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Iniezione offre una speranza per l'Alzheimer

Sono nate delle speranze per nuovi trattamenti di Alzheimer dopo che scienziati hanno scoperto che una iniezione potrebbe impedire al corpo da uccidere le cellule cerebrali, "tagliando" il loro apporto proteico.

Ricercatori hanno scoperto che, iniettando una proteina nel cervello, si potrebbe proteggere le cellule nervose nel cervello dei topi affetti da malattia da prioni, una condizione che causa di norma una lenta morte del cervello.


Poiché il processo attraverso il quale la malattia da prioni colpisce il cervello dei topi è simile ad alcune condizioni degenerative del cervello negli esseri umani, si spera che i risultati possano portare a progressi nel trattamento dell'Alzheimer o del Parkinson. In ogni caso la morte delle cellule cerebrali è legata alla formazione di proteine dalla forma alterata, che formano le placche presenti nel cervello dei malati di Alzheimer e i corpi di Lewy nelle cellule nervose delle persone con Parkinson.


Nei topi con malattia da prioni, i ricercatori hanno scoperto che, quando cominciano ad accumularsi le proteine difettose, le loro cellule attivano un meccanismo naturale di difesa che impedsce loro di crescere di più. L'arresto dovrebbe essere temporaneo, ma nei topi malati la non è stata riavviata produzione di proteine - che sono cruciali per la sopravvivenza delle cellule. Gli scienziati hanno scoperto che, iniettando una proteina diversa che impedisce la "cessazione" della fornitura, si potrebbero proteggere più a lungo le cellule cerebrali dei topi e prolungare la loro vita.


La Prof.ssa Giovanna Mallucci (foto a sinistra) della Leicester University, che ha guidato la ricerca pubblicata sulla rivista Nature, ha detto che essa potrebbe fornire una "via da seguire per trattare altri disturbi". Il Prof Roger Morris, della Scuola di Scienze Biomediche del King's College di Londra, ha descritto i risultati come un "importante passo avanti" e ha detto che ci sono "buone ragioni" per pensare che potrebbe valere anche per l'Alzheimer. Ma il dottor Eric Karran, di Alzheimer's Research UK, ha avvertito che la ricerca sulla proteina prione è allo "stadio iniziale" e ha aggiunto: "Avremmo bisogno di vedere gli stessi risultati confermati nell'Alzheimer e nel Parkinson per dare davvero forza alle prove".

 

 

 

 


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Nick CollinsPubblicato da Nick Collins in The Telegraph il 7 Maggio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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