Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Solitudine collegata ad aumento del rischio di demenza [studio]

SolitarioUn nuovo studio collega sentimenti di solitudine ad un rischio maggiore di sviluppare demenza in età avanzata.

Gli autori della ricerca dicono che molti fattori come disturbi cognitivi, vecchiaia, depressione, ecc, sono stati collegati allo sviluppo dell'Alzheimer; ma finora non è stato ancora ben esplorato l'impatto potenziale della solitudine e dell'isolamento sociale.


Essi suggeriscono che, data la situazione attuale con un gran numero di individui anziani e di famiglie in cui le persone rimangono da sole, la solitudine è un fattore potenzialmente importante di sviluppo di demenza.


Per lo studio, i ricercatori hanno seguito per tre anni la salute a lungo termine ed il benessere di più di 2.000 persone che non avevano segni di demenza e vivevano da sole. Dopo tre anni, i ricercatori hanno condotto dei test per valutare la salute mentale e il benessere di tutti i partecipanti. Inoltre, i partecipanti sono stati interrogati circa la loro salute fisica e la loro capacità di svolgere le attività quotidiane di routine, e in particolare è stato loro chiesto se si sentivano soli.


Alla fine dei tre anni, sono stati anche testati i segni di demenza dei partecipanti, un mix di persone che vivevano sole, single o non più sposate. Circa tre su quattro partecipanti hanno riferito di non aver alcun sostegno sociale, e uno su cinque ha dichiarato di sentirsi solo. Quando è stata testata la presenza di segni di demenza, si è riscontrato che tra coloro che vivevano da soli, circa uno su 10 (9,3%) è risultato positivo rispetto a uno su 20 (5,6%) di coloro che vivevano in compagnia.


Tra coloro che non si erano mai sposati o non erano più sposati, una proporzione simile ha sviluppato la demenza e ne è rimasta senza. Tuttavia, uno su 20 di quelli senza sostegno sociale ha sviluppato la demenza, rispetto a uno su 10 di quelli che hanno dichiarato di avere sostegno sociale. E quando si trattava di coloro che hanno dichiarato di sentirsi soli, più del doppio di loro ha sviluppato demenza dopo tre anni rispetto a coloro che non si sentivano così, dice il rapporto. Inoltre, si è scoperto che le persone che erano sole o non più sposate avevano circa il 75 per cento di probabilità in più di sviluppare demenza rispetto a quelle che si erano sposate o avevano compagni conviventi. I risultati erano uguali per entrambi i sessi.


"Questi risultati suggeriscono che i sentimenti di solitudine contribuiscono indipendentemente al rischio di demenza in età avanzata", scrivono gli autori. Essi aggiungono che il rischio è legato al 'sentirsi soli' piuttosto che all' 'essere soli', il che significa che non è una situazione oggettiva, ma il risultato dell'assenza percepita di legami sociali, hanno aggiunto.


I ricercatori dicono che la solitudine può influenzare la cognizione e la memoria perchè non sono più usate con regolarità, o che la solitudine possa essere di per sé un segno di demenza emergente, ed essere sia una reazione comportamentale ai disturbi cognitivi, sia un marcatore di cambiamenti cellulari non rilevati nel cervello.


Lo studio è stato pubblicato online sul Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry.

 

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Riferimento: Tjalling Jan Holwerda, Dorly J H Deeg, Aartjan T F Beekman, Theo G van Tilburg, Max L Stek, Cees Jonker, Robert A Schoevers. Feelings of loneliness, but not social isolation, predict dementia onset: results from the Amsterdam Study of the Elderly (AMSTEL). Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry doi:10.1136/jnnp-2012-302755

Pubblicato da Drishya Nair in Counsel&Heal il 11 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari. - Photo: Flickr/Lonely

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.