Associazione tra estrogeni e 14 fattori di rischio modificabili della demenza (Fonte: Gregory et al / Alz&Dem)
La Women's Brain Foundation annuncia una nuova revisione pubblicata su Alzheimer's & Dementia, che ha identificato gli estrogeni come un potenziale anello mancante che collega diversi fattori di rischio modificabili per la demenza - come colesterolo, fumo e depressione - con la maggiore vulnerabilità delle donne alla malattia. Lo studio riunisce decenni di ricerca per esaminare come, attraverso le fasi della vita, gli estrogeni, sia endogeni che esogeni, interagiscono con i fattori di rischio noti della demenza.
Guidato dalla dott.ssa Sarah Gregory (Università di Edimburgo) in collaborazione con un team internazionale che abbraccia Europa e Nord America, tra cui ricercatori della Women’s Brain Foundation (Svizzera), del Barcelonaβeta Brain Research Center (Spagna), del Trinity College di Dublino (Irlanda), dell’Università di Chicago (USA) e del Global Brain Health Institute, tra gli altri, lo studio sottolinea come le transizioni ormonali, dal menarca alla menopausa, possano influenzare le traiettorie di salute del cervello per tutta la vita.
“Gli estrogeni hanno un ruolo fondamentale nel modellare la salute del cervello delle donne, influenzando i principali percorsi biologici che collegano i fattori di rischio cardiovascolare, metabolico e cognitivo alla demenza”, ha affermato la dott.ssa Antonella Santuccione Chadha, CEO e fondatrice della Women’s Brain Foundation. "Una comprensione più profonda di quando e come si verificano questi cambiamenti ormonali, soprattutto intorno alla menopausa, può aprire finestre cruciali per la prevenzione. Una delle domande più importanti che dobbiamo affrontare è perché alcune donne attraversano la peri- e la menopausa senza implicazioni importanti, mentre altre sperimentano un declino cognitivo o addirittura sviluppano malattie neurodegenerative".
La revisione evidenzia che:
- Gli estrogeni interagiscono fortemente con diversi fattori di rischio modificabili della demenza, in particolare colesterolo LDL, fumo e depressione, suggerendo possibili opportunità di intervento.
- La perdita di estrogeni dopo la menopausa può contribuire ad un aumento del rischio vascolare e metabolico, sottolineando l’importanza di interventi tempestivi sugli ormoni e sullo stile di vita.
- Permangono lacune nella ricerca, soprattutto per quanto riguarda aree sotto-esplorate come inquinamento atmosferico, istruzione, isolamento sociale e consumo di alcol.
- Gli studi futuri devono includere popolazioni più diversificate e dati longitudinali per comprendere appieno gli effetti neuroprotettivi degli estrogeni nel corso della vita.
"Si è trattato di un grande sforzo di squadra per rivedere l'attuale base di prove e capire se esistono associazioni note tra estrogeni e fattori noti di rischio modificabili per la demenza", afferma la dott.ssa Sarah Gregory, prima autrice di questa pubblicazione. "Comprendere le associazioni e le interazioni tra ormoni sessuali e fattori di rischio modificabili può fornirci nuove informazioni sul motivo per cui le donne hanno una maggiore vulnerabilità alla demenza rispetto agli uomini. La nostra revisione suggerisce che abbiamo bisogno di molte più ricerche per comprendere le interazioni con il rischio sia dal punto di vista del sesso che da quello del genere".
La revisione discute anche le implicazioni etiche, sociali e politiche relative all’accesso ai trattamenti ormonali in tutto il mondo, evidenziando come i fattori socioeconomici e culturali possano influenzare sia l’esposizione che gli esiti degli interventi basati su estrogeni.
Fonte: Women's Brain Foundation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: S Gregory, [18], G Muniz-Terrera. Associations of estrogen with modifiable and non-modifiable risk factors for dementia: A narrative review. Alz&Dem, 2025, DOI
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