Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'Alzheimer può essere diagnosticato prima che emergano i sintomi

NIA AA versus IWG criteria for ADDifferenze nella definizione di individui cognitivamente intatti con (+) o senza (-) evidenza di biomarcatori in vivo della patologia Aβ (A) e Tau (T) nei criteri NIA-AA rispetto a IWG per MA. Si noti che per i criteri IWG, il presunto livello di 'rischio di progressione' aumenta quando i biomarcatori sia A che T sono positivi.

Un ampio studio condotto alla Lund University in Svezia ha dimostrato che le persone con morbo di Alzheimer (MA) possono ora essere identificate prima di sperimentare eventuali sintomi. Ora è anche possibile prevedere chi si deteriorerà negli anni successivi. Lo studio è pubblicato su Nature Medicine ed è molto tempestivo alla luce del recente sviluppo di nuovi farmaci per la malattia.


È noto da tempo che ci sono due proteine ​​legate al MA, l'amiloide-beta (Aβ), che forma placche nel cervello, e la tau, che in una fase successiva si accumula all'interno delle cellule cerebrali. Finora la base per la diagnosi di MA era basata sui livelli elevati di queste proteine ​​in combinazione con il deterioramento cognitivo.


“I cambiamenti si verificano nel cervello tra dieci e venti anni prima che il paziente sperimenti eventuali sintomi chiari, ed è solo quando la tau inizia a diffondersi che le cellule nervose muoiono e la persona in questione sperimenta i primi problemi cognitivi. Questo è il motivo per cui il MA è così difficile da diagnosticare nelle fasi iniziali”, spiega Oskar Hansson, medico neurologo all'ospedale universitario di Skåne e professore della Lund University.


Ora ha condotto un grande studio con 1.325 partecipanti da Svezia, Stati Uniti, Paesi Bassi e Australia, che non avevano alcun deterioramento cognitivo all'inizio dello studio. Usando le scansioni PET, i ricercatori hanno visualizzato la presenza di tau e Aβ nel cervello dei partecipanti. Le persone in cui sono state scoperte le due proteine ​​hanno avuto un rischio 20-40 volte maggiore di sviluppare la malattia alcuni anni dopo, rispetto ai partecipanti che non avevano cambiamenti biologici.


Quando sia l'Aβ che la tau sono presenti nel cervello, non può più essere considerato un fattore di rischio, ma piuttosto una diagnosi. Un patologo che esamina campioni di un cervello come questo, dovrebbe diagnosticare immediatamente il MA al paziente”
, afferma Rik Ossenkoppele, primo autore dello studio e ricercatore senior alla Lund University e al centro medico dell'Università di Amsterdam.


Egli spiega che i ricercatori di MA appartengono a due scuole di pensiero: da un lato, coloro che credono che il morbo non possa essere diagnosticato fino all'inizio della compromissione cognitiva. E il gruppo, a cui appartiene lui stesso e i suoi colleghi, che affermano che una diagnosi può essere basata meramente sulla biologia e su ciò che puoi vedere nel cervello.


“Puoi, ad esempio, confrontare i nostri risultati con il cancro alla prostata. Se esegui una biopsia e trovi cellule tumorali, la diagnosi sarà il cancro, anche se la persona in questione non ha ancora sviluppato sintomi”
, afferma Rik Ossenkoppele.


Sono emersi di recenti risultati positivi negli studi clinici di un nuovo farmaco contro l'Alzheimer, il lecanemab, che è stato valutato nei pazienti di MA. Sulla base di questo, lo studio dell'Università di Lund è particolarmente interessante, come conclude Oskar Hansson:

“Se potessimo diagnosticare la malattia prima che appaiano le difficoltà cognitive, potremmo usare il farmaco per rallentare la malattia in una fase molto precoce. In combinazione con attività fisica e buona alimentazione, si avrebbero quindi maggiori possibilità di prevenire o rallentare il danno cognitivo futuro. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche prima che il trattamento possa essere raccomandato alle persone che non hanno ancora sviluppato la perdita di memoria”.

 

 

 


Fonte: Lund University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: R Ossenkoppele, ...[+22], O Hansson. Amyloid and tau PET-positive cognitively unimpaired individuals are at high risk for future cognitive decline. Nature Medicine, 10 Nov 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)