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"2 miliardi di persone con demenza":· clamorosa citazione di un esperto del settore

Demenza cancella la mente"Non c'è confronto con qualsiasi altro problema affrontato durante tutta la storia dell'umanità", dice un dottore influente.

Nessuno - ripetiamo, nessuno - sa come avviene. Ogni giorno, la mente di milioni di persone molto intelligenti scivola lentamente in un'altra realtà, dove scompaiono gli eventi della vita, i volti dei propri cari, i nomi dei figli e tutti gli altri ricordi che costituiscono l'identità di una persona.


Dentro, in profondità nel cervello, il crollo inizia decenni prima che si manifestino i sintomi della demenza. Il momento in cui si comincia a perdere le chiavi della macchina, è già troppo tardi.


Attualmente, ci sono circa 36 milioni di persone nel mondo che soffrono di demenza. Entro il 2050, le persone a rischio della malattia potrebbero essere due miliardi, causando quello che gli esperti definiscono una crisi sanitaria senza precedenti che potrebbe costare 1.000 miliardi di dollari l'anno nei soli Stati Uniti. "La prospettiva dell'incombente disastro socio-sanitario è al di là di tutto ciò che è stato affrontato durante l'intera storia dell'umanità", ha detto, in un recente discorso in Canada, il Dott. Barry Greenberg, direttore della strategia della Toronto Dementia Research Alliance.


I ricercatori hanno passato decenni e speso decine di miliardi di dollari nella ricerca di un trattamento per l'Alzheimer, senza alcun risultato. Un farmaco che possa rallentare o fermare l'evaporazione cronica e terminale della memoria di una persona è da sempre considerato il Santo Graal della ricerca neuroscientifica, anche prima che l'incombente crisi sanitaria diventasse evidente.


I motivi sono sia economici che filosofici. Dal momento che la malattia protratta é spesso dolorosa per i parenti come lo è per il paziente, c'è una forte richiesta di farmaci, e le aziende farmaceutiche prevedono un mercato da 14 miliardi di dollari l'anno per il 2020. Ma la vera ragione per cui si desidera così fortemente un trattamento può essere perché la malattia mette in discussione la concezione stessa dell'umanità moderna. Se l'asserzione di Cartesio "Penso, dunque sono" è accettata per quello che significa essere un umano (almeno nel mondo occidentale), allora che dire dei due miliardi di persone previsti, che presto diventeranno entità vive e respiranti senza la capacità di ricordare i propri pensieri?


Oggi, molti esperti di Alzheimer  sono schietti riguardo la mancanza di trattamenti disponibili. "Non c'è proprio nulla", ha detto la Dott.ssa Evelyn C. Granieri a Technology Review nel recente servizio sullo stato della ricerca di Alzheimer. "Non si può stare meglio, mai".


Questa realtà medica non ferma l'industria farmaceutica dall'ottenere profitti dalla vendita di farmaci che, nella migliore delle ipotesi, sono efficaci solo in minima parte. Fin dal 1996, la società giapponese Eisai e il rivenditore negli Stati Uniti Pfizer, hanno rastrellato più di 2 miliardi di dollari con l'Aricept, anche se alcuni studi hanno dimostrato che il farmaco rallenta appena la malattia. Nel 2012, la Federal Drug Administration ha provocato uno scandalo quando ha approvato un dosaggio più alto del farmaco (chiamato Aricept 23 mg) in modo che la Pfizer e la Eisai potessero prorogare il diritto d'autore, nonostante le prove che il dosaggio più alto non sia più efficace, ma che al contrario causi problemi gastrointestinali ai pazienti.


Nel frattempo, scienziati e agenzie federali stanno correndo a trovare un trattamento vero per evitare il disastro economico e sociale di una popolazione mondiale di due miliardi di pazienti che necessitano di cure quotidiane. Lo scorso febbraio il National Institute of Health ha approvato il finanziamento di ulteriori ricerche di Alzheimer. "Non possiamo aspettare ad agire", ha detto che al momento dell'annuncio Kathleen Sebelius, ministro della sanità degli Stati Uniti.


Questo inverno inizierà un nuovo ciclo di studi clinici focalizzati sulla prevenzione dell'insorgenza della malattia, piuttosto di trattarla una volta che è già iniziata. Gli scienziati sperano che queste prove dimostreranno che la progressione della malattia può essere interrotta, come pure il deterioramento cronico dei ricordi dei pazienti, se la malattia viene attaccata abbastanza presto.


Questo obiettivo deve affrontare molte difficoltà. Ci sono numerose mutazioni genetiche nell'Alzheimer, che richiedono agli scienziati di abbinare pazienti appropriati con gli studi clinici. La malattia è spesso latente per decenni nel fluido cerebro-spinale di un paziente prima di iniziare ad incidere sul suo funzionamento cognitivo, spingendo gli scienziati a chiedersi qual è il momento in cui deve iniziare l'intervento. E per tutto il tempo, le lancette dell'orologio continuano a girare; non solo per i singoli pazienti, ma anche per l'intero sistema sanitario, spingendo alcuni scienziati a chiedere una sospensione del modello privato di ricerca, quello basato sui profitti, in favore dell'approccio con un programma globale, pubblico-privato.


"Il sistema di assistenza socio-sanitario andrà in bancarotta entro il 2050 se non troviamo un modo per ritardare o trattare l'Alzheimer", ha detto Greenberg a Technology Review. "Il mercato competitivo", dice, "non è stato concepito per superare problemi di questa portata".

 

 

 

 

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Pubblicato da Laura Gottesdiener in AlterNet il 11 Ottobre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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