Associazione Alzheimer ONLUS

Esperienze e opinioni

Lascia andare i pensieri negativi

stay cool positive thought

In che modo il dialogo interiore negativo può influenzare l'Alzheimer?

Gli studi mostrano che ogni giorno l'80% dei nostri pensieri è negativo. Quella voce interiore, il dialogo interiore, può essere fisicamente e mentalmente dannoso e influenzare il modo in cui sentiamo di essere e/o chi siamo. Il modo in cui parliamo a noi stessi ha un forte impatto sulla nostra salute mentale e fisica, nonché sulla qualità della nostra vita.


In uno studio pubblicato su Alzheimer’s and Dementia, i ricercatori hanno scoperto che il 'pensiero negativo ripetitivo' (RNT, repetitive negative thinking) è legato al declino cognitivo in seguito e alla deposizione di proteine ​​cerebrali dannose legate al morbo di Alzheimer (MA). I ricercatori sollecitano ulteriori studi sull'​​RNT come potenziale fattore di rischio per il MA e la demenza, per vedere se si può ridurre il rischio di demenza.


Secondo la prima autrice dello studio, la dott.ssa Natalie Marchant dell'University College London (psichiatria):

"La depressione e l'ansia in mezza età e in vecchiaia sono già noti per essere fattori di rischio per la demenza. Qui, abbiamo scoperto che alcuni schemi di pensiero implicati nella depressione e nell'ansia potrebbero essere un motivo di fondo per cui le persone con quei disturbi hanno maggiori probabilità di sviluppare la demenza.

"Presi insieme ai risultati di altri studi, che hanno collegato la depressione e l'ansia al rischio di demenza, ci aspettiamo che i modelli di pensiero negativo cronico, che durano per un lungo periodo di tempo, potrebbero aumentare il rischio di demenza.

"Non pensiamo che l'evidenza suggerisca che le difficoltà nel breve termine aumentino il rischio di demenza. Speriamo che i nostri risultati possano essere usati per sviluppare strategie per abbassare il rischio di demenza delle persone, aiutandole a ridurre i loro modelli di pensiero negativo".


Il laboratorio Stress and Development dell'Università di Harvard ha identificato 10 tipi comuni di dialogo interiore negativo che possiamo sperimentare. Questi tipi includono:

  1. pensiero tutto-o-niente;
  2. eccesso di generalizzazione;
  3. filtri mentali;
  4. squalificare il positivo;
  5. saltare alle conclusioni;
  6. ingrandire o minimizzare le cose;
  7. dichiarazioni 'dovrebbe';
  8. ragionamento emotivo;
  9. etichettare;
  10. personalizzazione.


Riconoscendo quando cadiamo in uno di questi tipi di dialogo interiore, possiamo rivalutare la nostra comprensione delle situazioni particolari, che è utile per sostenere una visione positiva e una buona qualità di vita.


Lo psicoterapeuta David Baker osserva:

“Ogni volta che quella voce offre la dimensione negativa o un'idea negativa, si rafforza, e diventa chi siamo. Penso che sia davvero la domanda sbagliata. La domanda giusta è: 'Perché è qui?'

"Il dialogo interiore negativo è un sintomo, quindi c'è qualcos'altro che sta accadendo nella psiche che guida quel sintomo in superficie e lo fa emergere come auto-dialogo negativo".


Sebbene il nostro dialogo interiore negativo sia spesso difficile da contrastare, addestrare la mente e mutare prospettive, insieme al praticare conferme, possono aiutare a respingere pensieri e sentimenti negativi che ci definiscono. Non esiste un passaggio per spegnere il pensiero negativo e dovremmo ascoltare questi pensieri, riconoscerli e poi lasciarli andare.


Meditare, mantenere un diario di gratitudine e praticare consapevolmente un maggiore controllo sui nostri pensieri sono alcuni modi per combattere il dialogo interiore negativo.


Gli esperti dicono di parlare a te stesso nello stesso modo in cui incoraggeresti un amico, e non pensare a te stesso come a meno, ma pensa meno a te stesso.

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Natalie Marchant, ...[+5], G Chételat, S Villeneuve. Repetitive negative thinking is associated with amyloid, tau, and cognitive decline. Alzheimer's & Dementia, 7 Jun 2020, DOI

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