A livello globale, i casi di demenza stanno aumentando ad un tasso superiore al 20% all'anno. La maggior parte di questi casi si trova in paesi a reddito basso e medio. In una edizione ad accesso libero del Journal of Alzheimer's Disease curata dall'International Research Network on Dementia Prevention (IRNDP), un gruppo internazionale di scienziati presenta nuove ricerche da tutto il mondo che esaminano i fattori di rischio potenziali per la demenza, e come ridurli.
Le curatrici dell'edizione Ruth Peters PhD e Kaarin Anstey PhD, entrambe dell'Università del Nuovo Galles del Sud e di Neuroscience Research Australia (NeuRA) di Sydney in Australia, commentano:
"Questa edizione presentata dall'IRNDP dimostra progressi notevoli nella ricerca sulla prevenzione della demenza e fornisce una preziosa raccolta di ricerche recenti e una panoramica aggiornata della base di prove sulla prevenzione della demenza.
"Serve anche a evidenziare le lacune sostanziali evidenti e i prossimi passi avanti in quest'area di ricerca. Abbiamo già ottenuto molto, ma ora è il momento di perfezionare e sviluppare la nostra comprensione per costruire la prossima generazione di interventi di riduzione del rischio di demenza con politiche traducibili e applicabili, per proteggere la salute cognitiva umana".
Senza una cura per la neurodegenerazione o le malattie che causano la demenza, c'è un urgente bisogno di legare più strettamente sia la traduzione della conoscenza che i ricercatori in uno sforzo globale per affrontare la prevenzione in modo più efficace.
In questo numero [della rivista], gli esperti di tutto il mondo hanno riferito su alcuni dei processi, in corso e cruciali, di riduzione del rischio, e hanno messo in evidenza alcune considerazioni a livello di popolazione e le lacune rimanenti nelle evidenze.
"Il morbo di Alzheimer (MA) è sempre più riconosciuto come una malattia cronica legata all'età risultante in parte da una vita di ciò che facciamo e non facciamo. Potrebbe non esserci una pillola magica o un vaccino per curarla, ma può esserci una vita di prevenzione. La guida basata sulle evidenze delle migliori pratiche è essenziale mentre lavoriamo per migliorare la salute del cervello in tutto il mondo", ha osservato George Perry PhD, Università del Texas di San Antonio (USA), e caporedattore del Journal of Alzheimer's Disease.
Si ritiene che fino al 30% di tutta la demenza tardiva sia attribuibile a fattori di rischio potenzialmente modificabili. I fattori di rischio della demenza includono obesità, isolamento sociale e fattori vascolari e di stile di vita come diabete o fumo. Altri fattori recentemente collegati al rischio di demenza includono scarsa funzionalità renale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, disturbi del sonno e inquinamento dell'aria.
Ruth Peters e colleghi esaminano le prove che associano l'inquinamento atmosferico al declino cognitivo e alla demenza più avanti nella vita. L'esposizione all'inquinamento atmosferico, in particolare al particolato fine, è associata a fattori come l'infiammazione e un rischio cardiovascolare maggiore, incluso il rischio di ictus, che aumentano anche il rischio di declino cognitivo e demenza.
Concludono che esistono prove che suggeriscono un collegamento e che, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, ulteriori normative e riduzioni dell'esposizione hanno un enorme potenziale per dare benefici alla salute e risparmi di costi, compresa la potenziale riduzione del rischio di demenza. "La crescente evidenza che collega l'inquinamento alla demenza sottolinea la necessità di affrontare questo problema", ha osservato la dott.ssa Peters.
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I contributori esaminano anche alcune lacune nelle evidenze e attirano l'attenzione sulla mancanza di dati tra fasce di età e popolazioni globali. In una sintesi importante della letteratura osservativa globale sui fattori di rischio per la demenza, Kaarin Anstey e colleghi mettono insieme i risultati di 40 revisioni sistematiche.
Riassumono i fattori di rischio del MA, della demenza vascolare e di qualsiasi demenza ed evidenziano la mancanza di prove per molte esposizioni a fattori di rischio nella mezza età e la mancanza di dati sui fattori di rischio per la demenza vascolare e dai paesi a basso e medio reddito. Identificano importanti lacune nella letteratura e mappano i risultati in relazione all'età di esposizione e alla regione geografica.
Un editoriale correlato si concentra sulla necessità di capire la malattia nel corso della vita e l'importanza della prevalenza o saturazione dei fattori di rischio in particolari popolazioni o in quelli con numeri relativamente piccoli (come le popolazioni indigene australiane). "Obiettivi chiave dell'IRNDP sono lavorare insieme a livello globale per comprendere i fattori di rischio per la demenza rilevanti per popolazioni specifiche e come determinare un cambiamento a livello di popolazione nei livelli di rischio", ha commentato la dott.ssa Anstey.
Ulteriori articoli riportano approcci basati sulla popolazione per la riduzione del rischio di demenza in diversi paesi tra cui Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Portogallo, Mozambico e Brasile. L'identificazione di casi potenzialmente nascosti nelle comunità giapponesi e l'importanza di comprendere i modelli di esposizione ai fattori di rischio, lo stile di vita e le risorse disponibili in diverse comunità sono evidenziati in articoli di Kenichi Meguro MD/PhD della Tohoku University (Giappone) e Deborah Oliveira PhD, dell'Università Federale di San Paolo (Brasile), e dell'Università di Nottingham (GB).
Oliveira e colleghi confrontano il rischio attribuibile alla popolazione dei fattori di rischio comuni in tre paesi di lingua portoghese molto diversi, aggiungendo dati importanti dei paesi a basso e medio reddito e dimostrando la variazione nella distribuzione dei fattori di rischio tra i paesi.
Sottolineano che, dopo aver aggiustato i dati per la non indipendenza dei fattori di rischio, dal 24 al 40% dei casi di demenza potrebbero essere correlati a sette fattori di rischio potenzialmente modificabili in Mozambico, Brasile e Portogallo: basso livello di istruzione, inattività fisica, ipertensione in mezza età, obesità in mezza età, depressione, fumo e diabete. Ridurre la prevalenza di ciascun fattore di rischio del 20% per decennio potrebbe, entro il 2050, ridurre potenzialmente la prevalenza della demenza in Mozambico, Brasile e Portogallo del 12,9%, 16,2% e 19,5%, rispettivamente.
Un editoriale associato mette insieme i fili chiave in quest'area ed evidenzia la natura sfumata della riduzione pratica del rischio di demenza, osservando che in assenza di trattamenti che modificano la malattia, gli approcci basati sulla popolazione che esaminano la prevenzione della demenza hanno il potenziale di svolgere un ruolo chiave nel ridurre l'incidenza e l'impatto della demenza in tutto il mondo.
La dott.ssa Peters osserva:
"Ci sono molti interventi interessanti in corso e il campo è ora pieno di nuove interessanti scoperte che possono aiutare a sviluppare consigli pratici sulla riduzione del rischio di demenza. Prevediamo che i risultati di numerosi grandi interventi saranno disponibili nei prossimi tre o cinque anni e speriamo che possano portare a significativi progressi".
La Anstey aggiunge:
"Lavorare insieme a livello globale accelererà la scoperta e l'implementazione. Raccogliere prove rilevanti per gruppi specifici di popolazione e che possono essere tradotti in interventi culturalmente accettabili e specifici è cruciale. La scienza deve informare la politica e il messaggio pubblico.
“I fattori di rischio per la demenza provengono da più domini e serve un approccio concertato e interdisciplinare per affrontarli a livello locale, nazionale e globale. Le strategie di comunicazione per la riduzione del rischio dovranno essere specifiche dal punto di vista culturale e nazionale e il lavoro di intervento in questo campo è ancora preliminare per dimostrare che la demenza può essere ritardata o prevenuta. C'è molto lavoro da fare!”.
Fonte: IOS Press (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Kaarin J. Anstey, Ruth Peters. Dementia, Risk, Risk Reduction, and Translation into Practice: An International Research Network for Dementia Prevention (IRNDP). Journal of Alzheimer's Disease, 13 Aug 2019, DOI
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