Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Etichettare l'obesità come malattia può avere un prezzo psicologico

I messaggi che descrivono l'obesità come una malattia possono minare i comportamenti e le convinzioni salutari degli individui obesi, secondo un nuovo studio pubblicato su Psychological Science, la rivista della «Association for Psychological Science».


I risultati dimostrano che gli individui obesi, esposti a tali messaggi, danno meno importanza alla dieta focalizzata sulla salute e segnalano meno preoccupazione per il peso. Queste considerazioni, a loro volta, pronosticano delle scelte alimentari insalubri.


Gli scienziati psicologici Crystal Hoyt e Jeni Burnette della University of Richmond e Lisa Auster-Gussman della University of Minnesota erano interessati ad esplorare gli effetti dei messaggi su salute e dieta dopo che l'American Medical Association (AMA) ha dichiarato l'obesità (un fattore di rischio della demenza) una malattia nel giugno 2013.


"Considerando che l'obesità è una questione cruciale per la salute pubblica, una comprensione più sfumata dell'impatto del messaggio «obesità è una malattia» ha implicazioni significative per gli esiti a livello di paziente ed a livello politico", dice Hoyt. "Gli esperti hanno discusso i meriti, e i problemi della politica AMA; volevamo contribuire al dibattito portando dati piuttosto che ipotesi, e concentrarci sulle ripercussioni psicologiche".


Hoyt e colleghi hanno ipotizzato che l'etichettura dell'obesità come una malattia potrebbe favorire la convinzione che il peso non si cambia e che sono inutili i tentativi di gestire il peso, soprattutto per gli individui obesi, le stesse persone a cui sono rivolti i messaggi di salute pubblica.


I ricercatori hanno reclutato oltre 700 partecipanti per prendere parte ad un sondaggio online in tre studi diversi. I partecipanti hanno letto un articolo relativo alla salute e al peso e hanno poi risposto alle varie domande. È importante sottolineare che alcuni partecipanti hanno letto un articolo che descriveva l'obesità come una malattia, alcuni hanno letto un messaggio di salute pubblica in merito allo standard di peso, e altri hanno letto un articolo che affermava invece che l'obesità non è una malattia.


Sono stati usati i dati di altezza e peso per calcolare l'indice di massa corporea dei partecipanti e per classificare i partecipanti come "peso medio" o "obeso", in linea con le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.


I risultati mostrano che i particolari messaggi letti dai partecipanti obesi hanno un chiaro impatto sui loro atteggiamenti verso la salute, la dieta e il peso. In particolare, i partecipanti obesi che hanno letto l'articolo «l'obesità è una malattia», hanno dato meno importanza alla dieta mirata alla salute e hanno riferito meno preoccupazioni per il peso, rispetto ai partecipanti obesi che avevano letto gli altri due articoli. Hanno anche scelto le opzioni a più alto contenuto calorico quando è stato loro chiesto di scegliere un panino in un menu.


È interessante notare che questi partecipanti hanno riferito maggiore soddisfazione corporea, che, a sua volta, presuppone scelte alimentari a contenuto calorico più alto. "Nell'insieme questi risultati suggeriscono che i messaggi che ricevono gli individui sulla natura dell'obesità hanno conseguenze auto-regolamentatorie", dice Hoyt.


I ricercatori sottolineano che ci possono essere benefici nel messaggio centrato sulla malattia (come indurre una maggiore accettazione di una diversa dimensione corporea e per ridurre lo stigma), che possono aiutare gli individui obesi ad impegnarsi negli obiettivi legati al peso e alla salute. I nuovi risultati indicano tuttavia che ci possono essere alcuni costi nascosti nel messaggio "obesità = malattia", tra cui una minore motivazione a mangiare in modo sano.


Hoyt e colleghi avvertono che sono necessarie ulteriori ricerche per capire di più sia i costi che i benefici di tale messaggio sanitario prima che i risultati possano essere messi in pratica. "Nel nostro lavoro continuativo, speriamo di capire di più come il messaggio «obesità è una malattia» influenza le convinzioni sulla controllabilità del peso", dice Hoyt. "Inoltre, siamo anche interessati a indagare il ruolo di questo messaggio nel ridurre lo stigma degli obesi".


I ricercatori sperano che il loro lavoro "susciti ulteriori discussioni e indagini da parte di ricercatori e professionisti sanitari".

 

 

 

 


FonteAssociation for Psychological Science.

Riferimenti: C. L. Hoyt, J. L. Burnette, L. Auster-Gussman. "Obesity Is a Disease": Examining the Self-Regulatory Impact of This Public-Health Message. Psychological Science, 2014; DOI: 10.1177/0956797613516981

Pubblicato in psychologicalscience.org  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)