Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Progressione iniziale dell'Alzheimer: come il nostro orologio interno influisce su apprendimento e memoria

Annalisa Scimemi UniAlbany Photo Zach DurocherAnnalisa Scimemi, prof.ssa associata, dip. Scienze Biologiche, University at Albany (Foto: Zach Durocher)

Annalisa Scimemi, prof.ssa associata dell'Università di Albany, una delle università statali di New York, lavora sull'intersezione tra neuroscienza e salute pubblica. Con un team internazionale di scienziati di biologia, informatica, neuroscienza e ingegneria, la Scimemi sta cercando per capire come i cambiamenti nell'attività cerebrale - guidati dalle malattie o dall'ora del giorno - modellano il modo in cui funziona il nostro cervello e come ci comportiamo.


"In generale, il mio laboratorio sta studiando diversi tipi di cellule e regioni cerebrali per comprendere meglio le loro singole funzioni e il modo in cui lavorano insieme per modellare la cognizione", ha detto la Scimemi. "Per fare ciò, dobbiamo capire la lingua di tali cellule, proprio come quando visitiamo un altro paese, dobbiamo comprendere la lingua locale per avere conversazioni produttive. Studiare i percorsi di comunicazione nel cervello e identificare i ruoli particolari dei neurotrasmettitori è il modo in cui stiamo imparando la lingua del cervello".


Il team della Scimemi, ospitato nel dipartimento di scienze biologiche dell'università, si concentra su due aree di ricerca principali: la progressione del morbo di Alzheimer (MA) e l'effetto dei ritmi circadiani sull'apprendimento e la memoria. Esaminando l'attività elettrica delle cellule cerebrali a livello di cellula e di circuito, il gruppo della Scimemi sta cercando i primi segni di neurodegenerazione ed esplorando come l'orologio interno del cervello modella le prestazioni cognitive.

 

Rilevare presto il MA

"Oggi, ci sono più di 7 milioni di persone colpite dal MA solo negli Stati Uniti", ha detto la Scimemi. "Ci aspettiamo che quei numeri crescano in modo significativo nei prossimi 25 anni. Questa malattia ha un'evoluzione spietata e sebbene dei farmaci possano aiutare a rallentare la sua progressione, non esiste una cura".


Il MA è in genere diagnosticato dopo che compaiono i deficit di memoria, quando il danno si è già diffuso in tutto il cervello. L'approccio della Scimemi punta a supportare gli strumenti per una diagnosi più precoce, concentrandosi sul periodo di iperattività cerebrale che precede il declino cognitivo.


"Proprio prima delle fasi avanzate del MA, il cervello diventa iperattivo", ha detto la Scimemi. "Questa iperattività può manifestarsi come comportamenti ripetitivi o ossessivi, nonché con una maggiore suscettibilità alle convulsioni. Sappiamo che questi schemi esistono nelle persone e i nostri studi hanno mostrato comportamenti simili nei topi. Quello che ora stiamo cercando di vedere è se questa attività cerebrale può essere rilevata attraverso i segnali elettrici".


Per studiare questo, il team della Scimemi usa topi modello geneticamente modificati per esprimere proteine ​​associate al MA. In alcuni esperimenti, rimuovono e conservano campioni di tessuto cerebrale, mantenendoli funzionali per 6/8 ore per studiare il comportamento dei neuroni vivi in ​​un ambiente controllato. Ciò consente loro di confrontare direttamente il modo in cui l'attività cerebrale differisce tra i topi sani e quelli con cambiamenti legati al MA e rilevare potenzialmente i modelli di attività elettrica iniziali che un giorno potrebbero tradursi in diagnostica umana.


"Il miglior strumento diagnostico dovrebbe essere non invasivo", ha detto la Scimemi. "Lavorando per identificare i segnali cerebrali che possiamo cogliere senza un intervento chirurgico, i nostri risultati potrebbero informare lo sviluppo di un test di rilevamento abbordabile e accessibile per il MA. Idealmente, questo dovrebbe essere facile come un esame oculistico di routine o un controllo della pressione sanguigna, per avvisare pazienti e medici dei cambiamenti sottili nella funzione cerebrale, prima che avvengano danni significativi".

 

Ritmi circadiani e apprendimento

Il team della Scimemi sta anche studiando come i ritmi circadiani - l'orologio interno di 24 ore del corpo - influenzano la nostra capacità di apprendere e ricordare. A differenza di molti studi sui ritmi circadiani, che si sono concentrati sull'ipotalamo e sugli ormoni che regolano la veglia, il team della Scimemi sta studiando l'ippocampo, una regione cerebrale responsabile dell'apprendimento e della memoria. I suoi risultati suggeriscono che l'ora del giorno può influire in modo significativo su come assorbiamo nuove informazioni e questo modello è biologicamente cablato.


"Siamo persone diverse in momenti diversi della giornata", ha detto la Scimemi. "Quello che stiamo cercando di determinare ora è se ciò si esprime solo in comportamenti diversi o se influisce anche sulle nostre capacità di codificare e recuperare informazioni.

"Abbiamo scoperto che per i topi il momento migliore per apprendere è nel mezzo della fase di luce, quando sono naturalmente meno attivi e il loro cervello sembra meglio attrezzato per assorbire nuove informazioni. Ma non sembra esserci alcuna ritmicità circadiana nel ricordare. Una volta che la conoscenza è codificata, può essere recuperata in qualsiasi momento della giornata".


Questa distinzione ha senso in termini evolutivi. Sebbene possano esserci finestre ottimali per acquisire nuove informazioni, umani e animali devono essere in grado di richiamare ricordi cruciali indipendentemente dal tempo, come riconoscere un pericolo o navigare in terreni familiari.


"Sappiamo che i ritmi circadiani sono rotti nel MA, ma la natura di questa relazione è tuttora poco chiara", ha detto la Scimemi. "Questa linea di ricerca pone le basi per studiare se l'attività circadiana alterata contribuisce al declino cognitivo del MA, o se è la stessa malattia a rompere i ritmi circadiani. In altre parole, la rottura dei ritmi circadiani guida la progressione del MA o è una conseguenza della malattia? Questa domanda 'uovo-gallina' sarà uno dei punti focali del nostro laboratorio nei prossimi anni”.

 

 

 


Fonte: Erin Frick in Univeristy at Albany (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.