Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio classifica sicurezza ed efficacia dei miglioratori cognitivi per Alzheimer moderato/grave

Un nuovo studio che classifica la sicurezza e l'efficacia di quattro farmaci presi per migliorare la concentrazione, la memoria, la vigilanza e gli stati d'animo, ha scoperto che il donepezil (nome commerciale Aricept) ha la probabilità più alta di migliorare efficacemente la cognizione nei pazienti con Alzheimer.


Tuttavia, i pazienti che hanno preso il donepezil hanno maggiori probabilità di provare effetti collaterali come nausea, vomito e diarrea rispetto a quelli che hanno ricevuto un placebo, secondo lo studio, pubblicato oggi online nel Journal of the American Geriatrics Society.


Secondo lo studio, 46 milioni di persone in tutto il mondo avevano l'Alzheimer nel 2015, mentre nel 2013 in Ontario 146.593 persone over 65 hanno usato miglioratori cognitivi, secondo un rapporto sulle politiche di ricerca sui farmaci diffuso del 2016.


"L'Alzheimer è la forma più comune di demenza nell'America del Nord e la maggior parte delle persone che hanno un Alzheimer moderato o grave prende questi farmaci", ha dichiarato la dott.ssa Andrea Tricco, scienziata del St. Michael's Hospital e prima autrice dello studio. "Questa analisi darà ai pazienti e ai medici un quadro completo di come ciascuno di questi farmaci può influire sulla cognizione e sulla salute generale".


Anche se ci sono state in precedenza revisioni della sicurezza e dell'efficacia dei miglioratori cognitivi nel trattamento dell'Alzheimer, gli autori hanno dichiarato che questo è il primo studio che classifica la sicurezza e l'efficacia comparative.


Lo studio ha utilizzato meta-analisi di rete, una tecnica avanzata di analisi statistica, per riesaminare sistematicamente le evidenze esistenti provenienti da 142 studi clinici su quattro potenziatori cognitivi comuni, somministrati da soli o in combinazione, pubblicati tra il 1996 e il 2015. Il numero di pazienti in ciascun studio variava da 13 a 2.045.


I ricercatori hanno confrontato la sicurezza e l'efficacia di ogni combinazione tra donepezil, rivastigmina, galantamina o memantina nel trattamento dell'Alzheimer da moderato a grave, in base ai risultati degli studi clinici che hanno esaminato un certo numero di esiti del paziente, come la cognizione, la funzione comportamentale, lo stato globale, la mortalità, gli eventi avversi gravi, le cadute, la bradicardia, il mal di testa, la diarrea, il vomito e la nausea.


Il donepezil è probabilmente il farmaco più efficace per la demenza di Alzheimer in tutti gli esiti di efficacia, compresa la cognizione, il comportamento e la salute generale, secondo lo studio.


Donepezil è stato anche l'unico potenziatore cognitivo che ha raggiunto effetti significativi clinicamente minimali di soglia (cioè i risultati sono stati osservati clinicamente e pure statisticamente), sulla scala Alzheimer’s Disease Assessment Cognition (ADAC), rendendolo la prima scelta probabile per pazienti e medici che prendono in considerazione questi farmaci, hanno detto gli autori.


Anche se nessun rischio significativo di danni gravi, cadute o riduzione della frequenza cardiaca è stato associato a uno qualsiasi dei farmaci nello studio, i dati si sono limitati a questi esiti specifici.


Le ricerche precedenti degli autori avevano scoperto che i potenziatori cognitivi non migliorano la cognizione o la funzionalità delle persone con lieve deterioramento cognitivo (MCI) nel lungo termine, e questi pazienti sperimentano molta più nausea, diarrea, vomito e mal di testa.


I risultati dell'attuale studio contribuiranno a guidare pazienti e medici che stanno prendendo decisioni sul miglior corso di trattamento per la demenza di Alzheimer, ha detto la dott.ssa Tricco, confermando che "più informazioni possiamo raccogliere su come ciascuno di questi farmaci può influenzare la cognizione e la salute di un paziente, più probabilità abbiamo di migliorare gli esiti sanitari".

 

 

 


Fonte: Kelly O’Brien in St. Michael's Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrea C. Tricco, Huda M. Ashoor, Charlene Soobiah, Patricia Rios, Areti Angeliki Veroniki, Jemila S. Hamid, John D. Ivory, Paul A. Khan, Fatemeh Yazdi, Marco Ghassemi, Erik Blondal, Joanne M. Ho, Carmen H. Ng, Brenda Hemmelgarn, Sumit R. Majumdar, Laure Perrier and Sharon E. Straus. Comparative Effectiveness and Safety of Cognitive Enhancers for Treating Alzheimer's Disease: Systematic Review and Network Metaanalysis. Journal of the American Geriatrics Society, September 2017 DOI: 10.1111/jgs.15069

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.