Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto dove il cervello memorizza tempo e luogo dei ricordi

Scoperto dove il cervello memorizza tempo e luogo dei ricordiQueste sono foto reali scattate dall'app 'lifeblogging' usata dalle persone dello studio. I partecipanti hanno poi visto queste foto durante la fMRI ed è stato loro chiesto di recuperare i ricordi associati con le immagini. (Fonte: Per Sederberg)

Degli scienziati hanno visto per la prima volta le evidenze di dove il cervello registra l'ora e il luogo dei ricordi di vita reale. I risultati hanno mostrato che la somiglianza degli schemi di attivazione cerebrale, quando sono richiamati i ricordi, è un indicatore della larghezza dello spazio e del tempo tra gli eventi reali.


I partecipanti allo studio dell'Ohio State University hanno portato per un mese uno smartphone al collo con una app che prendeva foto casuali. Più tardi, quando i partecipanti hanno rivissuto i ricordi legati a queste foto all'interno di uno scanner fMRI (risonanza magnetica funzionale), i ricercatori hanno scoperto che una parte dell'ippocampo del cervello memorizza le informazioni su luogo e tempo in cui si erano verificati i loro ricordi specifici.


In effetti, lo studio, pubblicato questa settimana su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato che più lontano nello spazio e nel tempo si sono generati i ricordi, più distanti appaiono nell'ippocampo le rappresentazioni dei ricordi.


"Quello che stiamo raccogliendo qui non è l'intera memoria, ma l'essenza fondamentale, il dove e il quando dell'esperienza", ha dichiarato Per Sederberg, autore senior dello studio e assistente professore di psicologia alla Ohio State. "Questo potrebbe essere considerato il punto centrale della memoria, dove ci sono queste rappresentazioni generali, di larga scala, delle nostre esperienze".


Un lavoro simile è stato fatto nei ratti: in realtà la scoperta dei neuroni di ratto che codificano lo spazio ha fatto vincere il Premio Nobel per la Medicina del 2014. Ma per i ratti, lo spazio in cui vivono può essere misurato in decine di centimetri. Ci sono stati anche studi sugli esseri umani che chiedevano ai partecipanti di ricordare liste di parole o altre informazioni che avevano appena visto, ma questo registrava ricordi di pochi minuti creati in condizioni sperimentali.


Questo studio amplia notevolmente queste due dimensioni, esaminando i ricordi reali degli esseri umani. "Abbiamo scoperto che l'ippocampo mantiene per almeno un mese la rappresentazione del tempo e dello spazio di ricordi che vanno fino a 30 chilometri nello spazio", ha detto Sederberg. "E' la prima volta che siamo riusciti a studiare i ricordi sulla scala della nostra vita".


Sederberg ha condotto lo studio con Dylan Nielson, dottorato di ricerca laureato alla Ohio State e con i coautori Troy Smith e Vishnu Sreekumar della Ohio State e Simon Dennis, ex professore Ohio State ora all'Università di Newcastle in Australia.


Lo studio ha coinvolto nove donne da 19 a 26 anni di età che hanno portato per un mese uno smartphone su un nastro intorno al collo. Il telefono è stato dotato di una applicazione 'lifeblogging' [che registra i fatti della vita] personalizzata, progettata da Dennis. L'applicazione scatta foto in momenti casuali della giornata, registrando il tempo, il luogo, se la persona era in movimento e altre informazioni. Nel corso del mese, il telefono ha preso in media circa 5.400 foto per ogni partecipante.


Alla fine del mese, i partecipanti sono stati collocati in uno scanner fMRI che misurava l'attività nel loro cervello mentre guardavano 120 delle proprie foto. I partecipanti sono stati invitati a cercare di ricordare l'evento raffigurato in ogni immagine e rivivere l'esperienza nella loro mente guardando la foto per otto secondi. I ricercatori hanno poi confrontato i dati fMRI con le immagini per ogni partecipante. Le coppie di foto scelte sono state prese ad almeno 100 metri e di 16 ore di distanza.


Il ricordo dell'esperienza «illumina» molte parti del cervello, ma diversi ricordi creano differenti modelli di attività. Più sono diversi due ricordi, più è diverso lo schema di attività. I risultati hanno mostrato che i modelli di attività nell'ippocampo anteriore sinistro erano più diversi per i ricordi di eventi che erano accaduti più lontano nel tempo e nello spazio.


"Se i partecipanti non ricordano le immagini, non si vede questo rapporto", ha detto Sederberg. "Non otteniamo questo effetto nemmeno se chiediamo solo il tempo e non il luogo del ricordo. Abbiamo scoperto che il tempo e lo spazio sono molto presenti nelle nostre rappresentazioni dei ricordi".


Sederberg ha detto che le rappresentazioni che hanno trovato nell'ippocampo anteriore sinistro non sono la totalità dei ricordi, ma solo il quadro generale di dove e quando si sono verificati. Altre ricerche suggeriscono che la porzione posteriore dell'ippocampo può "mettere a punto" tempo e luogo: "Quello che abbiamo trovato può essere solo il meccanismo puntatore che ci dà il senso generale del ricordo. E poi c'è un processo che si muove attraverso il resto dell'ippocampo e si estende attraverso la corteccia, dove riviviamo la totalità del ricordo".


Sederberg osserva che l'ippocampo è una delle prime aree del cervello a degradarsi nell'Alzheimer: "Le persone con Alzheimer possono dimenticare le esperienze e le persone perché non sono in grado di puntare efficacemente i loro vecchi ricordi. Non riescono a recuperare i ricordi perché non possono ottenere lo spunto generale giusto per arrivare a quel ricordo".


Questo è uno dei temi che vorrebbe esplorare in studi futuri. Sederberg ha detto che spera di ripetere questo studio con persone di diverse età e con persone che stanno mostrando i primi segni della demenza per vedere come il loro cervello sta rappresentando i ricordi.


E prevede inoltre di raccogliere mesi o addirittura un anno di dati per vedere come puntiamo i ricordi su periodi di tempo più lontani e distanze più lunghe. "Abbiamo un decennio o più di lavoro davanti a noi. Questo è solo il primo passo", ha detto Sederberg.

 

 

 


Fonte: Jeff Grabmeier in Ohio State University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dylan M. Nielson, Troy A. Smith, Vishnu Sreekumar, Simon Dennis, and Per B. Sederberg. Human hippocampus represents space and time during retrieval of real-world memories. PNAS, August 17, 2015 DOI: 10.1073/pnas.1507104112

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.