Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

lipid droplets

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e i ricercatori del Baylor College of Medicine, del Texas Children’s Hospital e di istituzioni che hanno collaborato, hanno scoperto che la variante genetica associata al rischio di sviluppare la malattia disturba il meccanismo di protezione in modi che possono portare alla neurodegenerazione.


I ricercatori hanno anche dimostrato, in un moscerino della frutta modello, che una sostanza chimica nota come 'agonista ABCA1' può ripristinare alcune alterazioni del meccanismo di protezione cerebrale.


Il team ha trovato evidenze che confermano che le specie reattive dell'ossigeno (ROS), sottoprodotti naturali del metabolismo cellulare legate all'infiammazione e ad altri processi, sono attori cruciali negli eventi che portano alla rottura del meccanismo neuroprotettivo. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che le ROS, insieme all'amiloide-beta (Aβ), il componente principale delle placche presenti nel cervello delle persone con MA, accelerano lo sviluppo della malattia nei modelli animali.


Complessivamente, i risultati forniscono una nuova visione meccanicistica dei fattori coinvolti nello sviluppo del MA, che danno supporto all'idea che diverse alterazioni a livello sia genetico che cellulare si combinano per indurre la malattia. Lo studio è pubblicato su PNAS-Proceedings of the National Academy of Sciences.


Il primo autore dott. Matthew Moulton, postdottorato del  laboratorio del dott. Hugo Bellen, ha detto:

“Il lavoro precedente condotto dalla dott.ssa Lucy Liu nel nostro laboratorio e dai colleghi, ha dimostrato che due tipi di cellule cerebrali, i neuroni e le glia, lavorano insieme per proteggere dalla neurodegenerazione.

"In questo studio, abbiamo lavorato con moscerini della frutta e mammiferi, modelli di MA, per indagare se i fattori di rischio genetici noti per il MA sono associati al disturbo del meccanismo di protezione, andando in profondità nei dettagli di come accade tutto questo”.


Il meccanismo neuroprotettivo è attivato quando i neuroni fronteggiano livelli alti di ROS, che stimolano i neuroni a produrre lipidi in abbondanza. I livelli di ROS aumentano con l'invecchiamento, con varie forme di stress o a causa di fattori genetici. La combinazione tra ROS e lipidi produce lipidi perossidati, che deteriorano la salute cellulare.


I neuroni cercano di evitare il danno secernendo questi lipidi, che le apolipoproteine (proteine ​​che trasportano i lipidi) portano alle cellule gliali. Le glia immagazzinano i lipidi in goccioline lipidiche, li sequestrano dall'ambiente, impedendo così che danneggino i neuroni.


Nel precedente lavoro, i ricercatori avevano collegato il meccanismo neuroprotettivo al fattore di rischio genetico più forte del MA, l'apolipoproteina ApoE4. Bellen, professore di genetica molecolare ed umana al Baylor, ha detto:

“Abbiamo scoperto che l'ApoE4 è in pratica incapace di trasferire i lipidi alle glia, mentre altre due forme di ApoE, la 2 e la 3, effettuano il trasferimento in modo efficace. Con l'ApoE4, l'accumulo di goccioline di lipidi nelle cellule gliali si riduce drasticamente e il meccanismo di protezione si guasta. Questa differenza fondamentale nella funzione dell'ApoE4 probabilmente provoca una maggiore sensibilità dell'individuo agli effetti dannosi dei ROS, sensibilità che aumenta con l'età”.


Moulton ha detto:

“Nel lavoro attuale, volevamo identificare i geni che sono fondamentali per la formazione di goccioline di lipidi, in particolare i geni che sono necessari per esportare i lipidi dai neuroni e importarli nelle glia. Abbiamo esaminato i geni che interagiscono con l'ApoE nei neuroni per estromettere i lipidi, e anche nelle glia per importarli.

"Una ragione per cui eravamo interessati a questo viene da studi sull'uomo che dimostrano che i geni coinvolti sia nell'importazione che nell'esportazione dei lipidi sono implicati nel MA e in altre patologie correlate”.


Il team ha studiato il ruolo di questi geni di rischio di MA in un moscerino della frutta modello, un gene alla volta. Il modello ha consentito loro di visualizzare, in presenza o assenza di ROS, l'effetto che ha l'abbattimento di un particolare gene, nei neuroni o nelle glia, sulla formazione di goccioline lipidiche, nonché sulla neurodegenerazione.


“In tutti i casi in cui erano presenti ROS e abbiamo visto perdita di goccioline, abbiamo visto anche neurodegenerazione, confermando ancora che le perturbazioni nella formazione delle goccioline nelle glia possono portare al danno neuronale”, ha detto Moulton.


Con questo approccio, il team ha dimostrato che diversi geni associati al rischio di MA dal sequenziamento dell'intero genoma, disturbano la formazione neuroprotettiva di goccioline di lipidi, fornendo un meccanismo che può spiegare il rischio associato a questi geni.


Inoltre, usando il moscerino della frutta modello, Moulton e i suoi colleghi hanno testato se un agonista ABCA1, che in precedenza aveva dimostrato di ripristinare la capacità dell'ApoE4 di trasferire i lipidi, potrebbe consentire all'ApoE4 di mediare la formazione di goccioline di lipidi nelle cellule gliali nel moscerino della frutta. Bellen ha detto:

“L'agonista ABCA1 ha ripristinato la formazione gliale di goccioline di lipidi in un modello animale di ApoE4, mettendo in evidenza una strada terapeutica potenziale per prevenire la neurotossicità indotta dalle ROS”.


I ricercatori hanno anche esaminato se le ROS possono esacerbare l'effetto che l'Aβ può avere sulla malattia. Moulton ha detto:

“Abbiamo osservato che ROS e Aβ insieme aumentano la morte neuronale nei moscerini della frutta e risultano in placche ricche di Aβ più grandi e più numerose in un topo modello, suggerendo che, in effetti, ROS e Aβ possono interagire e influenzare potenzialmente la progressione della malattia”.


Bellen riassume:

“Con l'avanzare dell'età, le ROS nel cervello aumentano. Se in più ci sono le mutazioni che distruggono i percorsi delle goccioline, allora i neuroni possono diventare sensibili all'accumulo di goccioline lipidiche e questo può aprire la strada alla neurodegenerazione.

“I nostri risultati giustificano ulteriori indagini sui mezzi possibili per ridurre i livelli di ROS nel cervello, come strategia per ridurre al minimo il contributo fondamentale delle ROS alla neurodegenerazione”.

 

 

 


Fonte: Molly Chiu in Baylor College of Medicine (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Matthew Moulton, Scott Barish, Isha Ralhan, Jinlan Chang, Lindsey Goodman, Jake Harland, Paul Marcogliese, Jan Johansson, Maria Ioannou, Hugo Bellen. Neuronal ROS-induced glial lipid droplet formation is altered by loss of Alzheimer’s disease–associated genes. PNAS, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)