Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricercatori di Alzheimer e suore: 30 anni di collaborazione per combattere la malattia

Nel 1991, a Mankato in Minnesota, David Snowden si è trovato di fronte una suora centenaria di nome Suor Mary, per farle un test. Le ha chiesto di ricordare una lista di parole, di disegnare forme geometriche, e lei ha superato ogni esame, parlando e ridendo, sempre vigile.


Dopo la morte di Suor Mary a 102 anni, un laboratorio ha esaminato il suo cervello. In vita lei era vigile e con la memoria intatta; ma invece di trovare un cervello sano, gli scienziati ne hanno visto uno pieno di grumi evidenti di proteine, ​​indice di Alzheimer conclamato. Suor Mary faceva parte di un nuovo (a quel tempo) progetto di ricerca sull'Alzheimer chiamato «Nun Study» [nun=suora], e le sue scoperte non solo hanno fatto luce sulla malattia, ma hanno ispirato gli studi più grandi di Alzheimer che esistono oggi.


Nel 1986, quando David Snowden ha iniziato il Nun Study, i ricercatori di Alzheimer avevano un problema: mentre erano in grado di trovare cervelli donati da coloro che erano stati trattati per la demenza in cliniche di ricerca, c'erano pochi cervelli senza patologie a loro disposizione per il confronto. Quando Snowden ha contattato le «School Sisters of Notre Dame», tuttavia, ha scoperto che erano molto entusiaste dell'idea di partecipare a uno studio continuo sulle loro capacità cognitive fino alla morte. E poi, di donare il loro cervello per la scienza.


La cosa era quasi troppo bella per essere vera: la missione delle «School Sisters of Notre Dame» è insegnare e di aprire scuole in tutto il mondo. Quando hanno appreso che avrebbero potuto aiutare gli altri a capire l'Alzheimer, una forma drammatica ed estrema di demenza che di solito inizia dopo i 60 anni, le sorelle erano felici di poterlo fare anche dopo la morte. "Uno degli aspetti unici di questo studio è il grande numero di individui disposti a donare il cervello, che avessero una demenza o no", dice suor Charlene, rappresentante dell'ordine per lo studio.


Il Nun Study comprendeva 678 partecipanti donne, tutte oltre i 75 anni, e alcune già con i sintomi dell'Alzheimer. Dal momento che le sorelle vivevano con stili di vita simili nel convento, molti fattori hanno potuto essere immediatamente esclusi, fornendo un certo controllo sperimentale. Nel corso dei successivi decenni, le suore si sono sottoposte premurosamente ai test cognitivi, della memoria e di forza fisica: ricordando elenchi di parole, tirando cavi con pesi, e subendo controlli fisici e mentali.


Le suore partecipanti hanno condiviso con i ricercatori i resoconti scritti della loro vita e i loro saggi personali da quando avevano preso i voti, e anche questi hanno fornito probabili indizi della malattia. In effetti, Snowden ha scoperto che le sorelle che avevano scritto saggi personali più complessi in gioventù tendevano a non sviluppare la malattia. Suor Mary, a differenza di alcune partecipanti che hanno sviluppato la malattia, è rimasta intellettualmente attiva fino a quasi 90 anni.


Il Nun Study ha scatenato un intero nuovo mondo di studi di Alzheimer, e i progressi continuano anche oggi attraverso la partecipazione dei devoti. Il «Religious Orders Study» della Rush University, che espande il lavoro del Nun Study, ha avuto inizio nel 1992. "Abbiamo identificato numerosi fattori di rischio dell'Alzheimer clinico: 30 o forse più, a seconda di come si considerano i fattori genetici", dice il Dott David Bennett, il neurologo che guida il Religious Orders Study. Questi fattori, che vanno dall'esercizio all'umore, dalla suscettibilità al diabete, allo stress e alla depressione, sono costantemente sotto esame.


Rispetto all'originale Nun Study, il Religious Orders Study è enorme: ha attualmente più di 1.350 partecipanti, riceve dati da oltre 40 ordini religiosi, ed si svolge a fianco dello studio separato «Rush Memory and Aging Project», uno studio su oltre 1.150 laici. Esso comprende anche un gruppo più diversificato di razze e ambienti.


Grazie alla dimensione del campione, Bennett e i suoi colleghi possono notare differenze e somiglianze cerebrali su popolazioni molto più grandi dell'originale Nun Study, ricevendo una visione più precisa di ciò che accade nel cervello o nel corpo con la malattia. Ogni persona dello studio passa attraverso visite di controllo per tutta la vita e, alla fine, dona il suo cervello alla scienza. Attualmente, questi due studi sono gli unici esempi nel loro genere in tutto il mondo.


Di recente, il dottor Bennett e i suoi colleghi hanno scoperto che un singolo fattore di rischio, detto ApoE, è fortemente associato con le caratteristiche fisiche del cervello di Alzheimer. Una ricerca che hanno pubblicato in Febbraio di quest'anno esplora i suoi meccanismi. Alla fine, il team spera di trovare il modo di fermare la perdita di memoria causato della malattia.


Questi, insieme con i nuovi dati tratti dal Religious Orders Study, possono permettere potenzialmente di trovare un trattamento in futuro, e di far luce sul perché alcune hanno la patologia della malattia nel cervello senza i sintomi, come è successo a Suor Mary. I geni che influenzano il sistema immunitario, in particolare, possono costituire un fattore significativo.


Anche se molte delle partecipanti originali al Nun Study sono già decedute, le restanti sorelle stanno vivendo secondo il precedente stabilito da Suor Mary. Secondo Suor Charlene, la partecipante più giovane allo studio ha compiuto 100 anni a Febbraio di quest'anno; otto partecipanti sono ancora vive. All'Università del Minnesota, dove ha avuto origine il Nun Study, i ricercatori continuano a usare i dati e il tessuto cerebrale delle partecipanti, talvolta in collaborazione con altri studi e centri di ricerca.


"Il cervello è una cosa preziosa ... non è come un rene in più o un polmone in più", dice il Dott Bennett. "La riserva cerebrale è in fondo la sua plasticità ... la capacità di prendere un pezzo di cervello e insegnargli a fare qualcosa di diverso".


La nostra capacità di essere flessibili nella comprensione dell'Alzheimer, si scopre, è tanto importante quanto l'adattabilità del nostro cervello. Anche se la nostra comprensione dell'Alzheimer è ancora in evoluzione, una cosa è certa: anche dall'altra vita, le sorelle del Nun Study hanno ancora tanto da insegnarci.

 

 

 


Fonte: Natalie Zarrelli in AtlasObscura (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.