Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'impatto dei ripetuti colpi di testa nel calcio richiede più studio

Il calcio è lo sport più popolare e a crescita più rapida nel mondo e, come molti sport di contatto, i giocatori sono a rischio di traumi da collisione sul campo.


Ma, in uno studio pubblicato ieri, i ricercatori avvertono che non si dà sufficiente attenzione all'aspetto unico del calcio - l'uso intenzionale della testa per controllare il pallone - e alle conseguenze a lungo termine dei ripetuti colpi di testa.


La revisione della letteratura effettuata dal Dr. Tom Schweizer, direttore del programma di ricerca di Neuroscienze dell'Ospedale St. Michael di Toronto in Canada, è stata pubblicata sulla rivista Brain Injury.


Più di 265 milioni di persone giocano a calcio in tutto il mondo, 27 dei quali nel Nord America. A causa della natura di questo sport, i giocatori sono particolarmente vulnerabili alle lesioni alla testa e al collo. La maggior parte sono causate dal contatto accidentale o inatteso, come quando un giocatore si scontra con i compagni di squadra, avversari o la superficie di gioco.


C'è una preoccupazione significativa nel mondo sportivo e dei medici sulle conseguenze cognitive e comportamentali potenziali a lungo termine per gli atleti che soffrono di commozioni cerebrali acute o ripetute o di impatti multipli "sotto-commozionali" alla testa, i colpi alla testa che non causano sintomi [immediati] di traumi.


"La pratica dei colpi di testa, che potrebbero essere migliaia nel corso della carriera di un giocatore, comporta rischi sconosciuti, ma può contribuire in modo univoco al declino o al deterioramento cognitivo nel breve o nel lungo termine", ha detto il dottor Schweizer, neuroscienziato. "Quindi i giocatori di calcio ci danno l'occasione unica per studiare se gli impatti sotto-commozionali cumulativi influenzano il funzionamento cognitivo, come quello delle commozioni cerebrali".


Esaminando gli articoli di ricerca che avevano studiato l'incidenza della commozione cerebrale nel calcio, egli ha trovato che le commozioni cerebrali rappresentano dal 5,8 al 8,6 per cento del totale delle lesioni subite durante le partite.

  • Uno studio ha trovato che il 62,7 per cento dei giocatori di calcio universitari aveva avuto sintomi di una commozione cerebrale durante la loro carriera di gioco, ma solo il 19,2 per cento ne era coscente.
  • Un altro ha scoperto che l'81,8 per cento degli atleti che avevano subito una commozione cerebrale ne aveva sperimentato almeno due e che i giocatori con una storia di commozione cerebrale avevano una probabilità 3,15 volte maggiore di subirne un'altra, rispetto a quelli che non avevano mai avuto una commozione cerebrale.
  • Uno studio ha trovato che le commozioni cerebrali subite nel calcio rappresentavano il 15 per cento del numero totale di commozioni cerebrali di tutti gli sport; in particolare, il calcio femminile rappresentava l'8,2 per cento delle commozioni cerebrali relative allo sport, il secondo peggior risultato dopo il football americano.
  • Degli studi che hanno esaminato il meccanismo della lesione hanno trovato che il 41,1 per cento delle commozioni cerebrali era provocato dal contatto della testa con un gomito, un braccio o una mano.
  • Uno ha trovato che il 58,3 per cento delle commozioni cerebrali si è verificato durante un duello tra teste.
  • Un numero maggiore di femmine soffre di traumi da contatto con la palla o per caduta, in confronto ai maschi che hanno più contatti con altri giocatori rispetto alle femmine.
  • Difensori e portieri hanno un rischio maggiore di subire una commozione cerebrale, secondo lo studio. Il dottor Schweizer ha detto che per i portieri, il rischio diminuisce man mano che invecchiano e diventano più consapevoli di dove si trovano in qualsiasi momento in relazione ai pali della porta. Ha detto che imbottire i pali della porta potrebbe essere un modo per ridurre i traumi nei giocatori più giovani che hanno un senso delle relazioni spaziali meno sviluppato.
  • Gli studi sugli effetti a lungo termine dei colpi di testa hanno trovato maggiori deficit di memoria, di pianificazione e di percezione negli attaccanti e nei difensori, i giocatori che danno più colpi di testa.
  • Uno studio ha trovato che i giocatori professionisti, che hanno riferito la più alta prevalenza di colpi di testa durante la loro carriera, hanno ottenuto risultati più scadenti nei test di memoria verbale e visiva, nonché di attenzione.
  • Un'altra ricerca ha scoperto che i giocatori di calcio in pensione o più anziani avevano una compromissione significativa nel pensiero concettuale, nel tempo di reazione e nella concentrazione.
  • I pochi studi che hanno usato tecniche di imaging avanzate hanno rilevato dei cambiamenti fisici nel cervello dei giocatori che avevano avuto traumi.


Monica Maher, co-autrice e studente di master in neuroscienze dell'Università di Toronto, ha detto che i ricercatori hanno voluto sottolineare i possibili metodi di prevenzione delle lesioni: "Usare un casco protettivo, limitare i colpi di testa, sottolineare la tecnica corretta per colpire di testa ai bambini più piccoli e aumentare l'informazione sulla commozione cerebrale sono tutti suggerimenti che forse possono aiutare a diminuire l'incidenza delle lesioni cerebrali e degli effetti conseguenti a lungo termine".

 

 

 

 

 


FonteSt. Michael's Hospital.

Riferimenti: Monica E. Maher, Michael Hutchison, Michael Cusimano, Paul Comper, Tom A. Schweizer. Concussions and heading in soccer: A review of the evidence of incidence, mechanisms, biomarkers and neurocognitive outcomes. Brain Injury, 2014; 1 DOI: 10.3109/02699052.2013.865269

Pubblicato da Leslie Shepherd in stmichaelhospital.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

I tuoi ricordi sono governati da timer nascosti nel tuo cervello

10.12.2025 | Ricerche

Uno dei compiti più essenziali del cervello è decidere quali esperienze immagazzinare co...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)