Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il lecanemab può impedire all'amiloide-beta di danneggiare il cervello

Dei ricercatori hanno descritto per la prima volta la struttura di un tipo speciale di proteina della placca, l'amiloide-beta (Aβ), associata alla progressione del morbo di Alzheimer (MA).


In un rapporto pubblicato il 10 maggio su Neuron, gli scienziati hanno mostrato che i piccoli aggregati di Aβ potrebbero galleggiare nel fluido del tessuto cerebrale, raggiungendo molte regioni cerebrali e interrompendo il funzionamento dei neuroni locali. La ricerca ha anche fornito prove del fatto che un trattamento di MA recentemente approvato potrebbe neutralizzare questi piccoli aggregati diffusibili.


Il MA, prima causa di demenza, colpisce oltre 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ricerche precedenti hanno scoperto che i pazienti con MA hanno un accumulo anormale di una sostanza naturale (proteina Aβ) nel cervello, che può interrompere la neurotrasmissione. Attualmente, non esiste una cura per la malattia, ma negli ultimi anni gli scienziati hanno sviluppato nuovi trattamenti che possono ridurre i sintomi del MA, come la perdita di memoria.


"Il documento è tempestivo perché, per la prima volta nella storia umana, abbiamo un agente che può effettivamente trattare le persone con MA in un modo che potrebbe rallentare il loro declino cognitivo"
, afferma l'autore senior Dennis Selkoe del Brigham and Women's Hospital di Boston. "E non siamo mai stati in grado di pronunciare quelle parole fino agli ultimi mesi".


A gennaio, la Food and Drug Administration (FDA) degli USA ha approvato il lecanemab, una terapia anticorpale per il trattamento del MA. In uno studio clinico di fase III, il farmaco  ha rallentato il declino cognitivo nei pazienti con MA precoce. Gli scienziati sospettano che l'effetto positivo del farmaco possa essere associato alla sua capacità di legare e neutralizzare aggregati di proteine Aβ solubili, noti anche come protofibrille o oligomeri, che sono piccoli gruppi di proteina Aβ. Questi piccoli ciuffi possono formarsi nel cervello prima di aggregarsi ulteriormente in grandi placche amiloidi. I piccoli aggregati possono anche scomporsi e diffondersi lontano dalle placche amiloidi che sono già lì.


"Ma nessuno è stato davvero in grado di definire con rigore strutturale cos'è una 'protofibrilla' o un 'oligomero' a cui si lega il lecanemab"
, afferma il primo autore Andrew Stern, neurologo del Brigham and Women's Hospital. “Il nostro lavoro identifica quella struttura dopo averla isolata dal cervello umano. Questo è importante perché i pazienti e gli sviluppatori di farmaci vorranno sapere a cosa si lega esattamente il lecanemab. Potrebbe rivelare qualcosa di speciale sul suo funzionamento?".


Stern, Selkoe e il loro team hanno isolato con successo gli aggregati Aβ fluttuanti, immergendo tessuti cerebrali post mortem di pazienti di MA tipici in soluzioni saline, che sono state quindi centrifugate ad alta velocità. Questi piccoli aggregati di proteine Aβ accedono a importanti strutture cerebrali, come l'ippocampo, che hanno un ruolo importante nella memoria. Lavorando con i colleghi del laboratorio di biologia molecolare di Cambridge, nel Regno Unito, hanno determinato la struttura atomica di questi piccoli aggregati, fino al singolo atomo.


"Se non conosci i tuoi nemici, è difficile sconfiggerli", dice Selkoe. “È stata una coincidenza molto bella che tutto questo lavoro che stavamo svolgendo sia arrivato proprio al momento in cui il lecanemab è diventato ampiamente noto e disponibile. Questa ricerca riunisce l'identità del ragazzaccio e qualcosa che lo può neutralizzare".


Per il seguito, il team prevede di osservare come questi piccoli aggregati di Aβ viaggiano attraverso il cervello degli animali in vita e studiare come il sistema immunitario risponde a queste sostanze tossiche. Ricerche recenti hanno dimostrato che la reazione all'Aβ del sistema immunitario del cervello è una componente chiave del MA.


"Se riusciremo a capire esattamente come queste fibrille piccole e diffusibili esercitano la tossicità, allora forse i prossimi farmaci per MA potranno essere migliori"
, afferma Stern.

 

 

 


Fonte: Brigham and Women's Hospital / Cell Press via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: AM Stern, ...[+10], DJ Selkoe. Abundant Aβ fibrils in ultracentrifugal supernatants of aqueous extracts from Alzheimer’s disease brains. Neuron, May 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.