Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificati quattro nuovi geni di rischio per l'Alzheimer

Nel più ampio studio di questo tipo, ricercatori di un consorzio di 44 università e istituti di ricerca negli Stati Uniti, tra cui il Medical Center della Rush University, hanno identificato quattro nuovi geni legati all'Alzheimer. Ogni gene, individualmente, aggiunge rischio di avere questa comune forma di demenza con l'invecchiamento.

I risultati, pubblicati nel numero di aprile di Nature Genetics, offrono nuove intuizioni sulle cause alla base della malattia di Alzheimer.

"Questo è un passo in avanti in questo campo grazie ai molti scienziati in tutto il paese che lavorano insieme da diversi anni", ha detto il dottor David Bennett, direttore dell'Alzheimer's Disease Center della Rush. "Questi risultati aggiungono informazioni chiave necessarie per comprendere le cause dell'Alzheimer e dovrebbero aiutare a scoprire nuovi approcci per il trattamento e la prevenzione". Nello studio, l'Alzheimer's Disease Genetics Consortium ha condotto un'analisi genetica su più di 11.000 persone con Alzheimer e quasi lo stesso numero di persone anziane che non avevano sintomi di demenza.

L'Alzheimer's Disease Center della Rush ha riunito i dati clinici e genomici di più di 1500 partecipanti in due dei suoi studi di "premier cohort", il Religious Orders Study Rush e il Memory and Aging Project Rush. Tre altri consorzi hanno contribuito a confermare i dati di altre persone, portando il numero totale di persone analizzato a più di 54.000. Il consorzio ha inoltre contribuito alla identificazione di un quinto gene come riportato da altri gruppi di ricercatori provenienti dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dalla Francia, e da altri paesi europei.

Fino a poco tempo fa, erano stati confermati solo quattro geni associati all'insorgenza tardiva dell'Alzheimer. Il gene per l'apolipoproteina E-e4 (l'APOE-e4, individuato oltre 15 anni fa) ha il più grande effetto sul rischio. Negli ultimi due anni, tre geni supplementari sono stati identificati: CR1, CLU e BIN1. Il presente studio ne aggiunge altri quattro (MS4A, CD2AP, CD33 e EPHA1) e contribuisce alla identificazione e alla conferma di altri due (BIN1 e ABCA7), raddoppiando così il numero di geni noti per avere un ruolo nell'Alzheimer.

L'identificazione di nuovi geni associati all'Alzheimer fornisce indicazioni importanti sulle cause della malattia, informazioni critiche per la scoperta di farmaci. I trattamenti attualmente disponibili hanno efficacia solo marginale. Inoltre, gli studi genetici possono aiutare i ricercatori a capire i meccanismi patogenetici che iniziano nel cervello molto prima della comparsa dei sintomi, distruggendo infine ampie parti del cervello e provocando la perdita completa della capacità cognitive. Un obiettivo primario degli studi genetici è quello di aiutare ad identificare chi è a rischio di sviluppo della malattia, importante sopratutto quando le misure di prevenzione saranno disponibili.

Attualmente, i ricercatori sulla genetica dell'Alzheimer, stanno collaborando su uno studio analogo ancora più grande. La Alzheimer's Association negli Stati Uniti e la Foundation Plan Alzheimer in Francia hanno finanziato la formazione della International Genomics of Alzheimer's Project, i cui membri si sono incontrati per la prima volta nel novembre 2010 a Parigi.

Il presente studio è stato finanziato dal National Institute on Aging (NIA), parte dei National Institutes of Health, che comprende 29 Alzheimer Disease Centers, il National Alzheimer's Coordinating Center, il NIA Genetics of Alzheimer's Disease Data Storage Site, il NIA Late Onset Alzheimer's Disease Family Study e il National Cell Repository for Alzheimer's Disease.

 


Fonte: Materiale del Rush University Medical Center, via EurekAlert!, un servizio di AAAS. 

Riferimento: Naj et al. Common variants at MS4A4/MS4A6E, CD2AP, CD33 and EPHA1 are associated with late-onset Alzheimer's disease . Nature Genetics , 2011; DOI: 10.1038/ng.801

Pubblicato su ScienceDaily il 4 Aprile 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.