Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Sonogenetica: come controllare le cellule del cervello con ultrasuoni

TRPA1 expression in neuronsNeuroni (magenta) nel cervello di topo. Il laboratorio di Chalasani ha indotto neuroni specifici ad esprimere TRPA1 (bianco), per poter essere attivati dagli ultrasuoni. (Fonte: SALK)

Gli scienziati dell'Istituto Salk in California hanno progettato cellule di mammifero perché si attivassero per mezzo di ultrasuoni. Il metodo, che il team ha usato per attivare cellule umane in un piatto e cellule cerebrali in topi viventi, apre la strada a versioni non invasive della stimolazione cerebrale profonda, dei pacemaker e delle pompe per insulina. I risultati sono stati pubblicati su Nature Communications il 9 febbraio 2022.


"Il senza-fili è il futuro per quasi tutto", afferma l'autore senior Sreekanth Chalasani, professore associato nel laboratorio di neurobiologia molecolare del Salk. "Sappiamo già che l'ultrasuono è sicuro, e che può passare attraverso ossa, muscoli e altri tessuti, rendendolo lo strumento definitivo per manipolare le cellule profonde nel corpo".


Circa un decennio fa, Chalasani è stato pioniere dell'idea di usare onde ultrasoniche per stimolare gruppi specifici di cellule contrassegnate geneticamente e ha coniato il termine 'sonogenetica' per descriverla. Nel 2015, il suo gruppo ha dimostrato nel nematode Caenorhabditis elegans, che la proteina TRP-4 rende le celle sensibili agli ultrasuoni a bassa frequenza. Quando i ricercatori hanno aggiunto TRP-4 a neuroni del C.Elegans, che di norma non hanno, sono riusciti ad attivare queste cellule con una raffica di ultrasuoni, le stesse onde sonore usate nei sonografi medici.


Quando i ricercatori hanno provato ad aggiungere TRP-4 alle cellule dei mammiferi, tuttavia, la proteina non è stata in grado di far rispondere le cellule agli ultrasuoni. Solo poche proteine ​​dei mammiferi hanno dimostrato di essere sensibili agli ultrasuoni, ma nessuna sembrava ideale per un uso clinico. Così Chalasani e i suoi colleghi hanno deciso di cercare una nuova proteina di mammiferi che rendesse le cellule altamente sensibili agli ultrasuoni a 7 MHz, considerata una frequenza ottimale e sicura.


"Il nostro approccio era diverso dagli schermi precedenti perché abbiamo deciso di cercare canali sensibili agli ultrasuoni in un modo completo", afferma Yusuf Tuvail, ex scienziato del progetto al Salk e primo coautore del nuovo studio.


I ricercatori hanno aggiunto centinaia di proteine diverse, una alla volta, a una linea cellulare comune della ricerca umana (HEK), che di solito non risponde agli ultrasuoni. Quindi, hanno sistemato ciascuna cultura cellulare in modo da riuscire a monitorare le modifiche alle cellule su stimolazione ad ultrasuoni.


Dopo aver selezionato proteine ​​per più di un anno, e aver verificato quasi 300 candidati, gli scienziati ne hanno finalmente trovata una che ha reso le cellule HEK sensibili alla frequenza di ultrasuoni da 7 MHz. La TRPA1, una proteina di canale, era nota per far rispondere le cellule alla presenza di composti nocivi e per attivare una gamma di cellule nel corpo umano, comprese le cellule del cervello e del cuore.


Ma la squadra di Chalasani ha scoperto che il canale si apriva anche in risposta a ultrasuoni nelle cellule HEK.


"Siamo rimasti davvero sorpresi", afferma il primo coautore Marc Duque, studente di scambio del Salk. "La TRPA1 è stata ben studiata nella letteratura, ma nessuno l'aveva descritta come una proteina meccano-sensibile classica che ti aspetti che risponda agli ultrasuoni".


Per verificare se il canale poteva attivare altri tipi di cellule in risposta agli ultrasuoni, il team ha usato un approccio di terapia genica per aggiungere i geni della TRPA1 umana a uno specifico gruppo di neuroni nel cervello di topi viventi. Quando hanno poi inviato ultrasuoni ai topi, si sono attivati ​​solo i neuroni con i geni della TRPA1.


I medici che trattano condizioni come il Parkinson e l'epilessia usano attualmente la stimolazione cerebrale profonda, che comporta l'impianto chirurgico di elettrodi nel cervello, per attivare determinati sottoinsiemi di neuroni. Chalasani afferma che la sonogenetica potrebbe un giorno sostituire questo approccio: il passo successivo sarà sviluppare un metodo di consegna della terapia genica che possa attraversare la barriera emato-encefalica, una cosa già studiata.


Forse presto, dice, la sonogenetica potrebbe essere usata per attivare le cellule nel cuore, come un tipo di pacemaker che non richiede alcun impianto.


"Esistono già tecniche per portare un nuovo gene, come il TRPA1, nel cuore umano"
, afferma Chalasani. "Se potessimo poi usare un dispositivo ad ultrasuoni esterno per attivare quelle cellule, ciò potrebbe davvero rivoluzionare i pacemaker".


Per ora, il suo team sta effettuando altro lavoro di base per capire come la TRPA1 rileva gli ultrasuoni:

"Per rendere più utile questa scoperta per la ricerca futura e le applicazioni cliniche, speriamo di determinare esattamente quali parti della TRPA1 contribuiscono alla sua sensibilità agli ultrasuoni, e modificarle per migliorare questa sensibilità", afferma Corinne Lee-Kubli, altra prima coautrice della ricerca ed ex postdottorato del Salk.


Stanno anche facendo piani per eseguire un'altra selezione di proteine ​​sensibili agli ultrasuoni, cercando questa volta proteine ​​che possono inibire, o spegnere, l'attività di una cellula in risposta agli ultrasuoni.

 

 

 

 


Fonte: Salk Institute (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Marc Duque, Corinne Lee-Kubli, Yusuf Tufail, Uri Magaram, Janki Patel, Ahana Chakraborty, Jose Mendoza Lopez, Eric Edsinger, Aditya Vasan, Rani Shiao, Connor Weiss, James Friend, Sreekanth Chalasani. Sonogenetic control of mammalian cells using exogenous Transient Receptor Potential A1 channels. Nature Communications, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)