Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dieta e malattie neurologiche: gli approcci nutrizionali low carb si confermano strategie promettenti

Presentati i risultati nel corso del Convegno “Nutrizione, neurodegenerazione e neuroinfiammazione”: drastica riduzione della frequenza e minore assunzione di farmaci sintomatici per un sensibile e globale miglioramento della qualità di vita.

Non si sono fatti certo attendere gli incoraggianti risultati legati all’applicazione della terapia chetogenica sui 35 pazienti affetti da emicrania che la Clinica neurologica del DAME, dopo un percorso di tre mesi, ha presentato sabato 11 dicembre a Bibione nel corso del Convegno “Nutrizione, neurodegenerazione e neuroinfiammazione”, organizzato con il supporto di Metagenics Academy.


"La dieta è stata modulata in base alle specifiche esigenze del paziente" – ha spiegato durante l’evento la responsabile scientifica, Prof.ssa Mariarosaria Valente, della Clinica Neurologica dell’ASUFC e docente di Neurologia presso il DAME UniUD – "Per esempio, solo a  quanti avevano anche la necessità di perdere peso è stata applicata una very low calories chetogenic diet che ha portato ad un mantenimento della massa magra e, allo stesso tempo, ad una riduzione importante di quella grassa con un netto miglioramento della composizione corporea. I dati raccolti ad oggi sono certamente confortanti e testimoniano l’indubbia efficacia di questo protocollo che dev’essere fatto solo ed esclusivamente da personale esperto e come profilassi, fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato".


"Un regime ipoglucidico, normoproteico, iperlipidico e soprattutto 'sartoriale', da costruire sulle caratteristiche specifiche del soggetto interessato per non incorrere in pericolosi errori, tipici, soprattutto, del fai da te", ha sottolineato la dott.ssa Francesca Filippi, nutrizionista dell’équipe della Clinica Neurologica, durante il pomeriggio di lavori dedicato proprio agli aspetti più pratici del protocollo, dalle modalità di costruzione a quelle di monitoraggio di efficacia utilizzando, per esempio, la valutazione della chetonemia, ovvero la rilevazione del numero di corpi chetonici sviluppati dal paziente in seguito a forte riduzione glucidica e utilizzati dall’organismo come substrato energetico alternativo.


"Si tratta di un parametro che si rileva attraverso prelievo di sangue e che ancora non è chiaro", ha ricordato la dott.ssa Filippi, menzionando anche gli ottimi risultati del protocollo su alcuni pazienti trattati, affetti da malattie rare, "In base a quanto riportato in letteratura, per valutare se un paziente stia seguendo correttamente il regime prescritto, il numero di corpi chetonici sviluppati dovrebbe coincidere con un determinato valore numerico. Dalla nostra esperienza abbiamo invece rilevato che il successo della terapia è indipendente da questo dato".


"Efficace anche per la riduzione dell’infiammazione nella malattia di Alzheimer, come sottolineato dal dott. Francesco Francini, sebbene ancora in fase sperimentale nei pazienti con demenza e morbo di Parkinson", ha ricordato il dott. Andrea Bernardini (ASUFC), "il regime chetogenico ha già dato risultati confortanti e concreti nel trattamento della Sclerosi Multipla, come confermato da «Che fatica», in corso presso la Clinica Neurologica e di Neuro riabilitazione".


"Si tratta di uno studio open label a singolo braccio che vede coinvolti attualmente 15 pazienti sottoposti a regime chetogenico per un periodo di sei mesi e valutati, prima e dopo la dieta, attraverso una serie di esami di laboratorio, neurofisiologici, di risonanza magnetica funzionale, di questionari e scale cliniche",
ha precisato il dott. Riccardo Garbo, Specializzando in Neurologia. "Dai dati preliminari di cui ora disponiamo sembra esserci un netto miglioramento in questi pazienti in particolare sul sintomo fatica e su alcuni correlati tra cui qualità del sonno, stress e tono dell’umore. Questo, verosimilmente, in relazione anche all’azione anti-infiammatoria della dieta chetogenica".


Non solo cheto, nella seconda edizione del Convegno, sospeso l’anno scorso a causa della pandemia da Covid 19 e riproposto dunque quest’anno come preziosa occasione per esplorare anche altri promettenti approcci nutrizionali, strategici nella gestione delle malattie neurologiche, a partire dalla dieta mima digiuno di cui esistono già importanti evidenze soprattutto in ambito oncologico.


"Si tratta di un programma di restrizione calorica di cinque giorni, da seguire periodicamente, e basato sull’assunzione di fonti vegetali, principalmente", ha evidenziato la dott.ssa Francesca Valdemarin, nutrizionista dell’équipe della Clinica, ricordando che il metodo dietetico consentirebbe dunque al corpo di nutrirsi mantenendo tuttavia gli stessi effetti di un digiuno a solo acqua. "Durante gli altri giorni si dovrebbe poi optare per un protocollo antinfiammatorio così da riuscire mantenere i benefici acquisiti".


"Un tema, quello dell’infiammazione e soprattutto della sua risoluzione, su cui è ormai chiaro il ruolo chiave delle proresolvine, mediatori lipidici derivati da acidi grassi polinsaturi, prodotti nel sito dell'infiammazione a conclusione del processo infiammatorio acuto", ha spiegato il dott. Maurizio Salamone, Direttore scientifico di Metagenics Italia. "Agiscono non come antinfiammatori ma come gli unici segnali naturali agonisti della risoluzione, orchestrando numerosi meccanismi fisiologici predeterminati geneticamente e orientati al ritorno all'omeostasi sistemica e alla guarigione dei tessuti coinvolti".


A completamento del percorso, in chiusura di evento, un focus sull’importanza del processo di alcalinizzazione del sistema linfatico dell’organismo, attraverso un’opportuna combinazione di alimenti ed elementi naturali per il riequilibrio e la liberazione del potenziale energetico del corpo.


"Consumando alimenti che permettano di mantenere i valori del PH il più vicino possibile alla 'neutralità' sarà possibile sconfiggere il senso di stanchezza e intorpidimento, avere più lucidità e sviluppare quelle performance fisiche e mentali necessarie per portare a termine i propri obiettivi e rendere più qualitativo il proprio tempo", ha spiegato Alex Viola, che ha scoperto i benefici dell’alcalinizzazione durante un periodo di allenamento tattico militare nei kibbutz in Israele. "Le pratiche di questo stile di vita hanno un’origine molto antica, millenaria, e sono state tramandate nel tempo. Io le ho approfondite, raccolte e codificate per essere applicate nella vita di oggi".

 

 

 


Fonte: Università di Udine

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.