostrato che esiste un modo per incoraggiare la riattivazione di ricordi di basso valore, e quindi anch'essi possono essere ricordati più avanti.


Delphine Oudiette, borsista post-dottorato al dipartimento di psicologia della Northwestern e autrice principale dello studio, ha progettato l'esperimento per esaminare come i partecipanti ricordavano la posizione degli oggetti sullo schermo di un computer. Un valore assegnato a ogni oggetto informava i partecipanti di quanti soldi si potrebbero fare se si ricordavano in seguito durante il test.


"La ricompensa era molto più elevata per alcuni degli oggetti rispetto ad altri", spiega Ken Paller, professore di psicologia alla Northwestern e co-autore dello studio. "In altre parole, abbiamo manipolato il valore dei ricordi: alcuni erano preziosi e altri meno, proprio come le cose che sperimentiamo ogni giorno, che variano in proporzione a come ci piacerebbe ricordarle in seguito".


La visione di ogni oggetto era accompagnata da un suono caratteristico. Ad esempio, assieme a un bollitore per tè si sentiva un fischio. Alcuni dei suoni venivano fatti sentire da soli, sia durante la veglia che nel sonno, molto soffusamente, per far ricordare ai partecipanti gli oggetti di scarso valore. I partecipanti hanno ricordato meglio le associazioni di basso valore quando sentivano i suoni durante il sonno.


"Pensiamo che durante il sonno avvenga fondamentalmente una riattivazione di quelle informazioni", dice la Oudiette. "Possiamo provocare la riattivazione facendo sentire quei suoni, quindi energizziamo i ricordi a basso valore in modo che vengono memorizzati meglio". "La ricerca ha implicazioni provocatorie sul ruolo che potrebbe avere la riattivazione della memoria durante il sonno, per migliorare l'archiviazione dei ricordi", dice Paller, direttore del Programma Neuroscienze Cognitive alla Northwestern. "Qualunque cosa ci fa rivivere l'esperienza durante il sonno, determinerà cosa ricordare in seguito, e viceversa, che cosa si ha intenzione di dimenticare".


Molti ricordi che vengono memorizzati durante il giorno non sono ricordati. "Pensiamo che una delle ragioni di ciò è che dobbiamo rivivere i ricordi per poterli trattenere. Quando si pratica e si riprova [l'esperienza], si aumenta la probabilità di ricordare in seguito", dice la Oudiette. "E molta parte di questa operazione di riviverli avviene quando non lo sappiamo, mentre siamo addormentati".


Paller dice che non si capisce bene il consolidamento selettivo della memoria. La maggior parte degli sforzi nella ricerca sulla memoria si sono concentrati su ciò che accade quando si forma un ricordo e su ciò che accade quando si richiama un ricordo. "Vogliamo capire meglio quello che succede tra le due azioni, perché un aspetto affascinante della memoria è che non è statica", dichiara Paller. "I ricordi nel nostro cervello cambiano continuamente. A volte si migliora la memorizzazione dei ricordi rivivendone tutti i dettagli, così da recuperarli meglio in seguito, o forse peggio se li abbiamo abbelliti troppo. Il fatto è che questa riattivazione cruciale della memoria che traspare durante il sonno ci è per lo più nascosta, dall'umanità, perché non ci rendiamo conto così tanto di quello che accade mentre siamo addormentati", ha concluso.

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 

 


Fonte: Northwestern University, via EurekAlert!, un servizio di AAAS.

Riferimento: D. Oudiette, JW Antony, JD Creery, KA Paller. The Role of Memory Reactivation during Wakefulness and Sleep in Determining Which Memories Endure. Journal of Neuroscience, 2013; 33 (15): 6672 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.5497-12.2013.

Pubblicato in Science Daily il 12 Aprile 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari - Foto Credit: © Nikolai Sorokin/Fotolia

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:




Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.