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La diagnosi di demenza ha anche un lato positivo?

La diagnosi di demenza ha anche un lato positivo?'Silver lining' (Il lato positivo), film sulla relazione tra menti problematiche.

I risultati di uno studio su pazienti con una diagnosi di decadimento cognitivo lieve o demenza precoce indica che la loro prospettiva non è poi così cupa come di solito si prevede.


Un gruppo di scienziati dell'Università del Kentucky ha fatto a 48 uomini e donne con demenza precoce o decadimento cognitivo lieve (MCI) una serie di domande sulla loro qualità di vita e sulle prospettive personali post-diagnosi.


Lo strumento di indagine, chiamato «Questionario Silver Lining» (SLQ), misura quanto le persone credono che la loro malattia abbia avuto un effetto positivo, in settori come:

  • miglioramento delle relazioni personali,
  • maggiore apprezzamento per la vita,
  • influenza positiva sugli altri,
  • forza interiore personale e
  • cambiamenti della filosofia di vita.


Lo SLQ è stato somministrato in precedenza a pazienti con diagnosi di cancro, ma finora non era stato usato con pazienti di MCI/demenza, secondo Gregory Jicha MD/PhD, professore del Sanders-Brown Center on Aging e autore principale dello studio: "Il presupposto generico è che questa diagnosi dovrebbe avere un impatto uniformemente negativo sulle prospettive di vita del paziente, ma siamo stati sorpresi di scoprire che quasi la metà degli intervistati ha riferito punteggi positivi", ha detto Jicha.


Le risposte positive erano ancora maggiori su alcuni punteggi, come ad esempio:

  • apprezzamento e accettazione della vita;
  • minore preoccupazione per il fallimento;
  • auto-riflessione, tolleranza verso gli altri, e coraggio ad affrontare i problemi della vita;
  • rapporti rafforzati e nuove opportunità per incontrare gente.


"Lo stereotipo comune di questo tipo di diagnosi è la depressione, la negazione, e la disperazione", ha detto Jicha. "Tuttavia, questo studio, anche se piccolo, suggerisce che i cambiamenti positivi nel comportamento sono comuni come quelli negativi".


Il prossimo passo, secondo Jicha, è esplorare le variabili che influenzano le prospettive di questi pazienti, con un occhio verso gli interventi che potrebbero aiutare l'altra metà a trovare il loro "lato positivo".


Jicha ha presentato i dati dello studio ieri, Lunedi, all'International Conference dell'Alzheimer's Association a Toronto.

 

 

 


Fonte: University of Kentucky via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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