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Una vaccinazione sicura per l'Alzheimer?

La ricerca mostra che oltre alle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC - che presentano il vaccino antigene alle cellule del sistema immunitario), fattori genetici che controllano alcune cellule del sistema immunitario influenzano la qualità della risposta alle vaccinazioni.

I risultati potrebbero permettere di prevenire le reazioni neuroinfiammatorie, gli ostacoli principali che impediscono l'uso della vaccinazione negli esseri umani.

Questo studio è stato appena pubblicato sul Journal of Immunology. Sin dall'inizio degli anni 2000, la ricerca sull'Alzheimer è in parte concentrata sullo studio di un vaccino costituito da peptide β-amiloide (culo), il cui accumulo nel cervello è ritenuto l'inizio della malattia. Le vaccinazioni con questo peptide hanno causato gravi reazioni neuroinfiammatorie nel 6% dei pazienti. Sviluppare un trattamento più sicuro e più efficace, è quindi essenziale per comprendere i fattori che influenzano le risposte del corpo al peptide Aß.

Il gruppo di ricerca comune Inserm / UPMC, guidato da Pierre Aucouturier, con Cécile Toly-Ndour e Guillaume Dorothée, ha condotto la sua ricerca su topi affetti da diverse forme del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC). Il ruolo di queste molecole è quello di presentare gli antigeni alle cellule immunitarie e hanno una grande diversità genetica, che potrebbe spiegare le diverse risposte. Infatti, dopo la vaccinazione con il peptide Aß, i topi con diversi MHC hanno avuto reazioni diverse delle cellule immunitarie. I ricercatori hanno poi spinto i loro studi più avanti. Esprimendo l'MHC da una linea di topi all'altra, hanno dimostrato che i fattori indipendente dall' MHC, ma relativi al background genetico, hanno un'influenza enorme sulla risposta dell'anti-Aß. Hanno poi dimostrato che questi fattori comportano una sub-popolazione di cellule bianche del sangue (cellule T regolatorie).

Questi risultati mostrano una nuova direzione per orientare vantaggiosamente le cellule immunitarie, migliorando così l'approccio immunoterapico, che rimane uno delle maggiori speranze nella lotta contro l'Alzheimer. Tuttavia, queste osservazioni effettuate sui topi hanno ancora bisogno di validazione su pazienti umani.

 

 


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Fonte: Materiale del INSERM (Institut national de la santé et de la recherche médicale).

Riferimento: Cécile Toly-Ndour, Gabrielle Lui, Maria Manuel Nunes, Martine Bruley-Rosset, Pierre Aucouturier and Guillaume Dorothée. MHC-Independent Genetic Factors Control the Magnitude of CD4 T Cell Responses to Amyloid-ß Peptide in Mice through Regulatory T Cell-Mediated Inhibition. Journal of Immunology, September 26, 2011 DOI: 10.4049/jimmunol.1003953.

Pubblicato in ScienceDaily il 11 Ottobre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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