Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Necroptosi: nuovo percorso di morte cerebrale nell'Alzheimer

Simona Belfiore ricercatrice del Banner HealthLa ricercatrice Simona Belfiore del Centro Ricerca Malattie Neurodegenerative dell'ASU-Banner, esamina il tessuto cerebrale per individuar i segni rivelatori dell'Alzheimer. (Foto: Deanna Dent, Arizona State University)

L'Alzheimer ferisce tragicamente il cervello, i ricordi e, in ultima analisi, la personalità delle sue vittime. Attualmente colpisce 5 milioni di americani ed è la sesta causa di morte negli Stati Uniti; manca tuttora una cura, perché non conosciamo gli eventi biologici precisi che lo innescano.


In un nuovo studio pubblicato alcuni giorni fa, il neuroscienziato Salvatore Oddo dell'Arizona State University-Banner Health e i suoi colleghi del Phoenix’s Translational Genomics Research Institute (TGen), così come dell'Università della California di Irvine e del Mount Sinai di New York, hanno identificato un nuovo modo per cui nell'Alzheimer le cellule cerebrali sono destinate a morire.


Il gruppo di ricerca ha trovato la prima prova che l'attivazione di un percorso biologico chiamato necroptosi, che causa perdita neuronale, è strettamente connesso con la gravità dell'Alzheimer, il declino cognitivo e la perdita estrema di tessuto e di peso del cervello, tutti caratteri avanzati della malattia.


"Prevediamo che i nostri risultati porteranno a una nuova area di ricerca sull'Alzheimer, focalizzata sui ulteriori dettagli del ruolo della necroptosi e sullo sviluppo di nuove strategie terapeutiche volte a bloccarla", ha detto Oddo, autore senior di questo studio, scienziato del ASU-Banner Neurodegenerative Disease Research Center al Biodesign Institute e professore associato della Facoltà di Scienze della Vita.


I risultati sono apparsi nella pre-edizione online di Nature Neuroscience.


La nicroptosi, che induce le cellule a scoppiare dall'interno verso l'esterno, è innescata da una triade di proteine. Si è dimostrato che ha un ruolo centrale nella sclerosi multipla e nella malattia di Lou Gehrig (sclerosi laterale amiotrofica, o ALS), e ora per la prima volta, anche nell'Alzheimer.


"Non c'è dubbio che il cervello delle persone con Alzheimer ha meno neuroni", ha detto Oddo. "Il cervello è molto più piccolo e pesa meno; si riduce perché i neuroni stanno morendo. Questo lo sappiamo da 100 anni, ma finora non avevamo capito il meccanismo".

 

Collegamenti con l'Alzheimer

La necroptosi è stata considerata inizialmente una conseguenza dell'infiammazione, una patologia comune nell'Alzheimer. Sono 3 le proteine ​​cruciali coinvolte nell'insorgenza della necroptosi: RIPK1, RIPK3 e MLKL. Lo studio descrive un evento chiave nel processo di necroptosi quando RIPK1 e RIPK3 formano una struttura filamentosa chiamata necrosoma. La formazione del necrosoma sembra avviare il processo di necroptosi, che attiva la MLKL, che a sua volta danneggia i mitocondri della cellula, portando alla morte cellulare.


Winnie Liang, assistente di TGen, direttrice di TGen Scientific Operations e direttrice del Collaborative Sequencing Center di TGen, ha affermato che la MLKL causa la necroptosi e provoca alla fine la morte cellulare: "In questo studio, mostriamo per la prima volta che la necroptosi è attiva nell'Alzheimer, fornendo un meccanismo plausibile alla base della perdita neuronale in questo disturbo", ha affermato la Liang, che ha contribuito alle analisi sull'espressione genica eseguite nello studio.


Per esplorare la necroptosi, il team di ricerca ha usato molteplici campioni di campioni umani ottenuti dal Programma Donazione Cervello e Corpo, attivo al Banner Sun Health Research Institute, e dal Mount Sinai VA Medical Center Brain Bank.


All'inizio, i ricercatori hanno misurato RIPK1, RIPK3 e MLKL in una regione specifica del cervello che di solito è devastata dalla perdita di cellule durante l'avanzata dell'Alzheimer: il giro temporale. I risultati hanno mostrato che nel cervello delle persone con Alzheimer, durante la necroptosi, questi marcatori sono più alti.


Successivamente, hanno identificato la cascata molecolare dell'attivazione della necroptosi, con la RIPK1 che attiva la RIPK3 legandosi ad essa. Questo complesso proteico si lega e attiva la MLKL. L'analisi del mRNA e della proteina ha rivelato livelli elevati sia di RIPK1 che di MLKL nei tessuti del cervello postmortem dei pazienti con Alzheimer, quando confrontati con cervelli normali postmortem.


Inoltre, hanno dimostrato che l'attivazione della necroptosi è correlata con la proteina tau. Anche se è un fatto intrigante, la necroptosi non è sembrata essere collegata all'altra caratteristica fisiologica principale della patologia di Alzheimer, la placca di amiloide-beta.

 

Motori del declino

Per valutare la relazione tra i livelli proteici necroptotici e la salute cognitiva, lo studio ha rivisto i punteggi di pazienti il ​​cui tessuto cerebrale postmortem è stato valutato per la necroptosi. I risultati hanno mostrato un'associazione significativa tra RIPK1 e MLKL e punteggi inferiori dell'esame Mini-Mental State (MMSE), un valore ampiamente usato per valutare la cognizione.


Data la relazione stabilita tra necroptosi e patologia di Alzheimer, compresa la perdita di cellule e il deficit cognitivo conseguente, lo studio ha cercato di inibire il processo per studiare gli effetti dinamici sulla morte cellulare e sulla perdita di memoria.


Poiché tali esperimenti non sono possibili nelle persone, il team ha dimostrato in topi modello della malattia che la riduzione dell'attivazione del percorso necroptico riduce la perdita di cellule e migliora le prestazioni nelle attività legate alla memoria, offrendo nuova speranza di terapie umane per fermare o invertire gli effetti dell'Alzheimer.


I risultati mostrano che l'inibizione dell'attivazione della necroptosi attraverso il blocco del RIPK1 impedisce la perdita di cellule nei topi. Concludendo, i topi con attivazione inibita delle vie di necroptosi hanno ottenuto risultati significativamente migliori nei test di memoria spaziale che coinvolgono la navigazione in un labirinto dell'acqua.

 

Nuova comprensione, nuova speranza

Lo studio apre una nuova finestra sulla ricerca di Alzheimer e offre speranza per terapie che mirano alla perdita di cellule nel cervello, un risultato inevitabile e devastante della progressione dell'Alzheimer.


Oddo sottolinea che RIPK1, RIPK3 e MLKL sono tra i molti obiettivi potenziali di farmaci e altri probabilmente seguiranno con il maggiore chiarimento dei legami tra necroptosi e Alzheimer. Anche se molte cause della malattia sono probabili, le speranze più grandi arriveranno da una migliore comprensione di tutti gli obiettivi che causano la malattia, poiché la perdita neuronale avviene nelle persone più di un decennio prima di qualsiasi sintomo di demenza.


"Si può non essere d'accordo su quali molecole innescano l'Alzheimer", ha detto Oddo, "ma tutti sono d'accordo che il risultato finale è la perdita neuronale. Se riusciremo a impedirla si potrà avere un beneficio".

 

 

 


Fonte: Arizona State University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Antonella Caccamo, Caterina Branca, Ignazio S Piras, Eric Ferreira, Matthew J Huentelman, Winnie S Liang, Ben Readhead, Joel T Dudley, Elizabeth E Spangenberg, Kim N Green, Ramona Belfiore, Wendy Winslow & Salvatore Oddo. Necroptosis activation in Alzheimer's disease. Nature Neuroscience, Published online 24/7/2017, doi: 10.1038/nn.4608

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)