Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le proteine chiave dell'Alzheimer

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le proteina chiave dell'AlzheimerUn nuovo studio rivela che la capacità del cervello di eliminare l'ingrediente principale delle placche di Alzheimer rallenta con l'età (le placche sono rosse in questa immagine). I risultati potrebbero aiutare a spiegare perché il rischio della malattia aumenta con l'età. (Immagine: John Cirrito)Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio raddoppia ogni cinque anni, e si stima che oltre il 40 per cento degli over-85 vivono con questa condizione devastante.


I ricercatori della Washington University di St. Louis hanno identificato alcuni dei cambiamenti fondamentali nel cervello che invecchia, che determinano un aumento del rischio.


Le modifiche ruotano attorno all'amiloide-beta 42, un ingrediente principale delle placche cerebrali di Alzheimer. La proteina, un sottoprodotto naturale dell'attività cerebrale, di norma è eliminata dal cervello prima che possa raggrupparsi in placche. Gli scienziati da molto tempo sospettano che sia un determinante primario della malattia.


"Abbiamo scoperto che le persone tra 30 e 40 anni di solito hanno bisogno di circa 4 ore per eliminare la metà dell'amiloide-beta 42 dal cervello", ha detto l'autore senior Randall J. Bateman MD, professore emerito di Neurologia. "In questo nuovo studio, dimostriamo che dopo gli 80 anni, ci vogliono più di 10 ore".


Il rallentamento della rimozione si traduce in un aumento dei livelli di amiloide-beta 42 nel cervello. Livelli più elevati di proteina aumentano le probabilità che essa si raggrumi formando le placche di Alzheimer.


I risultati sono apparsi on-line in Annals of Neurology. Per lo studio, i ricercatori hanno testato 100 volontari da 60 a 87 anni di età. La metà di loro aveva segni clinici di Alzheimer, come ad esempio i problemi di memoria. Le placche avevano cominciato a formarsi nel cervello di 62 partecipanti.


I soggetti si sono sottoposti a valutazioni fisiche e mentali dettagliate, comprese scansioni cerebrali per verificare la presenza di placche. I ricercatori hanno anche studiato il fluido cerebrospinale dei partecipanti usando una tecnologia sviluppata da Bateman e dal co-autore David Holtzman MD, professore e direttore del Dipartimento di Neurologia alla Washington University. La tecnologia, chiamata «cinetica collegata a isotopi stabili» (stable isotope-linked kinetics - SILK) ha permesso ai ricercatori di monitorare la produzione e l'eliminazione dell'amiloide-beta 42 e di altre proteine ​​del corpo.


Nei pazienti con evidenza di placche, i ricercatori hanno osservato che l'amiloide-beta 42 sembra avere più probabilità di abbandonare il liquido che bagna il cervello e di raggrupparsi in placche. La ridotta eliminazione dell'amiloide-beta 42, come quella presente nei partecipanti più anziani, è stata associata a sintomi clinici di Alzheimer, come perdita di memoria, demenza e cambiamenti di personalità.


Gli scienziati ritengono che il cervello elimina l'amiloide-beta in quattro modi: spostandola alla spina dorsale, spingendola attraverso la barriera emato-encefalica, scomponendola o assorbendola con altre proteine, o depositandola nelle placche.


"Attraverso ulteriori studi come questo, speriamo di identificare quale dei primi tre canali per lo smaltimento dell'amiloide-beta rallentano quando il cervello invecchia", disse Bateman. "Questo ci può aiutare negli sforzi per sviluppare nuovi trattamenti".

 

******
Questa ricerca è stata finanziata dai National Institutes of Health, dalla Adler Foundation e da regali filantropici di Edwin e Barbara Shifrin e Jeff Roschman.

 

 

 


Fonte: Michael C. Purdy in Washington University in St. Louis (> English text) -Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Patterson BW, Elbert DL, Mawuenyega KG, Kasten T, Ovod V, Ma S, Xiong C, Chott R, Yarasheski K, Sigurdson W, Zhang L, Goate A, Benzinger T, Morris JC, Holtzman D, Bateman RJ. Age and amyloid effects on human central nervous system amyloid-beta kinetics. Annals of Neurology, online July 20, 2015. DOI: 10.1002/ana.24454

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.