Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Declino clinico nell'Alzheimer richiede sia placche che proteine

Secondo un nuovo studio, la patologia di Alzheimer (AD) killer dei neuroni, che inizia prima che compaiono i sintomi clinici, richiede la presenza sia di depositi di placca beta-amiloide (A-beta) che di livelli elevati di una proteina alterata chiamata p-tau.

Senza entrambi, il progressivo declino clinico associato con l'AD in soggetti anziani cognitivamente sani "non è significativamente diverso da zero", riferisce un team di scienziati della Facoltà di Medicina e Chirurgia University of California, San Diego nel numero del 23 aprile on-line della rivista Archives of Neurology.


"Penso che questo sia il più grande contributo del nostro lavoro", ha detto Rahul S. Desikan (foto), MD, PhD, ricercatore e radiologo residente del Dipartimento di Radiologia della UC San Diego e primo autore dello studio. "Un certo numero di studi clinici pianificati - e la maggior parte degli studi di Alzheimer - si concentrano prevalentemente sull'a-beta. I nostri risultati sottolineano l'importanza di guardare anche alla p-tau, soprattutto negli studi riguardanti le terapie per rimuovere l'a-beta. Anziani senza demenza che hanno elevati livelli di A-beta, ma normali livelli di p-tau, non progrediscono all'Alzheimer, mentre gli individui più anziani con livelli elevati di entrambi probabilmente svilupperanno la malattia".


I risultati sottolineano anche l'importanza della p-tau come bersaglio per nuovi approcci di trattamento dei pazienti con condizioni che variano da decadimento cognitivo lieve (MCI) a AD piena. Si stima che 5.4 milioni di americani hanno l'AD. Si ritiene che dal 10 al 20 per cento degli americani di 65 anni e più abbiano l'MCI, un fattore di rischio per l'AD. Alcune terapie attuali sembrano ritardare la comparsa clinica di AD, ma la malattia resta irreversibile e incurabile.


"Può darsi che l'a-beta inizi la cascata dell'Alzheimer", ha detto Desikan. "Ma una volta avviato, il meccanismo neurodegenerativo può diventare indipendente dall'a-beta, poichè la p-tau e altre proteine giocano un ruolo maggiore nella cascata degenerativa a valle. Se questo è il caso, la prevenzione con composti anti a-beta può rivelarsi efficace contro l'AD per gli anziani senza demenza che non hanno ancora sviluppato la patologia tau. Ma delle terapie innovative, che puntano alla tau, possono aiutare i milioni di individui già affetti da deterioramento cognitivo lieve o da Alzheimer".


Il nuovo studio ha coinvolto la valutazione di individui anziani sani, non affetti da demenza, che partecipano al corso multi-sito Alzheimer Disease Neuroimaging Initiative, o ADNI. Lanciato nel 2003, l'ADNI è uno sforzo longitudinale per misurare la progressione del decadimento cognitivo lieve e l'AD iniziale. I ricercatori hanno studiato campioni di liquido cerebrospinale (CSF) prelevati dai partecipanti all'ADNI. "In questi anziani, la presenza solo di a-beta non è stata associata al declino clinico", ha dichiarato Anders M. Dale, PhD, professore di radiologia, neuroscienze e psichiatria alla UC San Diego e autore senior dello studio. "Tuttavia, quando era presente p-tau in combinazione con l'a-beta, abbiamo visto un calo clinico significativo nell'arco di tre anni".


Le proteine A-beta hanno diverse responsabilità normali, tra cui l'attivazione di enzimi e la protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Non si sa perché le proteine a-beta formano i depositi di placca nel cervello. Come pure non si conoscono le origini della p-tau. Una ipotesi, secondo Desikan, è che i depositi di placca a-beta inneschino l'iperfosforilazione delle proteine tau vicine, che normalmente contribuiscono a stabilizzare la struttura delle cellule cerebrali. L'iperfosforilazione si verifica quando i gruppi di fosfato si legano a una proteina in quantità eccessiva, alterando le loro normali funzioni. La tau iperfosforilata (p-tau) può esacerbare gli effetti tossici della placca a-beta sui neuroni.


Photo of Linda McEvoy
La scoperta del maggiore ruolo della p-tau nella neurodegenerazione di AD suggerisce che potrebbe essere un marcatore specifico per la malattia prima che i sintomi clinici compaiono. Mentre elevati livelli di un'altra proteina tau (t-tau nel liquido cerebrospinale) sono stati collegati a disturbi neurologici, come la demenza frontotemporale e il trauma cranico, alti livelli di p-tau sono correlati in particolare a maggiori grovigli neurofibrillari nelle cellule cerebrali, che si vedono prevalentemente nell'AD. "Questi risultati sono in linea con un altro studio ADNI di partecipanti di controllo sani e con MCI che hanno trovato progressiva atrofia della corteccia entorinale (una delle aree del cervello colpite inizialmente in AD) solo in individui positivi all'amiloide che hanno mostrato evidenza di elevata livelli di p-tau", ha detto Linda McEvoy (foto), PhD, assistente professore di radiologia e coautrice dello studio.

"Uno degli aspetti interessanti di questo lavoro è l'uso combinato di marcatori del liquido cerebrospinale e della valutazione clinica per chiarire meglio il processo neurodegenerativo alla base dell'Alzheimer nei soggetti che ancora non presentano sintomi clinici di demenza", ha aggiunto il co-autore James Brewer, MD , PhD, professore associato di radiologia e neuroscienze alla UC San Diego School of Medicine. "Non abbiamo un modello animale che funziona così bene per lo studio di questa malattia, quindi la capacità di esaminare le dinamiche di neurodegenerazione negli esseri umani viventi è fondamentale".


Tuttavia, gli scienziati dicono che sono necessarie ulteriori ricerche. Essi rilevano che i biomarcatori CSF forniscono solo una valutazione indiretta della patologia amiloide e neurofibrillare e non può riflettere pienamente i processi biologici sottostanti l'AD. "Questo studio mette in evidenza la complessa interazione di molteplici patologie che probabilmente contribuiscono alla sintomatologia clinica dell'Alzheimer", ha detto il co-autore Reisa Sperling, MD, neurologo del Massachusetts General Hospital e del Brigham and Women 's Hospital. "Suggerisce che potremmo essere in grado di intervenire nelle fasi precliniche di Alzheimer prima che ci sia significativa neurodegenerazione e forse prevenire l'insorgenza dei sintomi".


Altri co-autori sono Wesley K. Thompson, Dipartimento di Psichiatria; Dominic Holland e Paul S. Aisen, Dipartimento di Neuroscienze, della UC San Diego School of Medicine. Il finanziamento per questa ricerca è venuto, in parte, dal National Institutes of Health e dall'Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative.

 

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Fonte: Materiale della University of California, San Diego, via Newswise.

Riferimento: Rahul S. Desikan; Linda K. McEvoy; Wesley K. Thompson; Dominic Holland; James B. Brewer; Paul S. Aisen; Reisa A. Sperling; Anders M. Dale; for the Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative. Amyloid-β–Associated Clinical Decline Occurs Only in the Presence of Elevated P-tau. Arch Neurol., Apr 2012 DOI: 10.1001/archneurol.2011.3354.

Pubblicato in ScienceDaily il 23 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.