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I farmaci anticancro saranno efficaci contro l'Alzheimer?

L'invecchiamento è il fattore di rischio più importante sia per il cancro che per l'Alzheimer. I cambiamenti nella nostra biologia che avvengono con l'avanzare dell'età contribuiscono allo sviluppo di entrambe le malattie.


Una migliore comprensione della biologia dell'invecchiamento ci aiuterà a sviluppare farmaci per curare l'Alzheimer, ma può aiutare anche a identificare farmaci attualmente usati per il cancro che potrebbero essere «riproposti» per curare i malati di Alzheimer.


Grandi studi di popolazione hanno dimostrato che le persone che si ammalano di cancro hanno meno probabilità di avere l'Alzheimer, e viceversa. Ma i ricercatori non sanno ancora il motivo per cui questo accade. Sono i farmaci usati per trattare il cancro o il cancro stesso a offrire protezione contro l'Alzheimer? O è che i malati di cancro hanno una vita più breve e quindi una minore probabilità di vivere fino all'età in cui di solito si sviluppa l'Alzheimer?


L'Alzheimer’s Drug Discovery Foundation (ADDF), di cui sono direttore esecutivo, sta investendo in studi per testare i farmaci per il cancro adatti ai malati di Alzheimer. Sappiamo che, anche se le due malattie condividono alcuni processi biologici sottostanti, gli obiettivi del trattamento sono diversi. Per cui i farmaci usati per trattare il cancro possono essere utilizzati, anche se in modi diversi, per i malati di Alzheimer.

  • Tra i tipi di farmaci antitumorali più promettenti in fase di test per l'Alzheimer ci sono gli inibitori della chinasi tirosina. Questi farmaci bloccano l'azione dei fattori coinvolti nella segnalazione, nella crescita e nella divisione delle cellule tumorali. Si sono rivelati efficaci nel trattamento di alcune forme di cancro, evitando la crescita delle cellule tumorali.
    Si ritiene che il Nilotinib (Tasigna™), un inibitore della tirosin-chinasi approvato dalla FDA, usato per trattare la leucemia, favorisca la rimozione delle proteine associate all'Alzheimer, come l'amiloide-beta e la tau.
    L'attivazione di questo processo di rimozione impedisce la formazione di placche e grovigli tossici che portano alla morte dei neuroni e allo sviluppo del morbo. In studi preclinici, Raymond Scott Turner MD/PhD, e i colleghi della Georgetown University, hanno scoperto che il nilotinib inverte il deterioramento cognitivo e riduce l'accumulo di proteina tossica in modelli animali di Alzheimer.

  • Un'altra area che impegna i ricercatori coinvolge farmaci che puntano l'epigenetica. I processi epigenetici possono spegnere/accendere i geni e aumentare/diminuire la quantità in cui sono espressi. Pertanto, un farmaco epigenetico che influenza i geni coinvolti nell'apprendimento e nella memoria potrebbe aiutare i malati di Alzheimer.
    I trattamenti epigenetici sono stati creati per il cancro, ma i ricercatori stanno utilizzando la tecnologia per l'Alzheimer. Tamara Maes PhD, della Oryzon Genomics in Spagna ha sviluppato un trattamento epigenetico per il cancro che è in fase di studio clinico. Nel 2010, con il finanziamento dell'ADDF, hanno preso le conoscenze acquisite e hanno iniziato a sviluppare l'ORY-2001, il primo trattamento epigenetico per l'Alzheimer. Dopo dei test preclinici riusciti, quel farmaco è entrato in una sperimentazione clinica di fase 1 in aprile.
    Berkley Lynch PhD, e il team della Rodin Therapeutics nel Massachusetts stanno sviluppando un trattamento epigenetico diverso per l'Alzheimer per «spegnere» i geni che influenzano le sinapsi del nostro cervello e compromettono l'apprendimento e la memoria.

  • Il ripiegamento delle proteine nelle loro tre corrette configurazioni tridimensionali è essenziale per il normale funzionamento; tuttavia, stabilizzare le conformazioni delle proteine che provocano la malattia può avere conseguenze dannose.
    I chaperoni [ciceroni, guide] molecolari aiutano il ripiegamento corretto delle proteine e mantengono la stabilizzazione proteica. Uno di questi chaperoni molecolari (Hsp90) stabilizza molte delle proteine ​​che guidano la crescita del tumore. Diversi farmaci che inibiscono l'Hsp90 sono ora in fase di sperimentazione in studi clinici per il cancro per fermare questa azione nelle cellule tumorali.
    Nelle cellule nervose dei malati di Alzheimer, l'Hsp90 diventa iperattivo, un processo che si ritiene stabilizzi le forme tossiche della tau che portano alla formazione di grovigli che uccidono i neuroni.
    Con il finanziamento dell'ADDF, i ricercatori della Yuma Therapeutics stanno sviluppando un farmaco per inibire l'Hsp90 e ridurre i livelli di proteine ​​tau tossiche nei neuroni. La Yuma sta ora facendo i test preclinici sul suo farmaco.


Molte altre aree di riproposizione di farmaci anticancro sono in fase di studio da parte di ricercatori presso le università e le aziende biofarmaceutiche in tutto il mondo. La ADDF è in prima linea negli sforzi per far progredire questi programmi. Abbiamo convocato due gruppi di esperti per incoraggiare i ricercatori principali in neuroscienze e oncologia a condividere le conoscenze e a prendere in considerazione nuove opportunità per lo sviluppo di farmaci. E l'ADDF continua a trovare e finanziare i programmi di riutilizzo dei farmaci più promettenti.


Per prevenire e curare l'Alzheimer, dobbiamo imparare dai successi in altri campi e continuare a testare idee promettenti.

 

 

 


Fonte: Howard Fillit MD in Huffington Post (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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