Rapporti e studi
La forma fisica dei pazienti è un problema crescente per i psichiatri
Determinare quando è il momento per un paziente di smettere di guidare e consegnargli le chiavi è un problema crescente per gli psichiatri.
Un manifesto presentato alla conferenza annuale 2012 dell'American Psychiatric Association sottolinea il fatto che gli psichiatri hanno "sempre di più" di fronte pazienti in cui la capacità di guida può essere compromessa da eccessiva sonnolenza diurna a causa di disturbi del sonno primari o disturbi del sonno associati a malattie mediche e psichiatriche, come la demenza, l'epilessia, o l'abuso di sostanze.
L'autrice principale Christine Marchionni, MD, fellow di medicina psicosomatica del Dipartimento di Psichiatria e Comportamento Umano della Thomas Jefferson University di Philadelphia, ha detto a MedscapeMedical News che gli interventi psicofarmacologici per malattie psichiatriche possono ridurre anche la capacità di guida di una persona e che la guida sonnolenta è associata ai tassi di mortalità e della gravità delle lesioni alla pari con quella di incidenti legati all'alcol.
Inoltre, i pazienti con demenza hanno da 3 a 5 volte più probabilità di essere coinvolti in un incidente automobilistico degli individui di controllo di pari età, e l'epilessia è una delle cause mediche più frequentemente implicate negli incidenti automobilistici. "Non c'è molta informazione" sul ruolo e la responsabilità dello psichiatra nella valutazione dell'idoneità alla guida", ha detto il Dott. Marchionni, "ed è un problema che noi vediamo ogni giorno nella pratica". "Succede sempre più con l'invecchiamento della popolazione", ha aggiunto. "Se si sospetta demenza o una sorta di compromissione cognitiva, come si fa a rispondere in termini di capacità di guida del paziente, e davvero, legalmente, qual è la nostra responsabilità come medici a questo proposito?".
In alcuni stati, leggi con rapporto obbligatorio richiedono ai medici di segnalare le persone affette da disturbi che possono rendere la guida pericolosa, come l'epilessia. Attualmente 6 stati (California, Delaware, Nevada, New Jersey, Oregon e Pennsylvania) hanno leggi simili, anche se l'approccio di ogni Stato si differenzia in termini di disturbi coperti, protezioni legali per i medici ed esigenze amministrative.
Potenziale responsabilità legale
E' tipico, negli stati con legge che obbliga la segnalazione, che il medico informi il Dipartimento della Motorizzazione (DMV) del nome della persona, l'età e l'indirizzo. Il DMV determina quindi se i privilegi di guida devono essere sospesi o revocati. "Negli altri stati [senza legge di obbligo di segnalazione], è dubbio che si debba fare, ma sarebbe meglio farlo", ha detto il Dott. Marchionni. Ha anche osservato che anche turnisti o persone che lavorano molte ore o con orari irregolari e quelli con apnea del sonno o narcolessia possono essere guidatori a rischio.
"Se si sospetta che qualcuno si sia addormentato al volante o che potrebbe assopirsi al volante, è necessario documentare che si sono fatte domande appropriate e consigliato in modo appropriato" ha detto il Dott. Marchionni. Lei consiglia di "parlare con l'ufficio legale dell'ospedale per scoprire quale è la propria responsabilità". "Ci sono test oggettivi che dimostrano quanto sia grave la sonnolenza diurna di un paziente. Comunque i test che abbiamo non sono già perfezionati; sono fondamentalmente linee guida che indicano se una persona ha un disturbo che potrebbe influenzare la sua capacità di guidare, ma non c'è un numero specifico o una soglia che, una volta raggiunta, fa buttare via le chiavi", ha detto il Dott. Marchionni.
"E 'sempre meglio se i medici sono proattivi. A volte la famiglia esprime la preoccupazione per la guida, ma le persone possono essere riluttanti ad ammettere di non riuscire più a guidare, e c'è sempre la preoccupazione che i sintomi siano stati minimizzati, il giudizio clinico è importante. E' sempre più sicuro fare un rapporto se si pensa che qualcuno è a rischio per sé o per altri", ha aggiunto.
Valutare l'idoneità alla guida può essere diverso, a seconda di quale malattia con cui hai a che fare, osserva il dottor Marchionni. "Con la demenza, può essere appropriato effettuare i test cognitivi per vedere quanto grave è la malattia. È possibile coinvolgere la terapia professionale per vedere quanto sono rallentati i loro tempi di reazione o quanto è compromessa la loro acuità visiva. E' importante consigliare la famiglia su cosa fare".
La Dssa Marchionni non ha rivelato alcuna relazione finanziaria rilevante.
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Riferimento: The American Psychiatric Association's 2012 Annual Meeting. Abstract NR2-03. Presentato 5 maggio 2012.
Pubblicato da Megan Brooks in Medscape News Today il 5 Maggio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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