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Suggerimenti e strategie per comunicare con chi ha l'Alzheimer

Coloro che soffrono di Alzheimer cambiano il modo di comunicare con gli altri. La malattia diminuisce la capacità dell'individuo di comunicare e di capire gli altri. L'individuo affetto ha anche difficoltà a esprimere pensieri e emozioni.


Ci sono molti ostacoli nella comunicazione per coloro che hanno la malattia. Si sentono frustrati quando sfuggono le parole giuste, e iniziano a inventare nuove parole degli oggetti o nomi delle persone. Spesso l'individuo usa ripetutamente le stesse parole o frasi, come ad esempio "voglio tornare a casa". Anche se il caregiver potrebbe pensare che il proprio caro voglia effettivamente andare a casa, potrebbe essere invece che l'individuo cerca solo quello che rappresenta la casa, come la sicurezza, la familiarità, la famiglia, l'amore e il calore.


Perdere il filo del discorso è molto comune e l'individuo affetto presto parlerà meno a causa delle sfide e degli ostacoli della comunicazione. L'uso dei gesti diventa più prominente poiché l'individuo cerca disperatamente di trasmettere agli altri le proprie esigenze. Alcuni individui possono tornare alla loro lingua madre perché è più comoda e familiare.


Con tanti ostacoli a comunicare e con i deficit linguistici, l'uso delle indicazioni visive è molto importante. I caregiver dovrebbero osservare le espressioni facciali e il linguaggio del corpo in quanto possono essere le chiavi per capire se il loro caro è arrabbiato, angosciato, eccitato, indisposto, ecc. Allo stesso modo, anche le espressioni del caregiver trasmettono molto; l'individuo può sentire irritazione, impazienza o paura provenire dal caregiver.


La comunicazione comincia con la fiducia e con la costruzione di un rapporto con l'individuo affetto, offrendo rispetto reciproco e osservando e stimando la persona dietro la malattia, anziché concentrarsi sempre su ciò che la malattia sta facendo all'individuo.


Chi ha l'Alzheimer quasi sempre risponde a un sorriso e a un semplice gesto, come una stretta di mano dolce o un tocco rassicurante sulla spalla. I caregiver dovrebbero cercare di entrare nelle frasi non coerenti per identificare le esigenze dei propri cari. Anche se questo richiede molta pazienza e perseveranza, può aiutare il caregiver ad arrivare a capire meglio ciò che l'individuo interessato sta cercando effettivamente di comunicare, e a un mezzo per re-indirizzare l'ansia.


Parla sempre direttamente con l'individuo affetto, tenendo il contatto con gli occhi e prenditi del tempo per ascoltare ciò che l'individuo sta cercando di dire. Cerca di non interrompere e concedi sempre del tempo all'individuo per rispondere. È molto utile parlare con l'individuo affetto su qualcosa che conosce o su cosa gli dà più conforto.


Presta attenzione alla scelta dell'argomento e mantieniti su quella conversazione, sia fattuale che no. E, i caregiver non dovrebbero mai ignorare, ridicolizzare o criticare la scelta di parole o le espressioni di bisogno dell'individuo interessato poiché questi tipi di risposte mancano di rispetto e umiliano l'individuo.


Detto questo, cerca di mantenere le risate nella conversazione. Spesso l'umorismo migliora la fiducia nell'individuo interessato e può alleggerire l'umore e rendere realmente un po' più facile la comunicazione.

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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