Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il declino cognitivo può essere rilevato attraverso l'analisi della rete

Una nuova tecnica analitica e di visualizzazione dei dati mostra quali variabili possono indicare al meglio il cambiamento sottile nella funzione cerebrale.

 

Di tanto in tanto tutti noi perdiamo le chiavi della macchina o gli occhiali; la maggior parte delle persone avrebbe ragione a ignorarlo come una parte normale dell'invecchiamento. Ma per altri, il declino cognitivo può iniziare a essere un passo preoccupante, ma clinicamente impercettibile, verso la compromissione cognitiva, che può essere relativamente lieve, o più grave come il morbo di Alzheimer (MA).


La vasta complessità del cervello umano rende difficile realizzare la diagnosi precoce del declino cognitivo, fatto che ha implicazioni potenzialmente importanti per il trattamento e la prevenzione. Ciò è particolarmente vero per il declino cognitivo soggettivo, in cui un singolo riferisce difficoltà di memoria o di abilità cognitive, ma non mostra alcuna deviazione sui test cognitivi somministrati dai medici.


Su questo si è focalizzato uno studio pubblicato su Cortex da Nicholas Grunden, dottorando della Concordia University di Montreal/Canada e dalla prof.ssa Natalie Phillips del Dipartimento di Psicologia. In esso hanno usato una nuova tecnica chiamata 'analisi della rete' per studiare se può rivelare i sottili cambiamenti associati al declino cognitivo soggettivo non rilevabile da test standard.


Un approccio di rete modella le prestazioni cognitive come una ragnatela di capacità cognitive intrecciate che riflettono le relazioni tra un insieme di variabili o nodi. I nodi qui sono i risultati di numerosi test neuropsicologici, nonché di caratteristiche dei partecipanti come età, sesso e istruzione.


Eseguendo un'analisi statistica dei dati uniti da due grandi insiemi di dati canadesi, i ricercatori sono riusciti a visualizzare la forza delle relazioni tra i nodi nelle persone classificate come cognitivamente normali (CN) o che hanno diagnosi di declino cognitivo soggettivo (SCD), lieve compromissione cognitiva (MCI) o MA.


"I nodi sono collegati dai bordi, che sono le associazioni condizionali tra loro", afferma Grunden. “Il bordo riflette il modo in cui queste variabili funzionano insieme. Sono correlati positivamente  o negativamente? La rete ci mostra quanto sono forti queste associazioni da quanto sono saturi i bordi. È una comunicazione visiva integrata dei risultati".

 

Vedere il declino

Dopo aver costruito le reti con i database consolidati, i ricercatori hanno identificato due nodi che esercitano l'influenza più forte sul resto della rete: prestazioni sui test della funzione esecutiva e velocità di elaborazione. Entrambi sono noti per declinare con l'età.


La forza di questi due nodi, tuttavia, aveva diminuzioni marcate dai gruppi cognitivamente normali a quelli con declino cognitivo soggettivo, a quelli con lieve compromissione cognitiva. Questo gradiente progressivo pone l'SCD come stadio intermedio tra CN e MCI.


"Lo abbiamo trovato molto interessante, perché ha svelato qualcosa che parla delle preoccupazioni soggettive degli individui che sono invisibili nelle normali analisi statistiche", spiega Grunden. "La funzione esecutiva e la velocità di elaborazione sono capacità cognitive importanti in quanto contribuiscono ad altre capacità (es.: linguaggio e attenzione) e sono parte integrante del sostegno del funzionamento quotidiano di un individuo. Sappiamo che l'efficienza diminuisce con l'età, ma lo vediamo anche nelle fasi iniziali di alcuni tipi di declino cognitivo progressivo".

 

Limiti di età

I ricercatori hanno anche notato una componente importante nel ruolo dell'età. Pur essendo uno dei predittori più forti di declino cognitivo e con una influenza sostanziale sulle capacità cognitive tra quelli classificati CN e SCD, quella influenza è sparita tra quelli classificati con MCI o MA. Per loro, assumono più peso altri nodi che misurano l'abilità cognitiva.


"In altre parole, tutto considerato, l'età costituisce la più grande influenza sulla cognizione per gli anziani che non mostrano segni di MA", afferma la Phillips, docente di ricerca in salute sensoriale-cognitiva nell'Invecchiamento e demenza della Concordia University. "Ma questo non è il caso degli individui con diagnosi di MCI o MA. Per loro, la funzione cognitiva è associata più a quanto è avanzata la loro malattia, come indicato dalle misure generali dello stato clinico su test cognitivi standardizzati, come il MoCA-Montreal Cognitive Assessment Test".


Grunden afferma che l'analisi della rete può aiutare i ricercatori a esaminare la funzione cerebrale come un sistema piuttosto che come variabili isolate che agiscono una sull'altra.


"Questo ci aiuta a leggere tra le righe, perché possiamo guardare le interrelazioni tra tutte le variabili allo stesso tempo", afferma. "Puoi cogliere indicatori che sono meno evidenti nei singoli elementi di dati e invece concentrarti sulle associazioni tra di loro".

 

 

 


Fonte: Patrick Lejtenyi in Concordia University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: N Grunden, NA Phillips. A network approach to subjective cognitive decline: Exploring multivariate relationships in neuropsychological test performance across Alzheimer's disease risk states. Cortex, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.