Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Possiamo curare l'Alzheimer ... se smettiamo di ignorarlo

Il terrore per l'Alzheimer dipende dal fatto che agisce per gradi, e quindi può stupire i familiari tanto quanto le sue vittime. Coloro che notano per la prima volta l'inizio del morbo in un proprio caro raccontano di nomi dimenticati e comportamenti sconvolgenti, chiavi di auto trovate nel frigorifero e vestiti nel mobiletto della cucina, di vagabondaggi senza meta.


Naturalmente, loro vogliono capire i limiti dell'invecchiamento normale e se questi sono stati oltrepassati. Spesso la risposta arriva quando vengono accolti come sconosciuti completi, quando la mente del paziente ha irrevocabilmente tolto gli ormeggi dal suo passato. La malattia è terrificante per la sua insidiosità e le sue manifestazioni a lungo termine.


La paura spiega in parte perché l'Alzheimer è stato ignorato per così tanto tempo. Eppure è oggi la principale causa di morte tra i più anziani e secondo il professor Sir Michael Marmot, esperto di disuguaglianze sanitarie, potrebbe essere una "parte importante" della stagnazione nell'aumento di aspettativa di vita che subiamo dal 2010.


Come ricercatore, sono colpito da quanti pazienti parlano apertamente della loro condizione solo dopo aver ricevuto una diagnosi. "Sapevo che qualcosa non era giusto. A volte non so quale è il giorno della settimana o quello che devo fare", mi ha detto una paziente di nuova diagnosi. "Guardo il mio calendario ma poi penso: perché sto guardando qui? Mio marito è stato quello che mi ha fatto andare dal medico. Ero troppo spaventata. Pensavo di averlo, ma non volevo sentirlo".


Mio nonno ha soppresso le sue preoccupazioni e ha accettato di vedere un medico solo dopo essere stato infastidito dai suoi cinque figli. A quel punto aveva dimenticato dove viveva e stava confondendo sua moglie, Afsana, con la prima moglie, Parry. Non era facile sollevare la questione con lui; insisteva che la sua memoria era buona, e poi discuteva felicemente delle preoccupazioni di salute degli altri. Quando si affronta la vera realtà della demenza, i pazienti possono ritirarsi in se stessi, e alcuni optano per il silenzio.


Ma c'è indubbiamente un altro fattore al lavoro. Per la maggior parte della storia, l'Alzheimer è stato un argomento profondamente tabù; coloro che l'avevano erano pazzi o semplicemente stupidi. Anche se pensiamo all'Alzheimer come a una malattia moderna, i primi casi di demenza sono stati descritti dal filosofo romano Cicerone e dal medico greco Galieno. Eppure solo negli ultimi due decenni abbiamo cominciato a capire che l'Alzheimer è un'emergenza non meno urgente del cancro o dell'ictus.


E se le persone con altre malattie della vecchiaia meritano considerazione e azione, allora così deve essere anche per quelle con Alzheimer. La crisi intorno al finanziamento dell'assistenza sociale e l'attenzione incentrata su di essa durante la recente campagna elettorale ha solo aumentato il senso dell'urgenza.


Dove la memoria era vista come una qualità spettrale e immateriale, impossibile da definire con precisione, la ricerca di Alzheimer dimostra ora l'esatto opposto: che la memoria è un fenomeno materiale, un prodotto squisito di cellule cerebrali sane che sembra risiedere in una rete di connessioni durevoli tra quelle cellule cerebrali.


Dire che tutto questo ha bisogno di protezione è un eufemismo. La memoria costituisce l'autobiografia di un individuo. Definisce chi siamo. Come ha detto una volta il noto neuroscienziato cognitivo Michael Gazzaniga: "Tutto nella vita è memoria, salvo il margine sottile del presente".


Questo è il motivo per cui più considero l'approccio governativo all'Alzheimer, tanto più divento frustrato. L'Alzheimer costa alla Gran Bretagna circa 26 miliardi di sterline (29 miliardi di Euro) all'anno; il combinato tra spesa per l'assistenza sanitaria, l'assistenza sociale, le perdite di reddito e le tasse delle persone che hanno assunto ruoli di cura in sostituzione del lavoro retribuito.


Questo vale più che cancro, malattie cardiache e ictus sommati. Eppure è sorprendente che solo una frazione dell'1% di quella somma sia spesa per la ricerca. Un motivo fondante dell'NHS [Servizio Sanitario Naizonale in GB] è migliorare la salute e il benessere. Richard Hutchings, nel suo discorso del 1939 come presidente dell'Associazione Psichiatrica Americana, ha avvertito: "Le nostre istituzioni promettono di diventare nel tempo vasti ospedali con reparti relativamente piccoli per pazienti più giovani con disordini curabili".


Infatti, se le cose continuano in questo modo, gli epidemiologi stimano che il numero totale di casi di Alzheimer raddoppierà ogni 20 anni, rendendo la demenza la prossima pandemia globale. In quell'occasione, gli attuali 850.000 pazienti del Regno Unito rappresenterebbero nient'altro che la punta di un enorme iceberg in procinto di rovinare la società.


L'aumento del bilancio sanitario generale è un'opzione. Una strategia più intelligente sarebbe, per cominciare, di riesaminare come sono assegnati i fondi. Il cancro produce ogni anno meno morti di Alzheimer, ma riceve in media 13 volte più finanziamenti. L'eliminazione del cancro è vitale, ma non dobbiamo esaurire tutti i nostri sforzi in una pandemia solo per trovarci di fronte a un'altra. Considerati i progressi compiuti nella comprensione dell'Alzheimer - i segni e i sintomi, le cause e i fattori di rischio, la genetica e la neurobiologia - il numero di terapie in attesa di scoperta è illimitato.


Il compito di sviluppare tali terapie ricade sull'industria farmaceutica. Il problema è che molti nell'industria si sentono a disagio: tra il 2000 e il 2012, in più di 400 studi clinici, è stato approvato solo un farmaco (Namenda, un farmaco simile alla generazione di farmaci dell'Aricept e altrettanto insufficiente). In totale, i candidati farmaci di Alzheimer hanno raccolto un doloroso tasso di fallimento del 99,6%, addirittura superiore a quello del cancro (81%). Il recente fallimento del solanezumab di Eli Lilly e del verubecestat di Merck & Co non ha aiutato.


Ma le cose stanno cambiando. Ora sappiamo che una terapia deve essere somministrata nelle fasi iniziali della malattia, prima che appaiano i sintomi. E così Lilly, Merck e altre aziende stanno ora sperimentando farmaci nei pazienti della nuova fase preclinica di Alzheimer, con risultati attesi entro il 2025. Il ruolo dei ricercatori accademici e dei difensori dei pazienti in tutto questo è continuare a sostenere la questione, continuare a fare pressione e a incoraggiare.


Parlando dell'Alzheimer si usa spesso la parola "incurabile". Non mi è mai piaciuto il termine perché è carico di disperazione. Ed è sbagliato. L'Alzheimer si arrenderà alla scienza e alla ragione; un giorno sarà trattabile come il diabete e l'HIV. La scelta di fronte a noi è quante generazioni vogliamo perdere prima di quel giorno.


I pazienti eccezionali che ho incontrato durante la mia ricerca, ciascuno che ci insegna qualcosa di nuovo e profondo sulla malattia, meritano la nostra azione, non il nostro dolore. È tempo di abolire la loro paura e il loro silenzio. È giunto il momento di promuovere una serietà di scopo per sconfiggere l'Alzheimer una volta per tutte.

 

 

 


Fonte: Joseph Jebelli (neuroscienziato e scrittore) in The Guardian (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)