Un nuovo studio dimostra che un neurologo dal suo studio è in grado di fornire efficaci cure specialistiche alle persone con Parkinson che vivono a migliaia di chilometri di distanza.
Per gli individui con tale condizione - molti dei quali non hanno mai visto uno specialista - queste "visite domiciliari virtuali" potrebbero consentire di vivere in modo indipendente, mentre gestiscono efficacemente i sintomi della malattia.
"L'idea che siamo in grado di fornire assistenza alle persone con Parkinson, indipendentemente da dove vivono, è un concetto sia semplice che rivoluzionario", ha detto Ray Dorsey, MD, MBA, neurologo del Medical Center della University of Rochester (URMC), e autore senior dello studio che è apparso ieri sulla rivista Neurology: Clinical Practice. "Questo studio dimostra che, usando essenzialmente la stessa tecnologia che impiegano i nonni per parlare ai nipoti, possiamo ampliare l'accesso alle cure specialistiche note per migliorare la qualità della vita e la salute dei pazienti".
Lo studio è stato finanziato dalla Fondazione Verizon, da Medtronic, e dal sito per pazienti PatientsLikeMe. "Il lavoro del dr Dorsey con i pazienti di Parkinson esemplifica il tipo di innovazione previdente e guidata dalla tecnologia, che la Fondazione Verizon cerca di sostenere", ha detto Anthony A. Lewis, vice presidente degli affari governativi per la regione medio-atlantica di Verizon. "La tecnologia può rendere accessibile a tutti l'assistenza sanitaria di qualità e portare ai pazienti cronici i servizi tanto necessari che non potrebbero altrimenti ricevere a causa di motivi geografici o finanziari".
Più del 40 per cento delle persone con Parkinson non vedono un neurologo, aumentando il proprio rischio di esiti carenti di salute. Ad esempio, le persone con la malattia che non vedono uno specialista hanno il 20 per cento in più di probabilità di cadere e rompersi un'anca, il 20 per cento in più di finire in una struttura d'assistenza specializzata, e il 20 per cento in più di probabilità di morire.
La geografia è spesso un fattore determinante per vedere uno specialista da parte di chi ha il Parkinson. I neurologi con una specializzazione in disturbi del movimento, come il morbo di Parkinson, tendono a concentrarsi nei grandi centri medici accademici. Inoltre, la natura della malattia - in particolare l'impatto sul movimento, l'equilibrio e la coordinazione - può rendere irrealizzabile un lungo viaggio fino allo studio del medico. "Abbiamo molti neurologi nel paese che possono prendersi cura delle persone affette da Parkinson, ma a causa della distanza, della disabilità, e della distribuzione dei medici, molti pazienti hanno difficoltà a vedere uno specialista", ha detto Dorsey.
Lavorando con PatientsLikeMe, lo studio ha invitato le persone con Parkinson che vivevano nei cinque Stati in cui Dorsey è autorizzato ad esercitare la professione medica (California, Delaware, Florida, Maryland e New York) a ricevere una consulenza gratuita via telemedicina nel comfort della propria casa. I partecipanti hanno scaricato un software sicuro di videoconferenza via rete, sviluppato da Vidyo, azienda Californiana. La tecnologia, che è simile a Skype, richiede solo un computer collegato a Internet e una webcam.
Con questo sistema, Dorsey ha visto più di 50 persone con Parkinson, che vanno da individui al terzo parere a quelli che stavano vedendo un neurologo per la prima volta. Praticamente tutte le visite hanno portato a raccomandazioni per il trattamento, compreso l'aumento di esercizio fisico (86 per cento), variazione dei farmaci attuali (63 per cento), aggiunta di nuovi farmaci (53 per cento), e discussioni su possibili opzioni chirurgiche (10 per cento). La soddisfazione del paziente con la cura via telemedicina ha superato il 90 per cento.
Il Parkinson si presta particolarmente alla telemedicina perché molti aspetti della diagnosi e del trattamento della malattia sono "visivi", per cui l'interazione con il medico consiste principalmente nell'osservare il paziente che esegue alcuni compiti come tenere distese le braccia in avanti, camminare e ascoltare la storia del paziente. "James Parkinson ha descritto la condizione nel 1817 guardando la gente che camminava nel parco", ha detto Dorsey. "Questa è solo una applicazione del 21° secolo di quel principio di osservazione".
Gli autori concludono che questo approccio potrebbe essere applicato anche ad una serie di altre condizioni croniche, dall'autismo all'Alzheimer, dal diabete all'insufficienza cardiaca congestizia. Nell'insieme le malattie croniche colpiscono oltre 140 milioni di americani e sono responsabili dell'84 per cento delle spese sanitarie.
[...]
Fonte: University of Rochester Medical Center.
Riferimenti: Vinayak Venkataraman, Sean J. Donohue, Kevin M. Biglan, Paul Wicks, E. Ray Dorsey. Virtual visits for Parkinson disease. Neurology: Clinical Practice, December 2013,
Pubblicato in urmc.rochester.edu (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |