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«Non puoi fare il bagno a qualcuno a 2 metri di distanza»: difficoltà nelle case di cura a lungo termine

Nursing home negligence stats


Sono medico e direttore sanitario in due strutture di assistenza a lungo termine, la Belmont House di Rosedale e la Chester Village di Scarborough (entrambe nell'area di Toronto, in Canada). La Belmont House ha 140 ospiti in assistenza a lungo termine, e la Chester Village ne ha 203. In entrambe le strutture, la maggior parte delle camere sono private (singole), circa il 70%, in diversi piani, e la Belmont House ha un piano con un numero maggiore di camere semi private, molte delle quali con coppie che vivono insieme.


Entrambe le strutture hanno molti spazi aperti, luce solare, aree di attività e spazio esterno accessibile per le persone con demenza. I nostri ospiti sono anziani e richiedono molta assistenza, servono 10 dipendenti per ogni persona.


Tutto è sembrato cambiare per noi, e per il resto del mondo, il 13 marzo. Una delle prime cose che abbiamo fatto è stato limitare chi entrava e usciva dalla struttura, solo il personale essenziale. Abbiamo capito subito che i medici possono mettere a rischio le strutture perché lavoriamo in più luoghi, così abbiamo cambiato il protocollo per avere un medico in loco per ogni impianto. Questa è una posizione di rotazione: io sono il dottore in loco alla Chester Village al momento, ed i medici continuano a prendersi cura dei residenti, attraverso turni virtuali.


Sai quanto ognuno deve distanziarsi fisicamente e che ci è stato detto di stare a 2 metri di distanza? Questo non si può fare nell'assistenza a lungo termine. Non si può fare il bagno a una persona a 2 metri di distanza. Non si può aiutarla a vestirsi a 2 metri di distanza. Possiamo sparpagliare i residenti al momento dei pasti, ma è comunque una residenza comunitaria.


Ci sono ancora molte persone in un piccolo spazio. Ciò mette le persone a rischio. Alcune delle case che hanno avuto gravi problemi hanno spesso 4 ospiti per stanza. Siamo molto fortunati alla Chester Village che la maggior parte dei nostri residenti vive in stanze singole.


Nella fase iniziale, è diventato evidente che il personale doveva iniziare ad indossare mascherine chirurgiche, non per proteggere se stesso, ma per proteggere i residenti. Una delle nostre sfide più grandi, come gli ospedali, era che non avevamo abbastanza dispositivi di protezione individuale (DPI).


La Belmont House ha dovuto andare affannosamente alla ricerca per trovare mascherine. Hanno dovuto chiedere aiuto a medici e amici e pagare prezzi ridicoli, a volte doppi o tripli del costo normale, ma sono riusciti a ottenere le mascherine per il personale. Alla Chester Village, siamo stati fortunati ad avere un rapporto con East Toronto Family Practice Network e con il Michael Garron Hospital, che ci hanno fornito le mascherine per il nostro personale. Che ha fatto un mondo di differenza.


Hanno fatto anche molto di più. Abbiamo quelli che vengono chiamati 'team di intervento guidati da infermieri' (NLOT, nurse-led outreach teams), dove degli infermieri possono fare una visita e fornire un intervento precoce prima che un ospite debba andare al pronto soccorso. In precedenza, i NLOT intervenivano durante il normale orario di giorno, ma ora hanno ampliato il loro orario. Vengono non appena sono in grado, di solito lo stesso giorno. Sono in grado di fare cose che normalmente non fanno, come iniziare le iniezioni.


C'è anche un programma chiamato Seamless Care Optimizing the Patient Experience (SCOPE), un numero di telefono che possiamo chiamare per connetterci con gli specialisti ospedalieri. Meglio ancora, hanno un applicazione chiamata HyperCare, dove posso fondamentalmente scambiare messaggi con uno specialista, faccio una domanda e ricevo la risposta. Posso avere un consulto quasi istantaneo.

Così possiamo evitare di mandare i nostri residenti in ospedale per quanto possibile. Ora a tutti gli ospedali di Toronto vengono assegnate collaborazioni con case di cura a lungo termine, in modo che abbiano supporti simili.


Siamo stati fortunati ad essere in anticipo. La gente potrebbe non rendersi conto, ma siamo già maledettamente bravi a gestire epidemie. Abbiamo a che fare con l'influenza e malattie simili ogni anno. La differenza con le epidemie di influenza è che non c'è un vaccino e un medicinale chiamato Tamiflu che è dalla nostra parte. Abbiamo esperienza con questo genere di cose. Non appena abbiamo il sospetto che un residente possa avere il Covid-19, con sintomi atipici o respiratori, lo isoliamo, facciamo un tampone nasofaringeo e lo teniamo d'occhio.


Siamo fortunati che non ci siano stati casi positivi alla Chester Village. Abbiamo avuto un operatore positivo, ma non era sintomatico durante il lavoro, ed indossava la maschera e praticava igiene delle mani, che sono entrambi estremamente importanti. È risultato positivo pochi giorni dopo aver lavorato. Ciò nonostante, siamo stati molto diligenti nell'isolare e monitorare tutti i residenti su quel piano per due settimane. Tutti sono risultati negativi, e il nostro operatore è a posto.


È difficile per me parlare a nome dei residenti, ma io dico questo. Hanno attraversato di tutto. Hanno attraversato la grande Depressione e le guerre mondiali. Hanno esperienza di vita. Se c'è fragilità e forza allo stesso tempo, sono loro. La loro età non li mette a rischio di prendire il virus, ma le loro co-morbidità, come la demenza, li mette a rischio di esiti peggiori. Il virus non è così intelligente. Sarà altrettanto felice su un bambino come su un adulto. Ma i nostri residenti potranno sperimentare le ripercussioni più gravi.


Naturalmente c'è la paura. C'è paura tra il personale, paura di morire, paura di contrarre il Covid e portarlo a casa dalle loro famiglie, ma stanno mettendo la paura da parte e vengono a lavorare. La scaristà  di personale non è stato un problema alla Chester Village. Sono sicuro che anche alcuni dei residenti hanno paura, ma lo stanno affrontando incredibilmente bene. La figlia di una ospite voleva portarla a casa, ma lei ha rifiutato. Ha detto: “Questa è ora la mia casa. So cosa sta succedendo e io resto qui". E il nostro staff ha intensificato l'impegno e ha contribuito a facilitare le video-visite per mantenere a contatto il più possibile ospiti e famiglie.


Le strutture di assistenza a lungo termine hanno fatto del loro meglio in tempi difficili con supporto inadeguato, e con una conoscenza in continua evoluzione su quali misure di sicurezza erano migliori. Nella fase iniziale nella pandemia, c'era molta enfasi sulla preparazione degli ospedali, il che è importante, naturalmente, ma lo stesso non è stato fatto con le case di cura a lungo termine.


Io non credo che sia il momento per puntare il dito sul perché questo sta accadendo o di chi è la colpa. È un momento di unirsi tutti nell'assistenza sanitaria e affrontare questo tempo come squadra. Ecco come supereremo tutto questo.

 

 

 


Fonte: Brad Birmingham in Toronto Life (> English text) - Traduzione di Matteo Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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