Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Supportare i caregiver ad aiutare le persone con demenza a mangiare a casa

Per molte persone con demenza e i loro caregiver familiari, i pasti non sono picnic.

L'ambiente domestico può porre sfide sia al paziente che a chi se ne occupa: confusione e problemi funzionali legati alla demenza e alla mancanza di supporto per amici e familiari scaraventati in quel ruolo, solo per citarne alcuni.

Un nuovo studio condotto da ricercatori della Ohio State University, pubblicato di recente su The Gerontologist, ha gettato le basi per un intervento futuro progettato per aiutare i caregiver a stabilire una routine di pasti sicura e praticabile per le persone con demenza che vivono a casa.

Oltre a spiegare i vari ostacoli ai pasti dei pazienti, le interviste con una serie di professionisti sanitari hanno identificato le strategie per rendere più agevole il pranzo. Tra queste: ridurre le distrazioni e eliminare il disordine, usare segnali scritti e sfruttare l'assistenza che può provenire da un programma nutrizionale di comunità come i pasti pronti consegnati a domicilio.

La prima autrice Lisa Juckett, assistente prof.ssa di terapia occupazionale alla Ohio State University, ha detto:

“Sta tutto nel tenere le cose semplici. Come possiamo mantenere quell'ambiente il più semplice possibile in modo che le persone non siano distratte e tengano l'attenzione sul cibo?.

"Per le persone con demenza, non è solo «Mi dimentico di mangiare e quindi è per questo che sono a rischio di malnutrizione», come potrebbero pensare alcuni. È la combinazione di tutti questi altri fattori che entrano davvero in gioco, che rendono complesso mangiare: è molto più che portare una forchetta in bocca".

Oltre l'80% delle persone con demenza negli Stati Uniti vive a casa, secondo i Centri Controllo e Prevenzione Malattie. Si stima che il 60% dei pazienti a casa non sia in grado di mangiare da solo o preparare abitualmente il cibo. La Juckett spiega:

"Sappiamo che la popolazione di anziani sta crescendo e vive più a lungo, ma ciò non significa che vivano più sani e senza malattie. Si prevede che l'Alzheimer e le demenze correlate siano in aumento nei prossimi decenni e si stima che il sistema sanitario non sarà in grado di tenere il passo per affrontare le esigenze delle persone con demenza.

"Ciò pone più oneri sui caregiver che non sono pagati per farlo, ma vogliono che i loro cari rimangano a casa, perché è lì che la maggior parte delle persone vuole invecchiare, a casa e nella comunità che hanno scelto.

"Nonostante esistano organizzazioni che tengono sessioni di formazione o gruppi di supporto e offrono risorse educative sulla cura dei pazienti con demenza a casa, un caregiver stressato e sopraffatto potrebbe non essere in grado, o non volere, prendere quella strada.

"Volevamo dare ai caregiver azioni e strategie attuabili che possono provare con i cari a casa perché hanno già molto da fare".

La Juckett ha intervistato 20 professionisti il cui lavoro prevedeva la fornitura di cure di comunità a persone con demenza, come infermieri professionali, logopedisti, assistenti sociali, terapeuti occupazionali, consulenti e dietisti qualificati, nonché personale del più grande fornitore di pasti pronti a domicilio in Ohio.

I colloqui hanno identificato le principali sfide per i pasti a casa. Per le persone con demenza, la compromissione cognitiva implica che dimenticano di mangiare, non riconoscono il cibo non sicuro e si distraggono durante la preparazione e il pranzo. Alcuni mancano anche della capacità funzionale di aprire pacchetti e gestire un forno a microonde.

Un ambiente domestico ingombro pone rischi di caduta, i suoni radio e televisivi possono essere distraenti e persino una tovaglia a motivi può causare confusione visiva. Oltre a questi fattori, l'allenamento del caregiver non copre in genere queste complessità attorno ai pasti in casa. Le strategie raccomandate nello studio tengono conto di questi ostacoli. I professionisti hanno consigliato di:

  • abbassare le distrazioni uditive e visive;
  • eliminare il disordine casalingo, sgomberare i percorsi e migliorare l'illuminazione;
  • fornire istruzioni scritte per guidare le attività dei pazienti ai pasti.

Stabilire un'associazione tra un tavolo e il pranzo può migliorare la routine, ma per le persone con demenza che preferiscono mangiare sul divano, assicurarsi che siano seduti in posizione verticale può aiutare a tenerli al sicuro quando ingoiano.

Si consiglia inoltre ai caregiver di richiedere una valutazione clinica dell'ambiente domestico per ricevere una guida individuale. Se ciò non è possibile, ha detto la Juckett, è qui che può aiutare un programma di pasti pronti consegnati a domicilio: il personale e i volontari che vedono i destinatari dei pasti ogni giorno o ogni settimana possono fare attenzione che siano attuati i suggerimenti comportamentali o casalinghi del referente o del coordinamento dei servizi.

"I pasti consegnati a domicilio potrebbero essere potenti per affrontare le esigenze delle persone con demenza, ovviamente, ma anche per fornire un po' di sollievo e un onere minore anche al caregiver", ha detto la Juckett.

La Juckett ha iniziato le interviste con i caregiver e le persone con demenza per capire quanto le loro esperienze si allineano con ciò che dicevano i professionisti della salute. Da lì, il lavoro si sposterà allo sviluppo dei componenti principali di un intervento incentrato sui pasti in casa e alla messa a prova della sua efficacia.

"Non vogliamo formulare raccomandazioni che aumentano l'onere dei caregiver", ha detto. "Spesso si ignora quanto lavoro va nell'assistenza".

 

 

 


Fonte: Emily Caldwell in Ohio State University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: LA Juckett, [+4], KS Thomas. Supporting mealtime participation among people living with dementia at home: Challenges and strategies for caregivers. The Gerontologist, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)